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di Rinaldo Giovinazzo

Mi piace individuare, nei fenomeni, le relazioni di causa-effetto. E di fronte alla persistenza della didattica a distanza, che si protrae ormai da 14 mesi, ho pensato di scaricare i report di fine mese della Regione Calabria. Ho riportato nella seguente tabella i dati regionali incrementandoli con le colonne delle variazioni che si riferiscono, ovviamente, al mese precedente.

 

Gli artigiani mestrini chiedono al governo l'azzeramento del carico fiscale per l'anno in corso per le micro e piccole imprese

 

AGI - Nel 2020, annus horribilis dell'economia italiana, la pressione fiscale è salita attestandosi al 43,1 per cento, la stessa soglia che avevamo toccato nel 2014, a soli 0,3 punti percentuali dal record storico che abbiamo registrato nel 2013.
È quanto emerge da un rapporto dell'Ufficio studi della Cgia, in cui si ricorda che l'incremento di 0,7 punti percentuali rispetto al 2019 è ascrivibile in massima parte al crollo del Pil che l'anno scorso è sceso dell'8,9%, mentre le entrate fiscali e contributive hanno subito una contrazione del gettito (-6,3 per centro).

 

Zero tasse per un anno: alleggerimento da 30 miliardi


Anche per queste ragioni gli artigiani mestrini tornano a ribadire che l'erogazione dei nuovi sostegni alle micro e piccole imprese che il governo Draghi sta mettendo a punto in questi giorni deve essere accompagnata da un azzeramento del carico fiscale per l'anno in corso. Altrimenti, rischiamo che una volta incassati, questi rimborsi vengano subito restituiti allo Stato sotto forma di imposte, tasse e contributi. Una partita di giro già verificatasi l'anno scorso che per molti imprenditori ha rappresentato una vera e propria beffa.
Questo taglio generalizzato di tasse e imposte erariali per tutto l'anno in corso costerebbe al fisco tra i 28 e i 30 miliardi di euro. Una stima che è stata calcolata ipotizzando di consentire a tutte le attività economiche con un fatturato 2019 al di sotto del milione di euro di non versare per l'anno in corso l'Irpef, l'Ires e l'Imu sui capannoni.
Queste aziende, che ammontano a circa 4,9 milioni di unità (pari all'89% circa del totale nazionale), dovrebbero comunque versare le tasse locali, in modo tale da non arrecare problemi di liquidità ai sindaci e ai presidenti di regione. Alleggeriti dal peso di un fisco spesso ingiusto, per un anno vivrebbero con meno ansia, meno stress e più serenità. Non solo, ma con 28-30 miliardi risparmiati metteremo le basi per far ripartire l'economia del Paese.

 

Entro luglio altri 50 miliardi di contributi a fondo perduto


Oltre all'azzeramento delle tasse, l'Ufficio studi della Cgia auspica che l'esecutivo metta sul tavolo almeno altri 50 miliardi di euro entro il prossimo mese di luglio che consentano di rimborsare in misura maggiore di quanto è stato fatto sino a ora le perdite subìte dalle aziende e permettano agli imprenditori di compensare anche una buona parte dei costi fissi sostenuti.
Modalità, quest'ultima, che la Francia e la Germania hanno applicato da alcuni mesi, avendo recepito le nuove disposizioni introdotte dall'Ue in materia di aiuti di stato alle imprese. Costi, quelli fissi (come gli affitti, le assicurazioni, le utenze, etc.) che, nonostante l'obbligo di chiusura e il conseguente azzeramento dei ricavi, le attività economiche continuano purtroppo a sostenere.
Questo sforzo così importante - spiega la Cgia in una nota - deve essere fatto entro l'estate, periodo in cui, grazie agli effetti della campagna vaccinale e alle condizioni climatiche, dovremmo esserci lasciati alle spalle la pandemia ed essere tornati ad una situazione di "normalità".
Dalle indiscrezioni apparse in questi giorni, sembra che il decreto "Sostegni bis" in fase di approvazione preveda la compensazione dei costi fissi, anche se in misura molto contenuta e del tutto insufficiente a rispondere alle istanze delle attività economiche.

