C’è un Parco naturale a qualche chilometro da Biella, la mia città, sorge su una dolce e morbida collinetta a ridosso delle Alpi Biellesi, con una punta arrotondata e tondeggiante che in ogni stagione cambia colore: è il Parco della Burcina. Sono nata e ho trascorso l’infanzia nel piccolo paese di Pollone, ai piedi della collina e ho osservato, ogni giorno con stupore, il magico spettacolo dell’alternarsi delle stagioni nel Parco: in inverno il bianco della neve sugli alberi spogli; a marzo i narcisi che dipingono di giallo i prati, ad aprile le azallee con tutte le tonalità del rosa a maggio e a giugno lo spettacolo della conca dei rododendri, due ettari di terreno fiorito che attirano turisti di tutto il mondo; in estate la grande macchia verde tra i sentieri abitati da bambini che giocano, famiglie attrezzate per il picnic, persone di tutte le età che fanno jogging o che passeggiano, innamorati alla ricerca di un luogo appartato; e, infine, l’autunno con i colori caldi dalle sfumature che vanno dal giallo al rosso a tutte le tonalità del marrone, un vera esplosione di luci e colori che scaldano il cuore.
Le origini del Parco della Burcina risalgono alla metà del 1800, quando l’imprenditore biellese Giovanni Piacenza (1811-1883) iniziò ad acquistare vari terreni siti nelle parti inferiori dei versanti rivolti a sud e a ponente della collina, per allestirli con sequoie, cedri dell'Atlante, pini strobus e altro. Il figlio Felice (1843-1938) per quasi 50 anni lavorò giorno dopo giorno per acquisire nuovi terreni, per tracciare strade e sentieri, per piantare alberi e la spettacolare valle dei rododendri. E' abbastanza sorprendente il fatto che l'industriale non si avvalse di architetti nella composizione del paesaggio, ma fu lui stesso l'artefice. Di conseguenza, oltre all'aspetto botanico è di particolare rilievo la composizione paesaggistica: un laghetto romantico a forma di cuore abitato da tartarughe, le aree prative contornate da boschi, la faggeta, il viale dei liriodendrila,la valle dei rododendri, l'area mediterranea, le vista sulle montagne e sulla pianura che spaziano dal Monviso all' Adamello. Il figlio di Felice, Enzo (1892-1968) nel 1950 inaugurò il ponte sul torrente Vandorba, struttura di cemento armato ad una sola campata curva progettata dall’architetto fiorentino Pietro Porcinai e invitò al parco i più famosi botanici europei.
Dal 1934 il parco è diventato di proprietà del Comune di Biella che ha provveduto ad ampliare la superficie fino ai 57 ettari attuali e nel 1980 è stata istituita la Riserva Naturale Speciale del Parco Burcina "Felice Piacenza" .
Il Colle della Burcina è interessante anche per i ritrovamenti archeologici: nel 1959 durante i lavori di scavo per realizzare un piccolo parcheggio sulla cima della collina, venne alla luce una struttura in pietra che fece ipotizzare la presenza di un castelliere gallico risalente al periodo compreso tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a. C. Vennero, inoltre, alla luce diversi reperti archeologici, tra cui asce, spiedi, utensili in ferro ed una bella brocca di bronzo, attualmente esposta al Museo del Territorio di Biella. Dopo questi ritrovamenti, vennero fatte altre indagini, e furono rinvenuti parecchi resti di ceramiche, che hanno permesso di ipotizzare che la sommità della collina fosse stata abitata per diversi secoli da un popolo dedito alla pastorizia, alla caccia ed all'attività agricola, e che le ceramiche erano presumibilmente prodotte in loco. Altra provenienza invece quella di una brocca, con bocca trilobata e becco molto rialzato, etrusca risalente al V-IV secolo avanti Cristo, proveniente da Vulci, prodotto, quindi, di scambio diffuso all'età del ferro.
Ma, per tornare all’attualità, è da sapere che tra gli obiettivi dell’agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, vi è la Candidatura di Biella al network Città Creative Unesco, all’interno della quale il Parco creato da Felice Piacenza verrà certamente valorizzato come area naturale che rappresenta da un lato il mecenatismo culturale degli industriali tessili e dall’altro la creatività biellese che oltre ai filati più belli del mondo ha saputo dare alla luce un vero e proprio paradiso di fiori e di piante rare.