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di Gabriella Paci

 

Cosa è un rave party

I «rave party» sono manifestazioni musicali molto spesso illegali organizzate in tutto il mondo all'interno di aree industriali abbandonate o in spazi aperti, della durata di una notte o anche di alcuni giorni (in tale ultimo caso sono solitamente definiti «teknival») e sono caratterizzati dalla presenza di giovani che provengono da zone diverse d’Europa in cerca del cosiddetto “Sballo“, ovvero la perdita del senso della realtà attraverso l’uso di stupefacenti e alcool e musica a tutto volume senza interruzione.

Dopo la conclusione senza disordini del rave party di Modena arrivano le denunce per i 14 organizzatori dell'evento Witchtek, la festa di Halloween che ha attirato tra sabato e lunedì circa tremila giovani in un capannone a due passi dal casello sull'A1, interrotta dall'intervento delle forze dell'ordine su ordine del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

Sono 13 italiani e un olandese, secondo l'agenzia di stampa Ansa, identificati dalla polizia che contesta loro il reato di invasione di edifici 'semplice' e non già nella versione 'potenziata' dal nuovo decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri: i fatti di via Marino sono precedenti all'entrata in vigore della modifica del codice penale al centro nelle ultime ore della polemica politica.

La Questura di Modena ha anche sequestrato il sistema audio utilizzato nel capannone: sono stati individuati, mentre se ne stavano andando, e scortati in Questura 14 autocarri con strumenti musicali, mixer e casse.

Il sequestro ha riguardato oltre 100 pezzi per un valore stimato di almeno 150.000 euro.

Organizzare e partecipare ai rave party diventa un reato specifico, il 434-bis del Codice penale. Punibile con pene fino a sei anni di reclusione

Nel primo Consiglio dei ministri operativo, ecco la stretta del Governo di centrodestra sui raduni illegali, proprio nel giorno dello sgombero - senza scontri e prima del clou in programma nella notte di Halloween - dell'evento di Modena, che ha richiamato migliaia di giovani. Niente dolcetto, dunque, piuttosto un pesante scherzetto agli amanti delle maratone danzanti - e spesso 'chimiche' - di massa in terreni incustoditi e capannoni in disuso. "Confidiamo nell'effetto deterrenza della sanzione accessoria della confisca obbligatoria dei mezzi che vengono usati per organizzare questi eventi", ha spiegato in conferenza stampa il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. C'è infatti ora il rischio di vedersi sottrarre camion, furgoni e costosi sound system.

Il titolare del Viminale respinge poi al mittente le critiche del leader M5S, Giuseppe Conte e del Pd, per il mancato intervento, invece, sul raduno fascista di ieri a Predappio, paese natale di Mussolini. "Sono cose - secondo il ministro - completamente diverse. Predappio è una manifestazione che si svolge da tanti anni, sul rave party c'era la denuncia del proprietario". Nel dibattito del Cdm sull'argomento, sono entrate anche le tecnologie di comunicazione con gli smartphone. Oltre alle tradizionali intercettazioni telefoniche, sono stati presi in considerazione anche i messaggi via whatsapp e le videochiamate. Su questo tema si è aperta una articolata discussione nel corso della quale i ministri di Fi, tra cui il vicepremier e responsabile della Farnesina, Antonio Tajani avrebbero chiesto molta cautela trattandosi di una materia inedita e tutta da studiare. Da qui la decisione di ulteriori approfondimenti.

In generale, sulla questione del contrasto ai rave già la precedente ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, aveva messo al lavoro i suoi uffici per definire una norma che mettesse l'Italia al passo con altri Paesi europei. Con il nuovo Governo c'è stata un'accelerazione, determinata anche dalle polemiche per Modena. La misura è arrivata così subito sul tavolo del Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni. Piantedosi ha ringraziato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ex magistrato ed il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per il contributo alla stesura del provvedimento. Il 434-bis istituisce dunque una nuova fattispecie di reato: "Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica". Chiunque organizza o promuove l' "invasione" - commessa da più di 50 persone - è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro. La pena fino a sei anni consente di disporre le intercettazioni per prevenire i rave, che vengono quasi sempre organizzati con un passaparola in chat e social 'coperti'. Per il solo fatto di partecipare alla "invasione" la pena è diminuita. E' sempre ordinata la confisca "delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato... nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell'occupazione".

Nel testo viene poi apportata una modifica al Codice antimafia disponendo le misure di prevenzione personali per chi si macchia del nuovo reato. Ciò consentirà l'applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per gli indiziati dell' "invasione per raduni pericolosi". Secondo Piantedosi il decreto rispetta i requisiti di necessità ed urgenza "per il fatto, drammaticamente confermato nella giornata di ieri, che probabilmente l'assenza di una normativa efficace nel nostro Paese, a differenza dei Paesi limitrofi, ci rendeva vulnerabili come, ahimè, la cronaca degli ultimi anni testimonia. Si tratta di eventi - ha sottolineato - non solo pericolosi per le stesse persone che partecipano, ma molto dispendiosi per l'impiego di forze dell'ordine che ne consegue. Sono ora previste sanzioni significative e confidiamo che la norma possa costituire deterrenza per questi eventi".

 

 

di Adelaide Baldi

Nell’ambito di “Ottobre in Rosa”, mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, la Banca 2021– Credito Cooperativo del Cilento, Vallo di Diano e Lucania ha organizzato un incontro con il Dottor Tommaso Pellegrino, dirigente medico di chirurgia generale ed oncologia, e responsabile della “ Breast Unit” (Centro Multidisciplinare di Senologia) dell’Azienda Universitaria Policlinico “Federico II” di Napoli.

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