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di Paolo Russo

"Siamo uomini e non umanoidi. Siamo persone! Io non sono un giurista ma un uomo che rivendica il diritto di essere uomo. Invito i colleghi a essere uomini, persone coraggiose. Tuteliamo i cittadini, la nostra nazione, la bellezza e l'umanità!". Con queste parole il magistrato Alessandra Chiavegatti fa un appello ai colleghi a uscire dall'inerzia e cominciare a prendere una posizione decisa e forte verso un processo che sta trasformando "gli uomini in umanoidi".

 

di Paolo Russo

E' una lezione di dignità, una posizione di saggezza e di solidarietà verso i colleghi, quella del Presidente dell'ordine degli Odontoiatri di La Spezia perché rappresenta l'esigenza manifesta ma ignorata dei professionisti, di vedere aperto un dibattito sulle misure adottate dal governo.

Dietro le sospensioni degli Ordini sanitari infatti non si cela solo un disastro sociale determinato dal lasciare senza stipendio migliaia di famiglie ma anche un disservizio per i contribuenti italiani che in molti casi si è pagato persino con la vita. Oggi noi della voce agli italiani insieme a pochissime testate giornalistiche denunciamo una situazione davvero incredibile, una posizione scientifica che ne fagocita un'altra sostenuta da centinaia di pubblicazioni di scienziati di altissimo profilo.

Assistiamo a disposizioni del governo che impediscono ai non vaccinati di lavorare persino a distanza, attraverso un pc, facendo passare l'obbligo come una vera e propria patente sociale.

Ci chiediamo come mai  le considerazioni di buon senso che denunciano la mancanza di una posizione deontologica seria e critica, adottate dall'ordine degli odontoiatri  non siano state assunte dagli ordini degli psicologi che al contrario, come da informazioni verificate che ci sono arrivate in redazione, in particolare dell'ordine del Veneto, hanno sospeso a novanta giorni esatti dalla guarigione professionisti che hanno nella maggior parte dei casi contratto la covid19 più volte acquisendo tantissimi anticorpi.

E' una lezione forse soprattutto per loro quella del  dottor Sanvenero che si era già espresso in passato  sull'azione di governo.

“Non sono accettabili situazioni nelle quali l’accesso alle cure sia subordinato al possesso di attestazioni di qualsivoglia natura o che tale ‘mancanza di attestato’ sia derogabile solamente per situazioni indifferibili” aveva detto il medico spezzino riferendosi ai numerosi casi di pazienti senza green pass non accettati in strutture sanitarie. “A distanza di due anni i dati sanitari sul campo, pubblicati anche su riviste impattate, sono inequivocabili: la vaccinazione non mantiene gli obiettivi che la normativa emergenziale aveva posto, poiché (indipendentemente dal numero di dosi ripetute) non permette di bloccare né la diffusione né la trasmissione dell’infezione. Costatare questo dato di fatto, ignorato nell’impianto normativo emergenziale (che si pone anche in contrasto con i dettami della fisiopatologia medica), soprattutto riguardo alla prescrizione di vaccinare i soggetti guariti, mi ha portato a una rottura con tale logica. Ricordo, in primis a me stesso, che il medico giura fedeltà non alle leggi, ma ai principi dell’etica medica che prevedono di prestare, in scienza e coscienza, la propria opera con diligenza, perizia e prudenza. Per tutto questo mi sono determinato a non avallare più, con la mia firma, nessun provvedimento di sospensione dall’Albo legata a tale normativa emergenziale."

Una sfida al sistema, quella del medico spezzino dagli scenari imprevedibili. Tutto si capirà il prossimo 30 giugno, data dell'assemblea da lui convocata per (ri)portare le ragioni dell'indispensabilità del dibattito nel confronto con gli odontoiatri che lui stesso rappresenta.

 

 

Il presidente Sergio Mattarella, intervenuto al Foro Italico di Palermo, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci ha dichiarato: «Sono trascorsi trent’anni da quel terribile 23 maggio allorché la storia della nostra Repubblica sembrò fermarsi come annientata dal dolore e dalla paura. Il silenzio assordante dopo l’inaudito boato rappresenta in maniera efficace il disorientamento che provò il Paese di fronte a quell’agguato senza precedenti, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani». 

 

Il gruppo hacker Legion e non il collettivo russo Killnet sarebbe il responsabile dell’ultimo attacco informatico contro siti istituzionali italiani. Come forma di ritorsione, avrebbe quindi stilato una nuova lista di obiettivi italiani da colpire, come gli indirizzi web di Milano Malpensa, aeroporto di Rimini, Milano Linate, aeroporto di Genova, aeroporto di Bergamo,

Geasar, Italiatren e il sito della Difesa, secondo l'agenziadi stampa AdnKronos, che stanno avendo problemi. Al momento, questi siti risulterebbero quasi tutti irraggiungibili. Il sito del Ministero della Difesa avrebbe presentato problemi di connettività al server principale (in via di risoluzione).

Fonti qualificate specificano però che si tratta di attacchi Ddos, “azioni dimostrative”, “fastidiose” che rallentano il flusso e creano disservizi senza però penetrare i sistemi e intaccare i dati. I responsabili della Cyber Defense che monitorano costantemente i flussi stanno intervenendo per respingere i plurimi tentativi di accesso al sito.

La situazione è al momento sotto controllo.

Gli attacchi hacker di tipo Ddos in corso da ieri contro siti web di istituzioni e pubbliche amministrazioni non intaccano i dati. Lo riferisce l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale spiegando che “questi attacchi, benché possano rendere indisponibili i siti per un certo periodo di tempo ad utenti legittimi creando alcuni disagi, non intaccano la integrità e la confidenzialità delle informazioni e dei sistemi colpiti a differenza, ad esempio, di un attacco di tipo ransomware”.

 

 

Molte volte il premier Mario Draghi ha richiamato all’ordine la sua maggioranza. Più o meno plateali e più o meno rischiosi per la tenuta del governo. Ma il doppio passaggio di ieri e oggi sul ddl concorrenza, prima con il Cdm lampo per autorizzare la fiducia sul provvedimento e poi con la lettera al presidente del Senato Elisabetta Casellati per sbloccare i lavori parlamentari, segna un salto di qualità nella dialettica con le forze politiche che dovrebbero sostenerlo e che invece agli occhi del premier continuano a litigare come se non ci fossero scadenze inderogabili.