DI ANNA TUROTTI
Quella di Bovannrith Tho Nguon è una storia da raccontare, scolpire nella memoria e nel cuore. E’ la storia di un uomo sopravvissuto ad uno sterminio di massa. Viene dalla Cambogia, terra lontana che ha vissuto una delle più crudeli tragedie del Novecento generata dal dramma della follia umana che in nome del razzismo e della pulizia etnica stermina popolazioni innocenti.
Bovannrith nasce a Phnom Penh nel 1962, in Cambogia, è un ragazzo come tanti altri. Il corso della sua vita un giorno, senza preavvisi, viene spezzato e tutto cambia drammaticamente: il 17 aprile 1975 i Khmer Rossi guidati da Pol Pot entrano nella capitale Phnom Penh dopo aver sconfitto il Regime Militare di Lon Nol. Inizia una delle più disumane dittature della storia del Novecento, un regime d stampo comunista e un processo di epurazione che causerà oltre 2.5000000 vittime. Bovannrith sopravvive al genocidio, quattro anni di privazioni, malattie e stenti in un campo di lavoro. Nel 1979 riesce a fuggire e a trasferirsi in un campo profughi in Tailandia. Grazie all'aiuto di una volontaria, una dottoressa di Pisa, arriva in Italia, si diploma e si laurea in Medicina presso l'università di Pisa. Da vent’anni vive a Biella con la sua famiglia.
La Cambogia: un campo di concentramento a cielo aperto
“Vivevo nella capitale, con mamma, papà e sei fratelli.” Racconta Bovannrith” Avevo una grande casa e una vita dignitosa. Andavo a scuola, i miei genitori tenevano molto alla mia istruzione, frequentavo anche lezioni private per imparare la lingua inglese. Un giorno tutto cambiò. Ci dissero di uscire al più presto dalla città, perché ci sarebbero stati bombardamenti da parte degli americani. Era caduto il regime militare di Lon Nol e al potere c'era il regime dei Khmer Rossi. La Cambogia diventò un campo di concentramento a cielo aperto. In un primo periodo vivevo con la mia famiglia, ci davano solo riso e sale per nutrirci. Poi le famiglie vennero separate, i ragazzi più grandi vennero destinati al lavoro nei campi. . Ricordo la morte di mamma, di papà e di un fratello, morirono tutti di fame Vidi molti ragazzi più robusti di me morire. Inizialmente non capivo perché, ma col tempo poi ho intuito : quando il cibo manca, è la mente che aiuta. Mi ha aiutato il pensiero di avere una famiglia, l’affetto familiare è molto importante, la scuola: il ricordo di quello che avevo imparato mi aiutava. Pensavo poi spesso ai miei morti e a loro chiedevo aiuto nei momenti di difficoltà.”
Bovannrith ovvero Oro Splendente diventa Tho ovvero Vaso.
La società cambogiana voluta dalla Dittatura comunista dei Khmer doveva essere formata da soli contadini analfabeti. Le scuole non esistevano e gli intellettuali venivano perseguitati. Si moriva di fame , di stenti, molti furono uccisi solo perché intellettuali e benestanti: la società doveva essere formata da contadini privi di istruzione
“Bastava portare gli occhiali per essere uccisi o avere un nome altisonante.” Spiega” I miei genitori avevano cercato di darmi un nome che avesse un significato. I nomi per noi rappresentano qualcosa. Se hai un buon nome, avrai un futuro felice. Bovannrith significa Oro Splendente. Per camuffarmi, ho cercato un altro nome e sono diventato Tho che significa “ vaso”. Da Oro Splendente a vaso. Mantengo ancora oggi i due nomi perché sono le due parti della mia storia.”
Campo profughi Mairut-Tailandia
La fuga e l’arrivo in Italia
Nel 1979 il Vietnam invade la Cambogia, molti approfittano della situazione per scappare. Bovannrith riesce a fuggire e arriva in Tailandia, paese libero.
“Avevano aperto in Tailandia dei campi per i profughi e mi hanno accolto. Ero malato di febbre malarica e soffrivo di dissenteria. Mi hanno portato nell' Ospedale del campo, le condizioni erano pessime; ricordo uomini sfiniti dalla fatica e dalla fame, morti ovunque, odore di corpi in putrefazione. Quando finalmente ripresi a camminare, conobbi una dottoressa venuta come volontaria da Pisa a cui facevo da interprete, perché ero l’unico ragazzo che conosceva l'inglese. Fare l’interprete era importante, perché i medici senza interprete non potevano comunicare con i malati. Quando la dottoressa tornò in Italia, mi chiese se volevo vivere con lei e la sua famiglia, desiderava aiutarmi a studiare a imparare una professione. Fu una grande gioia. Dopo il suo ritorno in Italia ricevetti una chiamata da parte dell’ambasciata, parti dal campo con un paio di pantaloni, una maglietta e un giubbotto di jeans che mi aveva regalato un prete missionario camilliano, Padre Calderaro. Avevo con me solo un documento di viaggio rilasciato dalla croce rossa internazionale e una radiografia del torace per dimostrare che non avevo la tubercolosi. Non avevo certificato di nascita, né documenti scolastici, avevano bruciato tutto.
1991 Laurea in Medicina
Il ritorno in Cambogia
Dopo trent’anni Bovannrith trova la motivazione per ritornare in Cambogia. Vuole ritrovare il più piccolo dei suoi fratelli che aveva abbandonato in un orfanotrofio per salvarlo dalla morte. Di lui ha perso traccia. Lo sogna ogni notte, nel suo cuore sempre il cruccio di non aver fatto abbastanza.
“Fu un viaggio di piacere ma un ritorno pieno di malinconia. Un amico regista fiorentino, Giovanni Donfrancesco, regista, produttore, sceneggiatore di grande successo, mi accompagnò per girare il film- documentario “ Oro splendente- Ritorno in Cambogia”. Ritrovare i luoghi della mia infanzia e della tragedia fu molto difficile dopo 26 anni che non vedevo la mia terra.. Ma attendevo con ansia l’incontro col ragazzo che diceva di essere mio fratello. Ci fecero fare l'esame del DNA, purtroppo non era mio fratello Len.” La mia storia e del mio ritorno in Cambogia è raccontata nel film Shining Gold: Back to Cambodia, documentario di Giovanni Donfrancesco prodotto da Enrica Capra:
https://www.cultureunplugged.com/documentary/watch-online/play/54454/Shining-Gold--Back-to-Cambodia
La storia di Bovannrith si può leggere anche nel libro Cercate l' Angkar . Il terrore dei Khmer Rossi raccontato da un sopravvissuto cambogiano di Diego Siragusa, Jaca book Storia.