 

La crisi ha colpito soprattutto l'economia del sud


Secondo l'indagine Istat realizzata verso la fine dell'anno scorso, dall'incrocio dei dati relativi al numero di imprese che hanno denunciato di essere a rischio operativo alto e medio-alto con il corrispondente numero di addetti interessati, è possibile mappare il rischio operativo del nostro sistema economico.
Dal risultato di questa operazione è emerso che il Mezzogiorno è la ripartizione geografica più colpita dalla pandemia: cinque regioni sono ad alto rischio combinato (Abruzzo, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna), altre 2, invece, sono a medio-alto rischio (Puglia e Sicilia).
Nel Sud solo il Molise si trova in una situazione di rischio combinato medio-basso. Al Centro, invece, preoccupa la situazione dell'Umbria (alto rischio), del Lazio e della Toscana (medio-alto rischio). Al Nord, infine, preoccupa la situazione emersa in Valle d'Aosta e nella provincia autonoma di Bolzano che ricadono nell'area a Medio-alto rischio combinato.
Rispetto a tutte le principali regioni settentrionali, il Veneto presenta un livello di vulnerabilità superiore; tale situazione è riconducibile alla sua forte vocazione turistica e alla crisi registrata, in particolar modo, del settore delle pelli e del tessile/abbigliamento.
Più in generale, segnala l'Istat, la fragilità di un territorio è ascrivibile sia al grado di diffusione dei settori maggiormente colpiti dalla crisi sia dal livello di specializzazione dell'economia locale in tali attività. In particolare, soffrono più degli altri il tessile, l'abbigliamento e la lavorazione della pelle, settori duramente provati in questo ultimo anno dalla forte contrazione registrata dalla domanda interna e da quella internazionale.
Altrettanto drammatica è la situazione dei comparti che ruotano attorno al turismo (alberghi, tour operator, agenzie di viaggio, trasporto pubblico locale, etc.), il commercio al dettaglio, gli ambulanti, bar e ristorazione, le attività culturali (musei, cinema e teatri), quelle sportive (piscine, palestre) e quelle legate al tempo libero (parchi divertimenti, spettacoli viaggianti, discoteche, etc.) che più degli altri hanno subito gli effetti negativi dei provvedimenti di chiusura e di distanziamento fisico imposti dal Governo.

 

 

di Anna Maria Stefanini

Gucci compie 100 anni ed emette il suo primo vagito di rinascita. La sfilata del secolo appena compiuto recupera gli elementi caratteristici delle origini: la pelletteria, il variegato mondo dell’equitazione, i morsetti e le selle da cavallo prodotte dal fondatore Guccio Gucci e apre la porta dell’Eden. 

 

di Innocenza Giannuzzi*

Da un articolo uscito nelle ultime ore su "Il Fatto di Calabria" emerge un dato disarmante, una vera e propria beffa per la nostra terra e i nostri conterranei, che continuano a vivere di stenti e sacrifici, quando dall’altra parte c’è invece qualcuno che si prende gioco di noi.
«Taroccovid, il “tarocco di Calabria”: in arancione grazie alla “sparizione” di 620 casi positivi», questo il titolo del pezzo che sta creando grande scalpore. Ci siamo a lungo chiesti come fosse possibile il recente passaggio da zona rossa a zona arancione con i dati in continuo aumento. Ed ecco arrivare la risposta: mentre i vari ospedali della nostra regione sono letteralmente stremati e immagini allarmanti rimbalzano di continuo sul web, qualcuno ha pensato bene di non comunicare i dati reali dei soggetti affetti da Covid-19 nella nostra regione. Pura dimenticanza?
Ancora una volta ci troviamo dinanzi alla totale approssimazione: non si fa altro che parlare di “industria 4.0”, “digitalizzazione”… ma nella nostra regione tutto ciò è una chimera.
Questa “dimenticanza” (se proprio così vogliamo definirla), non giova certo alla tutela sanitaria della Calabria, né al sistema-impresa. Nel balletto dei numeri non ci si rende conto che si sta mettendo in ginocchio una regione che poteva ampiamente aspirare da tempo ad essere di colore giallo, vista la non alta concentrazione di popolazione e visti gli ampi spazi di cui essa è dotata.
Ma come sempre accade, il volere non coincide con i fatti.
Chiediamo che la Calabria non sia più commissariata! Riapriamo le danze augurandoci che al prossimo giro di boa la nostra regione sia più fortunata!
L’auspicio non è un nuovo commissario, ma l’azzeramento del debito sanitario, invocando l’Unità nazionale, e che il futuro della nostra regione sia migliore del nostro presente.
Stiamo chiedendo ai nostri sanitari di combattere una guerra senza strumenti e senza un reale piano d’azione, come si fa a operare così? L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, in cui dovrebbe essere garantito il diritto alla salute, ma i cardini della nostra Costituzione sembrano non valere in Calabria. 

*Vicepresidente Confartigianato Imprese Catanzaro 

 

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