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di Paolo Russo

"Salvini e Meloni hanno deciso di entrare nei vostri conti correnti. È incredibile: nella delega fiscale, anziché occuparsi di abbassare le tasse, il governo permette all’Agenzia delle entrate e ai vari soggetti istituzionali di entrare nel conto corrente con il cosiddetto prelievo forzoso per portare via i soldi delle tasse o delle multe.

Così Matteo Renzi si esprime sulla delega fiscale voluta dal governo che al suo interno conterrebbe anche la possibilità del prelievo forzoso.

Ricordiamo che la delega fiscale, è un testo di legge che stabilisce i principi generali che il governo dovrà successivamente tenere presenti per procedere alla riforma. Il governo vorrebbe chiudere l’approvazione entro l’estate, per poi procedere ai decreti e rendere effettiva la norma entro il 2024.

Il leader di Italia Viva denuncia gli avversari politici tramite un video postato su Instagram.

È una cosa che Salvini e Meloni avevano giurato che non avrebbero fatto mai. Anzi, si lamentavano accusando gli altri di mettere le mani nelle tasche degli italiani”.

Renzi si dice convinto di voler presentare un emendamento in commissione Finanze e Tesoro del Senato per cancellare il prelievo forzoso sfidando i leader al governo: “vedremo se Salvini e Meloni si rimangiano anche questa promessa."

Si può cliccare sul link a seguire per approfondire il testo della delega fiscale attualmente in discussione al Senato.

 

 





 di Paolo Russo

E' scontro tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Tutto sembra essere cominciato il 12 aprile quando il comitato politico della federazione Azione-Italia Viva ha discusso il nuovo documento sulle azioni da intraprendere per la nascita del partito unico.

Dalla riunione del comitato è emersa  l’indisponibilità di Italia Viva a sciogliersi per confluire in uno unico partito,  perlomeno fino al 2024, una posizione che ha mandato su tutte le furie Carlo Calenda

Il leader del Terzo Polo venuto a conoscenza di una battuta di Renzi che avrebbe detto che “Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline“, scrive un duro attacco su Twitter al leader di Italia Viva.

“Queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato." dice Calenda "Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo ‘Stai sereno’ non ha funzionato. Fine”. “Ieri Italia Viva ha confermato di voler deliberare lo scioglimento (con effetto 2024) solo dopo aver saputo il vincitore del congresso e di voler continuare a fare politica attraverso Italia Viva almeno per tutto il 2024. Idem sul prendere impegni economici concreti contro il nuovo partito. Noi invece eravamo pronti a prendere subito impegno su scioglimento e a girare tutte le risorse per fare la campagna delle Europee. Abbiamo preso impegno con gli elettori di fare un partito unico, non una scatola vuota aggiuntiva. Nella proposta presentata vi erano (come in quella prima) tutti gli elementi di democrazia e contendibilità”.

E ancora: “del resto, a differenza di Italia Viva, Azione ha fatto tutti i congressi comunali, provinciali, regionali, nazionali. Infine abbiamo preteso che vi fosse una clausola che riprendesse quella etica del parlamento europeo sui conflitti di interesse. Questo è quanto. Il resto sono armi di distrazione di massa”.

La replica di Renzi è andata invece in direzione di voler ricucire uno strappo che ormai è difatto insanabile.  “Sono dispiaciuto perché non vedo un motivo politico per la rottura. Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo”, scrive Renzi su Twitter.

La conferma della rottur a arriva da Carlo Calenda ai microfoni di Antennasud: “Mi sembra che la partita sia chiusa, ne abbiamo parlato anche troppo. Dovevamo fare il passo avanti promesso agli elettori, cioè chiudere i due partiti e farne un unico. Renzi ci ha proposto di farne sì un altro ma mantenendo aperti quelli che ci sono; questo avrebbe generato una cacofonia, un suono incomprensibile e gli abbiamo detto di no, che così non va bene, così non si può fare”. Sul leader di Italia Viva Calenda dice “Matteo Renzi farà il suo percorso: fine. Rimarremo, spero, negli stessi gruppi parlamentari a fare l’ottimo lavoro che stiamo facendo. Però sono due partiti distinti, fanno una alleanza sui temi se è il caso, ma non sono lo stesso partito. Rimangono due partiti separati di cui uno ha la mia leadership ed uno ha la leadership di Matteo Renzi”.

 

 

di Paolo Russo

«O l'Ucraina difenderà la sua indipendenza o, in caso contrario, saremo costretti a unirci a questo conflitto, perché sono in gioco i nostri valori fondamentali, che sono il fondamento della nostra civiltà, quindi non avremo scelta», così si è espresso in una intervista televisiva  l'ambasciatore polacco in Francia, Jan Emeryk Rościszewski.

La dichiarazione dell'ambasciatore polacco appare l'ennesima dimostrazione di come il conflitto Russia Ucraina stia assumendo sempre di più la dimensione di scontro tra civiltà. Da una parte l'America che ha coinvolto un' Europa spaesata che ha rinunciato totalmente al coinvolgimento della propria popolazione nelle scelte politiche e dall'altro il blocco asiatico che vede giganti come Cina e Iran, mossi da uno spirito antiamericano, appoggiare la Russia come unica occasione di potersi liberare dell'egemonia occidentale.

La Cina si è posta come unico Stato che ha assunto una posizione per una soluzione politica della crisi ucraina attraverso un documento in dodici punti,  per raggiungere un punto di trattativa tra le parti.  Al primo punto c'è la condizione del rispetto di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i Paesi secondo le leggi internazionali riconosciute, compresi scopi e principi della Carta delle Nazioni Unite. Al secondo punto la condizione è che la sicurezza di un Paese non può andare a scapito di quella di altri Paesi e che «la sicurezza regionale non può essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari». Al terzo punto il cessate il fuoco e lo stop ai combattimenti. Quarto punto colloqui e i negoziati sono «l'unica via d'uscita praticabile». Al quinto, c'è la protezione dei civili e la creazione di corridoi umanitari per l'evacuazione dalle zone di guerra. Al sesto punto, l'invito a «rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale», astenendosi dall'attacco ai civili e a strutture civili, e a favorire lo scambio di prigionieri. Al settimo e all'ottavo punto ci sono il mantenimento della sicurezza delle centrali nucleari e il rigetto delle armi nucleari sia sul loro uso sia sulla semplice minaccia. «Ci opponiamo allo sviluppo e all'uso di armi biologiche e chimiche da parte di qualsiasi Paese e in qualsiasi circostanza». Al nono punto garanzie per l'export di cereali. Al decimo, stop alle sanzioni unilaterali e alle pressioni che «non solo non risolveranno i problemi, ma ne creeranno di nuovi». All'undicesimo punto, l'appello per «la stabilità delle filiere industriali e di approvvigionamento» a tutela dell'economia globale. al dodicesimo l'invito a promuovere la ricostruzione postbellica.

La reazione di Biden al documento conferma la tesi iniziale e cioè che non c'è nessuna volontà da parte della Nato di interrompere il conflitto.

"Se a Putin piace, come può essere un buon piano? Ci sono vantaggi solo per la Russia in quel piano", così  il presidente Usa in un'intervista a Abc News ha liquidato la questione.

Sono seguite ovviamente le bocciature di Ue, Usa, Nato e dei principali  leader politici ucraini.