di Gabriella Paci
CHI È
Quest’anno si celebra il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, nato appunto il 5 marzo del 1922 a Bologna e morto tragicamente nel 1975 in circostanze e movente mai del tutto chiariti.
Di origini nobili da parte del padre, Pier Paolo vive una giovinezza poco stabile in quanto il padre si sposta e si indebita di frequente per il vizio del gioco e la madre deve così riprendere a esercitare la professione di insegnante.
Dopo la laurea in lettere, vive nel paese che considera suo: Casarsa e scrive le sue prime poesie in dialetto friulano. Si trasferisce, poi, a Roma per uno scandalo dovuto all’omosessualità da lui mai nascosta dove pur continuando a scrivere, svolge varie attività quali l’insegnamento e la scenografia .
ROMANZI
Nel 1955 pubblica “Ragazzi di vita” romanzo che tratta della vita dei ragazzi della disagiata periferia della città, in cui usa un linguaggio di borgata ma non esente da termini ricercati e colti. In particolare usa struttura sintattica del dialetto romanesco, appunto per riprodurre i dialoghi delle borgate; le parti più descrittive invece sono caratterizzate da uno stile alto, letterario e ricercato, dai toni lirici, vicino ai modi della tradizione letteraria sulla quale lo scrittore si è educato.
Il romanzo suscita grande scandalo con la descrizione delle baracche e della vita condotta dai ragazzi tra piccoli furti, prostituzione e violenza. Emerge come la miseria materiale e culturale annulli la bontà dell’animo umano.
Altro celebre romanzo, che quasi sembrerebbe una continuazione del primo è, “Una vita violenta” pubblicato nel 1959. Il protagonista del romanzo, Tommaso, vuole migliorare la sua condizione studiando e affermandosi nel Partito Comunista Italiano, essendo anche lui nato nelle borgate romane. Il destino del protagonista si rivelerà amaro, in quanto muore nel tentativo di salvare la vita di una giovane prostituta che si è buttata nel Tevere
Seguono poi le raccolte di poesie “Ceneri di Gramsci” e "Usignolo" della chiesa cattolica”.
La religiosità della madre lo influenza e gli fa avvertire sempre il binomio purezza-peccato che non si risolverà mai, forse dovuto al suo complesso di Edipo, come avvertiamo nelle opere più giovanili, legate anche al simbolismo decadente.
Nel 1960 affianca la scrittura all’attività di regista: ne nasceranno capolavori di film neorealisti come “Accattone”, “La ricotta”, Mamma Roma”, “Uccellacci e uccellini”, “Il fiore delle mille e una notte”.
Le sue opere, di carattere provocatorio e scandaloso, raccontano senza mezze misure la realtà delle classi povere della periferia, in aperto contrasto con il perbenismo e l’ipocrisia di un società borghese interessata, come la classe politica, ad accumulare ricchezze e favori e dove il nascente consumismo appare dilagare senza limiti.
Romanzo rimasto incompiuto è,Petrolio, pubblicato nel 1992 dalla casa editrice Einaudi. Il protagonista del romanzo è Carlo, un personaggio dalla duplice personalità, che nel suo essere contraddittorio ricorda lo stesso autore.
POESIE DI PIER PAOLO PASOLINI
Tra le principali raccolte poetiche ricordiamo, La meglio gioventù, pubblicata nel 1954 che include anche le poesie di Casarsa.
Pasolini utilizza il dialetto friulano, e ricorda con rimpianto le esperienze di vita della sua adolescenza. Anche Le Ceneri di Gramsci (1957), e Usignolo della chiesa cattolica (1958), sono opere ancora in parte influenzate dal gergo friulano.
Ecco due tra le più belle che Pasolini ha scritto:
SUPPLICA A MIA MADRE
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
ALLA MIA NAZIONE
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
MI ALZO CON LE PALPEBRE INFUOCATE
Mi alzo con le palpebre infuocate.
La fanciullezza smorta nella barba
cresciuta nel sonno, nella carne
smagrita, si fissa con la luce
fusa nei miei occhi riarsi.
Finisco così nel buio incendio
di una giovinezza frastornata
dall’eternità; così mi brucio, è inutile
– pensando – essere altrimenti, imporre
limiti al disordine: mi trascina
sempre più frusto, con un viso secco
nella sua infanzia, verso un quieto e folle
ordine, il peso del mio giorno perso
in mute ore di gaiezza, in muti
istanti di terrore…
L’ESPERIENZA CINEMATOGRAFICA
Gli anni sessanta si aprono con una trasformazione rilevante delle scelte letterarie che fanno intravedere una difficoltà nella sua identità di scrittore e fors’anche di uomo.
Nasce anche da questa situazione la decisione di cambiare radicalmente il proprio linguaggio creativo e di dedicarsi alla regia cinematografica.
l’esordio dell’autore-regista avviene con, Accattone, film del 1961 che ripropone le vicende di un personaggio caro allo scrittore; quello del giovane delle borgate romane, emarginato ma innocente.
Le borgate romane tornano anche in Mamma Roma, film del 1962 dove una madre tenta invano di redimersi per amore del figlio. Nel 1964 scrive e dirige “Il vangelo secondo Matteo” il suo capolavoro dove la figura del Cristo è vista più che nella sua veste divina in quella di un uomo che si prodiga per i miseri e gli oppressi.
Presto gli interessi del regista si allargano: la crisi del marxismo e dell’ideologia è al centro degli episodi di Uccellacci e uccellini (1966); La crisi della civiltà borghese denunciata nel film, Porcile (1969); Il mito del passato cercato in film come, Edipo re (1967) e Medea (1970).
Attraverso il mito è più evidente e più incisiva un’aspra polemica contro la società moderna, che mette in luce le inquietudini e i disagi individuali. Proprio con le riscritture di Sofocle ed Euripide, Pasolini mostra di voler ampliare il proprio discorso sull’uomo insinuandosi nelle sue screpolature nucleari, quelle indagate in primo luogo dalla psicoanalisi: il rapporto con il materno e il paterno, la scoperta dell’esistenza di un terzo elemento che separa la coppia.
Un autore, dunque, sempre attuale e coinvolgente.