di Paolo Russo
«Dobbiamo essere portatori di democrazia e libertà presso tutti i popoli», disse Berlusconi a Pratica di Mare invitando nel 1994 il presidente russo Boris Eltsin al G7 di Napoli e stringendo poi ottime relazioni con il suo successore Vladimir Putin.
Il 28 maggio 2002 sempre Berlusconi fu promotore di uno storico accordo che consentì un allargamento del Consiglio della Nato alla Federazione Russa. Cioè alla nazione che nel 1949, anno in cui fu siglato il Trattato Nord-Atlantico, rappresentava una minaccia per l'Occidente.
Un clima politico che si tradusse in accordi privilegiati, economici e commerciali tra Italia e Russia.
Oggi lo scenario è cambiato, le politiche nazionali europee, a parte qualche raro caso come l'Ungheria di Orban, procedono spedite alla realizzazione di direttive centrali che negli anni hanno spogliato di significato anche il valore originario delle elezioni.
Berlusconi appartiene alla vecchia politica, quella in cui la base era determinante per la durata di un governo, dove l'opposizione era spietata(soprattutto con lui).
Appartiene a una generazione politica che contemplava la libertà di pensiero e ragionamento, virtù ormai rare se non scomode nei nuovi schemi di potere.
Succede che durante un incontro con i deputati Berlusconi afferma di aver riallacciato con Putin che lo considera "il primo tra i suoi 5 veri amici".
L'ex premier racconta anche di uno scambio di regali con il presidente russo: "mi ha inviato 20 bottiglie di vodka per il mio compleanno ed io ho risposto con 20 bottiglie di Lambrusco".
Ovviamente già questo è bastato a sconvolgere la politica internazionale.
Per uno scambio di bottiglie Bruxelles si è perfino spinta a fare un comunicato ufficiale per affermare che "la linea dell’Europa sull’Ucraina è chiara, non si discute e unisce tutte le istituzioni comunitarie!"
Berlusconi però non si è fermato alle bottiglie ma ha raccontato una parte della verità che molti storici stanno denunciando da tempo: «nel 2014 a Minsk, in Bielorussia, si firmò un patto tra l’Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass per un accordo di pace senza che nessuno attaccasse l’altro. L’Ucraina ha buttato al diavolo questo trattato e un anno dopo ha cominciato ad attaccare le frontiere delle due repubbliche. Le due repubbliche hanno subito vittime tra i militari che arrivano, mi si dice, a 5-6-7mila morti».