di Stefania Melani
MICHELANGELO MERISI
detto IL CARAVAGGIO
Milano - 29 settembre 1571
Porto Ercole - 18 luglio 1610
La vita di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio è stata una vita sempre in fuga, molto disordinata e violenta, vissuta senza pace ne’ leggi. Egli ha inteso la propria esistenza con uno spirito di libertà totale fino ad un senso autodistruttivo.
Negligente nel portamento, vestiva drappi e velluti nobili per adornarsi, finché non gli cadevano in cenci....volto aggressivo e severo, con la spada sempre pronta ad essere sfoderata.
Perennemente in conflitto col mondo, nonostante la sua dissolutezza, l’artista lascia un’eredità così potente da rivoluzionare il tranquillo ambiente artistico romano e da lasciare alle generazioni future.
Le opere del Caravaggio sono state e sono un riferimento da cui non si può prescindere.
La grande arte del CARAVAGGIO …Forma- Luce- Colore- Movimento
In poche parole una grande arte di forte grinta e personalità indiscusse, una cosa unica nel grande panorama della pittura.
Questo artista è passione, violenza, dramma, partecipazione e verità.
Nelle sue opere troviamo il gioco infinito del chiaroscuro e della luce. Opere come scene teatrali di grande meravigliosa drammaticità.
Purtroppo il Caravaggio morirà molto giovane, vittima del suo troppo focoso temperamento e della sua arte.
La sua personalità artistica estraeva dalla strada modelli estremamente veri ed efficaci…che trasferiva sulle sue tele riproducendo una vissuta realtà! Così arriva a ritrarre prostitute per fare soggetti sacri.
Anche per queste sue decisioni e scelte avrà da scontrarsi con molti nemici e benpensanti, ma niente cambierà il suo concetto di bellezza autentica e pura.
La sua arte è una poesia continua che nulla ha da dimostrare, il suo tocco lo rende sempre immediatamente riconoscibile fra altri infiniti pittori, un tocco di pura magia, un flusso emotivo determinato, legato a situazioni di luminose atmosfere che risaltano nei forti contrasti di ombre.
Lascia nell’arte un “ autentico magistero “ anche se muore prima del compimento dei suoi trentanove anni, avendo regalato alla pittura la sua dimensione straordinaria.
“IL CARAVAGGIO NON APPREZZAVA ALTRI CHE SE STESSO, CHIAMANDOSI EGLI FIDO, UNICO IMITATORE DELLA NATURA”
Giovan Pietro Bellori (1672)
SULL'OPERA
LA DEPOSIZIONE DI CRISTO fu probabilmente commissionata all’artista da Gerolamo Vittrice, e terminata circa nel 1604.
È uno dei suoi dipinti più famosi e conosciuti, già molto ammirati dai contemporanei, fu copiato da molti grandi artisti.
Famosissima è la copia che lo stesso Rubens fece del quadro.
Lo sfondo è completamente nero, dell’ambientazione si vedono solo alcune rocce, una pianta verde a sinistra del quadro e lo straordinario angolo del coperchio sepolcrale che con la sua realtà luminosa sembra uscire dalla tela.
Il corpo di Cristo, bellissimo, di una bellezza classica, al centro, mentre lo si depone nel sepolcro è sorretto dall’apostolo Giovanni e da Nicodemo il cui volto dovrebbe rappresentare il ritratto di Michelangelo Buonarroti nonostante qualcuno lo avvicini a Pietro Vittrice, dedicatario dell’opera.
L’apostolo Giovanni è il personaggio che indossa la veste verde ed il mantello rosso, con la destra circonda le spalle di Cristo e abbandona la sinistra sul suo corpo.
La figura della donna con le braccia tese in alto è Maria di Cleofa, accanto Maria Maddalena che si asciuga il pianto con il fazzoletto e poi, non certo meno importante, la figura della Madre fra Giovanni e Nicodemo.
La pietra sepolcrale sembra incunearsi nello spazio dello spettatore per poterlo coinvolgere …e poterlo emozionare più profondamente. Il braccio di Cristo senza vita ricorda la Pietà di Michelangelo.
Grande opera… che ci lascia incantati ad ammirare, a lasciar andare il tempo oltre…mentre noi possiamo perderci incuranti di tutto il resto che ci circonda affascinati nel vedere tanta e tale meraviglia!
Nella foto di copertina: DEPOSIZIONE DI CRISTO 1602/1604
(Olio su tela 300x203) cm CARAVAGGIO, Pinacoteca Vaticana