di Katia Debora Melis
Con Maria Concetta (Titti) Preta ho avuto modo d’interloquire più volte in interessanti interviste attorno alle sue molteplici attività culturali e soprattutto in relazione ai tanti scritti pubblicati e l’uscita del suo nuovo libro Le donne sono isole – Riflessioni sulle solitudini femminili in età classica (Meligrana edizioni, 2023) non poteva lasciarmi indifferente.
Così, a distanza di diversi mesi dalla prima lettura, voglio fissare su carta e condividere con Voi alcune considerazioni al riguardo.
Da un’appassionata docente di Lettere Classiche quale la Preta, epigrafista, esperta di Beni Culturali e dantista nonché Cavaliere al merito della Repubblica, sicuramente mi aspetto sempre tanto e la lettura di questo suo nuovo lavoro non mi ha delusa.
La scrittura di Titti Preta è sempre animata dallo studio constante, continuo, che ha ingenerato una conoscenza profonda, meditata, distillata e rivissuta con passione. Così nulla di ciò che viene dal passato vi resta confinato, ma produce immediate spinte in avanti, attraversando questo nostro vieppiù tormentato presente, per proiettarci verso strade possibili per un futuro che possa essere il migliore possibile, in un’ottica di costante impegno sociale.
Una narrazione sulle donne, con le donne, per le donne, ma che non può fare a meno di camminare sul filo costantemente teso del rapporto maschile-femminile, nelle sue molteplici e talora contraddittorie versioni.
Soggetti femminili, dunque, riportati in primo piano, dal mito e dalla storia antica, si stagliano come isole, eccezioni del “femminile-pensiero” dell’antichità. Sono storie di differenze e di emarginazione: ognuna di loro è un’isola.”
L’isola è mondo nel mondo, esternamente delimitata, confine e confino, approdo misterioso, dolce e agognato; distanza e straniamento, anche. Poesia e bellezza, inquietudine e paura.
Queste donne sono isole e le loro isole sono esse pure donne, maghe, ninfe, principesse o regine: sono un tutt’uno. Spesso mondo lontano e diverso, sconosciuto e per questo ancora più affascinate. L’isola come sede e l’isola come condizione essenziale esistenziale è spesso una scelta, talvolta un destino, talaltra una punizione senza appello.
A parte l’eccezione del monologo d’apertura, dove la principessa Arianna in prima persona lamenta la sua condizione d’innamorata abbandonata sull’isola di Nasso dall’eroe Teseo, le altre donne ce le racconta appassionatamente l'Autrice, attingendo al mito, ai poemi omerici, alla storia romana.
Dal mondo d’Omero vengono a noi l’affascinante ninfa Calipso sull’isola di Ogigia; l’ammaliatrice Circe su Eea; le Sirene; la delicata principessa Nausicaa a Scheria e la regina Penelope nell’isola del nòstos, del ritorno, Itaca. Isole di diversità, alterità, tra spazi divini e umani, tra umano e selvaggio, domestico/addomesticato e indomito/indomabile.
Siamo di fronte, dunque, a un mondo che, pur come casi limite e sul piano del “desiderio” maschile, può contemplare ampi spazi di libera diversità non consentiti nel mondo romano alle isole-donne che osano contestare, prevaricare, ignorare o eludere il potere maschile. E qui non siamo più nel mito, nella dimensione dell’immaginario: questa è storia e le donne della dinastia giulio-claudia sono donne che, a un certo punto della loro vicenda umana, vengono allontanate, confinate, isolate, escluse da un mondo forgiato da e per l’autorità maschile. Ventotene, le Tremiti, Capri ci raccontano un’altra storia: emarginazione e sopraffazione del femminile, prevaricazione, misoginia. L’isolamento, la solitudine, sono la condanna per l’aver violato le norme sociali o politiche.
Non c’è narrazione che possa abbellire una china storica senza fine. Queste storie di donne-isole sono storia nostra, contemporanea, universale.
Un saggio preciso, colto, attento, ma soprattutto necessario questo di Titti Preta. Ora più che mai; ora che resta urgente uscire da ogni forma d’isolamento forzato e farsi forza, per trovare ruolo e coscienza, per appropriarsi di sé e respingere imposizioni e violenze, per rifiutare ogni coercizione della propria libertà ed essenza.
Lo fa benissimo Concetta Preta, come sa: scrivendo, suscitando pensiero, riflessione, dialogo e confronto. Con garbo e decisione.
Queste donne sono ‘isole’, ovvero eccezioni del ‘femminile-pensiero’ dell’antichità.
Sono storie di differenze e di emarginazione: ognuna di loro è un’isola.
Proviamo a seguire questo ‘filo dell’insularità’ che le lega e le consegna a noi sotto una luce diversa, di certo più autentica e vera. Vediamo dove ci conduce questo ennesimo filo di Arianna.
Lasciamo dunque che le vicende di queste donne riemergano dalla colpevole polvere di una memoria lasciata scolorire. Autonomia, autodeterminazione, intelligenza e sapienza, abilità, potere. Anche ambiguità e contraddizioni. Rifiuti e sconfitte. Ira, vendetta, violenza e crudeltà. Tutti questi sono sostantivi che la comune natura umana condivide senza distinzione di generi.