di Rita Scelfo
Pochi giorni fa un contadino, lavorando il suo terreno situato a pochi Km dal sito Vito Soldano, vide affiorare numerose monete che, consegnate agli Organi Competenti e dagli stessi studiate, sembrano risalire al periodo bizantino. Le monete ritrovate sono esposte insieme ai tanti reperti finora emersi in seguito agli scavi dell’archeologa Maria Rosaria La Lomia come un disco di terracotta, un anello di rame, delle lucerne, vasi tipici, reperti ceramici di età medioevale.
Il sito, poco conosciuto, un po' fantastico, un po' reale, bello, affascinante e misterioso, sorge a circa 6 Km da Canicattì e si estende per 40 ettari. Secondo lo storico De Burigny sarebbe l’antica Motyon, la fortezza greca nominata da Diodoro Siculo nella Biblioteca Storica. La posizione del sito ha rappresentato un crocevia importante per i traffici nelle varie epoche greco-romana, romano-bizantina, araba. Si pensa che il nome derivi da un importante dignitario musulmano, mentre altri studiosi lo attribuiscono alla “Casa del sultano”: “Beytsoltan”.
Agli inizi degli scavi sono emersi, anche, i resti di un grande centro tardo-romano, parti di un edificio termale, una grande necropoli. I resti di 2 ambienti termali si presentano come due grandi vasche e sotto il pavimento sono presenti delle aperture che facevano comunicare gli ambienti per la circolazione dell’acqua. Il rilevamento della enorme necropoli ha fatto pensare che doveva esserci una grande città, forse Mothio o Corcoliana; purtroppo la necropoli fu depredata dagli abitanti della zona e dai contadini.
Il ritrovamento delle monete, nel passato, aveva fatto nascere nelle fantasie del popolo “le Leggende plutoniche” legate ad un ipotetico tesoro sotterraneo nel punto dove furono rinvenute grotte ricche di cristalli di gesso e stalattiti. Queste grotte hanno fatto sognare la presenza di tesori favolosi e incantati e lo stesso contadino che, da pochi giorni, ha trovato le monete, consegnandole ha esclamato tra il serio e il faceto: «Ma allura c’è veru lu tesoro? (allora c’è davvero il tesoro?)». E raccontò ciò che la leggenda tramanda, cioè che il tesoro a cui si fa riferimento potrebbe essere quello dei saraceni e si parla di “omini ca si cruvicavanu vivi pi nun perdiri li ricchizzi” (uomini che si coricavano e non dormivano per non perdere le ricchezze). Il contadino raccontò, anche, la storia di un uomo che sognò due fantasmi i quali gli indicarono un masso che, spostandolo, avrebbe fatto emergere un tesoro. E alla domanda: “Alla fine lo hanno trovato?”, rispose: -Truvarunu scorci di babbaluci (hanno trovato gusci di lumache)- ripetendo ciò che si tramanda di generazione in generazione . L’onesto contadino ha, con il suo gesto nobile, ricevuto applausi per avere consegnato le monete e aver contribuito ad accrescere il valore storico del sito Vito Soldano.
L’Oscillum fittile. Gli studiosi pensano che l’ immagine possa essere un volto femminile oppure il dio Bacco.