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di Ivana Orlando 

È giusto, ancora oggi, esultare, dar rilevanza ad una carica più per genere che per capacità e competenza? 
Sono passati 800 anni prima che l'Università di Padova eleggesse la sua prima rettrice donna.  
Daniela Mapelli, 55 anni, neuropsicologa e madre di due figli, sarà al timone dell’ateneo veneto per sei anni, dal 2021 al 2027. Alle sue prime dichiarazioni esordisce così:  
«Dal prossimo ottobre potremo - finalmente! - dire "uomini e donne che hanno guidato l’Università di Padova"... ». 

Ma i tempi stanno veramente cambiando?  
Ribadire, sottolineare e puntualizzare per l’ennesima volta che la donna non è un valore aggiunto, un’eccezione o un festeggiamento da ricorrenza per cui imbandire diritti e rifocillarsi di mimose, non è forse, implicitamente, ammettere di affermarci come eventi e non come regolarità?  
Daniela Mapelli, non menziona una rivoluzione femminile, ma una sedizione conoscitiva e tecnica.

Tra i suoi obbiettivi: focalizzare  la persona, rimetterla al centro, ritornare alle lezioni in presenza, privilegiando il dialogo e, grazie al ridimensionamento dell’emergenza sanitaria dovuta al COVID, ritornare  ad una normalità fra gli studenti. 
Una normalità, a mio avviso, pregna  di differenze ma che darà vita ad una nuova normalità.

Buon lavoro, Magnifica Rettrice.

 

 

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