di Paolo Russo
«O l'Ucraina difenderà la sua indipendenza o, in caso contrario, saremo costretti a unirci a questo conflitto, perché sono in gioco i nostri valori fondamentali, che sono il fondamento della nostra civiltà, quindi non avremo scelta», così si è espresso in una intervista televisiva l'ambasciatore polacco in Francia, Jan Emeryk Rościszewski.
La dichiarazione dell'ambasciatore polacco appare l'ennesima dimostrazione di come il conflitto Russia Ucraina stia assumendo sempre di più la dimensione di scontro tra civiltà. Da una parte l'America che ha coinvolto un' Europa spaesata che ha rinunciato totalmente al coinvolgimento della propria popolazione nelle scelte politiche e dall'altro il blocco asiatico che vede giganti come Cina e Iran, mossi da uno spirito antiamericano, appoggiare la Russia come unica occasione di potersi liberare dell'egemonia occidentale.
La Cina si è posta come unico Stato che ha assunto una posizione per una soluzione politica della crisi ucraina attraverso un documento in dodici punti, per raggiungere un punto di trattativa tra le parti. Al primo punto c'è la condizione del rispetto di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i Paesi secondo le leggi internazionali riconosciute, compresi scopi e principi della Carta delle Nazioni Unite. Al secondo punto la condizione è che la sicurezza di un Paese non può andare a scapito di quella di altri Paesi e che «la sicurezza regionale non può essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari». Al terzo punto il cessate il fuoco e lo stop ai combattimenti. Quarto punto colloqui e i negoziati sono «l'unica via d'uscita praticabile». Al quinto, c'è la protezione dei civili e la creazione di corridoi umanitari per l'evacuazione dalle zone di guerra. Al sesto punto, l'invito a «rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale», astenendosi dall'attacco ai civili e a strutture civili, e a favorire lo scambio di prigionieri. Al settimo e all'ottavo punto ci sono il mantenimento della sicurezza delle centrali nucleari e il rigetto delle armi nucleari sia sul loro uso sia sulla semplice minaccia. «Ci opponiamo allo sviluppo e all'uso di armi biologiche e chimiche da parte di qualsiasi Paese e in qualsiasi circostanza». Al nono punto garanzie per l'export di cereali. Al decimo, stop alle sanzioni unilaterali e alle pressioni che «non solo non risolveranno i problemi, ma ne creeranno di nuovi». All'undicesimo punto, l'appello per «la stabilità delle filiere industriali e di approvvigionamento» a tutela dell'economia globale. al dodicesimo l'invito a promuovere la ricostruzione postbellica.
La reazione di Biden al documento conferma la tesi iniziale e cioè che non c'è nessuna volontà da parte della Nato di interrompere il conflitto.
"Se a Putin piace, come può essere un buon piano? Ci sono vantaggi solo per la Russia in quel piano", così il presidente Usa in un'intervista a Abc News ha liquidato la questione.
Sono seguite ovviamente le bocciature di Ue, Usa, Nato e dei principali leader politici ucraini.