Ci ha lasciati il 16 febbraio di 4 anni fa (2017, a Villa Mafalda, Roma) Jannis Kounellis,uno tra i più grandi artisti contemporanei.
Eordisce nel 1960 allestendo a Roma la sua prima mostra personale alla galleria "La Tartaruga".
Pttore e scultore, il Kounellis impressiona non solo per i materiali usati nella sua arte “Povera”, ciò che sconvolge veramente sono le idee. All’arte povera hanno esordito in numerosi, alle opere che l’hanno caratterizzata sono studio e creatività di pochi artisti.
Quei pochi eletti che, con materiale di scarto, hanno realizzato capolavori che vanno al di là della bellezza oggettiva, perché quando si parla di arte povera la vera bellezza che viene messa in risalto è quella concettuale.
Quando io parlo di bellezza nell’arte povera infatti mi riferisco esclusivamente a quella bellezza mentale che sta nell’idea e nel messaggio che l’artista ci vuole inviare.
Di questi messaggi il Kounellis si è fatto portatore diverse volte, realizzando opere e istallazioni che l’hanno reso un grande nel panorama artistico. Nel 1969 espone dei cavalli vivi, fu la sua opera probabilmente più iconica: la storica installazione presentata a Roma, alla Galleria L’Attico, con 12 cavalli ospitati negli spazi espositivi come fossero in una stalla. A Roma fu rappresentato il conflitto ideale tra cultura e natura, in cui l'artista è ridotto al ruolo marginale di artefice e l'opera si realizza nella partecipazione e nella relazione tra pubblico e opera.
Kounellis è un autore d’avanguardia, laddove per avanguardia si intende qualcosa che ha a che vedere con lo spirito di un’investigazione che non può arrestarsi. Che tale spirito si concili con l’amore per la tradizione, o meglio, con l’amore per ciò che della tradizione vale la pena conservare, è cosa che connota il modo di pensare e di essere di questo maestro. Un personaggio che mi è capitato di definire, in passato, il “Picasso dei nostri tempi”, per lo spessore della ricerca e per l’infaticabile capacità di essere laddove la storia delle arti visive oggi pur negli sfinimenti della tecnolatria e del postmoderno riesce a spingersi in avanti. si dice “pittore” nonostante l’inclusione sistematica dello spazio nelle sue opere, dagli anni ’60 è figura centrale del movimento dell’Arte Povera.
Da quel lontano 1960 sono numerose le opere che ha progettato questo grande artista. Tra le più rappresentative non posso escludere quella del 2015, anno in cui il Kounellis curò l’istallazione della “Focara”. Si tratta del monumentale falò che si prepara ogni anno a Novoli, cittadina in provincia di Lecce del nord Salento, in onore del santo patrono S.Antonio Abbate (i festeggiamenti iniziano il 16 gennaio e durano tre giorni). L’artista realizzò oltre il progetto dell’installazione sul falò e il manifesto della festa, anche una serigrafia e un multiplo d’autore (opera oggettuale in tiratura limitata) pensati in riferimento esclusivo all’evento. Negli stessi giorni, presso il Palazzo Baronale di Novoli, l’artista presentò una sua installazione site-specific con un libro che documentava l’intero progetto. Per Kounellis, il fuoco della “Fòcara” è il simbolo dell’energia che la comunità orienta in venerazione verso il santo patrono, dove le fiamme di questo fuoco imponente diffondono un impulso di risurrezione e di esaltazione degli uomini.
Le origini di questo artista sono greche. Da ragazzo, fu respinto dalla scuola di Belle Arti di Atene, nel 1956. In seguito lasciò la Grecia per trasferirsi a Roma. Nella capitale si iscrive all'Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Hyperlink, al quale deve l'influenza dell'espressionismo astratto che insieme all'arte informale costituì il binomio importantissimo dal quale nacque il suo percorso creativo. Uno studio, quello Kounellis che inizia dal quadro nudo e puro, sfonda i limiti della pittura e sfocia presto nel rifiuto dei mezzi tradizionali. Il passo successivo e la svolta definitiva sono la performance e l'uso di materiali organici e inorganici, che rimandano comunque alla realtà, come ferro, legno, carbone, iuta, animali vivi, brandelli di carne. Materiali che ha sapientemente amalgamato nelle sue opere che l’hanno reso noto nel mondo.