Recensione di Michele Petullà
Valeria Masoni-Fontana, Opera Omnia, vol. 1 - poesie
Si apre con una piacevole e particolareggiata prefazione di Enzo Concardi – preceduta da una breve e concisa premessa di Guido Miano – il primo volume dell’Opera Omnia (Guido Miano Editore, 2022) dedicato alla poesia di Valeria Masoni-Fontana (Chiasso, 1925 - Lugano, 2020); il secondo volume – ancora in allestimento – sarà dedicato alla prosa della stessa autrice.
L’opera si presenta suddivisa in undici parti – Poesie giovanili; Riverberi d’ansie lontane (1945); Poesie sciolte (dalle prime raccolte); Inquietudini; In bilico (1946); Poesie sciolte (tra il 1947 e il 1950); Fiato d’inverni trascorsi (poesie dal 1950); Un dilagare d’ombre; Amarezze e schianti; Ora so; Per quel che non muta (raccolta edita nel 1957) –, le quali riproducono l’andamento cronologico della produzione poetica dell’autrice, così come anche il simbolismo paradigmatico di alcuni temi in essa ricorrenti e che, pertanto, la caratterizzano.
Sin dai primi versi della raccolta, si ha la netta sensazione (che diviene certezza man mano che si procede con la lettura) di trovarci di fronte ad una poesia, e a una forma poetica, di sostanziale matrice introspettiva, di chiara ispirazione intimistica, in cui la versificazione si abbandona all’impulso emotivo dell’autrice. Una sorta di viaggio sentimentale attraverso le riflessioni, le paure, i dubbi, le domande che affliggono e accompagnano l’incedere dell’esistenza («Perché dubbio v’è / nell’animo forte / che stridere possa / in silenzio. / Ma certezza non v’è / che stridere possa / in silenzio / al dubbio che geme», Dubbio). Una raccolta intensa, in cui si giustappongono pensieri, riflessioni e trance de vie, frammenti poetici che scalfiscono l’animo del lettore.
Valeria Masoni-Fontana è una donna che scrive la vita, nei suoi estremi di gioia e dolore, nel suo equilibrio dinamico. Nella sua libera espressione poetica, l’autrice esprime soprattutto il suo pensiero nascosto, le sue voci interiori, esprime se stessa, i moti della sua anima. Nel suo poetare vi è il suo pensiero inconscio, il proprio ritmo, la propria musica: un poetare che rivela la grande ricchezza interiore dell’autrice, i cui versi – espressione di una sensibilità di stampo crepuscolare – rappresentano bene lo specchio della sua anima («Ora che solitudine / non mi è più amica / in essa io mi scavo. / Agli abissi suoi lunghi / ho dato i miei occhi: / tenebre iridate di male. / In torbide profondità / solitarie / angosciate di vuoto / ho bruciate le mie mani /...», Ora che solitudine non mi è più amica).
È una raccolta poetica intensa, quella di Valeria Masoni-Fontana, che ci porta a seguire l’errare instancabile dell’autrice alla ricerca di qualcosa che possa sublimare la quotidianità: ancore di salvezza per non affondare nel mare tempestoso del vivere quotidiano. L’autrice investiga la realtà, partendo dalla propria esperienza di vita, mettendo a nudo la propria coscienza, percorrendo vie che segnano l’andare del tempo. La personalità della poetessa appare complessa e molteplice, i suoi versi sempre velati di malinconica tristezza, oscuri a volte, amari o rabbiosi, ma mai dimenticano di rimanere ben ancorati alla vita: da essi traspare uno stato d’animo sempre “sospeso” – non a caso, forse, il termine “sospeso/a” ricorre in molte liriche ed in alcune anche due volte –, in continua sofferenza, inquieto, che si esprime attraverso diverse “figure liriche”, di forte caratterizzazione politematica e polisemantica. Dall’intreccio di questi stati d’animo nascono liriche di struggente dolcezza, in cui la memoria si abbandona ai ricordi, agli affetti più cari, all’amore per la propria terra («…Mia terra per quel che non muta / per il vomere, il seme e la morte / tu ti schiudi benigna: / per il vomere il seme e la morte: / per quel che non muta», Per quel che non muta, IX).
I frammenti poetici di Valeria Masoni-Fontana sono connotati da una scrittura evocativa e liricamente suggestiva, da cui emerge la valenza della parola nell’arte poetica, assieme a quel sottile senso di malessere interiore che, come un sottile filo d’argento, segue e congiunge tutte le liriche della raccolta. Quel sottile “male di vivere” fatto di malessere esistenziale, del senso di precarietà della vita, della pena dell’essere umano, del sentimento di disarmonia col mondo, che Montale ha declamato quale senso tragico della vita: la sua poesia, infatti, è la voce poetica dell’angoscia esistenziale comune a tutti gli uomini, non soltanto ai poeti. I quali poeti, anzi, cercano di riportare l’uomo ad una evasione dal sentimento doloroso della vita: la poesia, in sostanza, si arricchisce di umanità, per restituire all’uomo l’amore per le piccole cose, l’amore di sentirsi parte di un tutto, insieme con gli altri, costituendo così un equilibrio abilmente dosato di realismo ed interiorità.
Quella di Valeria Masoni-Fontana, pertanto, si presenta come una raccolta preziosa, con tanti temi e tanti significati che argomentano tutto tra un dentro e un fuori, tra l’intimità (personale e domestica) e la realtà, la natura, il peso della vita, il tempo che scorre inesorabilmente e il futuro spalancato sull’orizzonte. Una raccolta carica di elementi di vero e tensione spirituale, di quella trattenuta e discreta religiosità nel suo flettersi sotto il peso della vita presente, tra i cui versi sembra circolare una sorta di reliquiario del vivere e la lucentezza del “paesaggio” che circonda ed anima la vita della nostra poetessa, che è fatta di dura realtà ma anche di trepidi sogni («E sulla strada che è lunga / e grigia di polvere / e avara di ombre / io seguo con gli occhi il solco tortuoso / di stridule ruote. / E un carro passato poc’anzi / barcolla misero e grigio laggiù / nel chiaro orizzonte / vibrante di trepidi sogni», Strada).
Valeria Masoni-Fontana, Opera Omnia, volume 1 - Poesie, premessa di Guido Miano, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 208, isbn 978-88-31497-78-7.