di Guendalina Middei
Mentre leggevo le toccanti parole con cui Gino Cecchettin ha commentato la sentenza di ergastolo a Turetta, ho avuto un brivido: «Nessuno mi ridarà indietro Giulia. È chiaro che è stata fatta giustizia, la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. È una situazione che va combattuta con la prevenzione, non con le pene. Abbiamo perso tutti, come società.»
Vedete, è proprio questo il punto: ha ragione Gino Cecchettin. Questa sentenza non è una vittoria ma una sconfitta. Non della giustizia ma della società. Una società che non è in grado di prevenire, ma solo di punire. Una società che ha dimenticato come «parlar d’amore». Perché oggi ci sono ancora alcuni che credono che amare e possedere siano la stessa cosa. Gli oggetti si possiedono non le persone. L’amore è cura, rispetto, comprensione. L’amore non calpesta, non umilia, non bracca, non insegue, non pedina. Ma soprattutto è stare accanto all’altro, non sopra, non sotto ma al fianco.
E allora dannazione, lo dico da donna, lo dico da insegnante e forse un giorno lo dirò da mamma, e lo dico forte e chiaro, se vogliamo rendere onore a Giulia, se vogliamo impedire che simili tragedie continuino ad accadere, dobbiamo ripartire da quella cosa che è l’unica che può davvero cambiare tutto quanto: l’EDUCAZIONE! I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso i racconti mitologici. «Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene frequentata, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma.»
Vorrei che tornassimo a leggere le fiabe ai bambini, che i ragazzi tornassero a leggere, ma sopratutto vorrei che genitori e insegnanti capissero che la cosa più importante che possiamo trasmettere ai giovani è soltanto questa: la capacità di amare.