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di Lucia Lo Bianco

Il mondo le ha lasciate sole dopo vent’anni. Avevano frequentato scuole e università, erano diventate giornaliste, lavoratrici delle istituzioni governative, registe, guide turistiche e musiciste. Si erano illuse di poter aspirare a qualcos’altro che non fosse il buio profondo della notte in cui precipitavano inesorabilmente sin da bambine. Erano nate in un paese libero, in cui a una donna era finalmente permesso di poter perseguire i propri sogni. Tutto questo prima della caduta di Kabul lo scorso 15 agosto.

Il mondo osserva da quella data, soffre e trema per le donne di Kabul. Si interroga sul loro futuro e su come fare perché non vengano private dei diritti dolorosamente conquistati, su come agire perché il dolce volto di una afghana non scompaia per sempre dietro una coltre pesante come un muro, nascosta agli altri ed ai propri occhi. L’occidente teme si possa tornare indietro vanificando anni di lotte e crescita umana e culturale. Eppure loro, le donne, sono scese in piazza senza paura, in pieno regime talebano. Lo racconta l'emittente afghana Tolo News.

Decine di attiviste hanno percorso le strade di Herat, la provincia sotto il controllo italiano per 18 anni e la città mirabilmente descritta nei romanzi di Khaled Hosseini, chiedendo alla comunità internazionale di non dimenticarle. Sanno che il loro futuro è incerto in mano ai nuovi padroni dell’Afghanistan e sono consapevoli del fatto che non potranno fidarsi delle loro vaghe promesse: sulla loro sorte dicono tutto e il contrario di tutto.

Sono andate in strada sfilando con striscioni e slogan: "Non abbiate paura. Siamo insieme". Questi vent’anni non sono trascorsi invano e confidano sul fatto che un governo non possa sopravvivere senza il sostegno delle donne, che non sia più possibile nel 2021 non garantire loro il diritto ad avere istruzione, lavoro e sicurezza. Tutto questo mentre i talebani dichiarano che non ci saranno donne al governo confermando i timori di gran parte della popolazione mondiale nei confronti di un loro presunto cambiamento. Si è trattato solo di un malcelato stratagemma per rassicurare l’opinione pubblica della maggior parte dei paesi, uno stratagemma mal riuscito dato gli spettatori esterni sapevano bene che i talebani non erano cambiati per nulla.

Le donne sfilano, malgrado gli sguardi maschili. Indossando il velo e una mascherina che copre parte del volto si fermano a parlare con gli uomini che le osservano a lato della strada. Le immagini ci raccontano una storia che vede le donne protagoniste del proprio destino, nonostante i commenti maschili su Twitter confermino le paure. Secondo quanto si legge su social le donne erano state invitate ad aspettare che si creassero lavori idonei per loro, separati dai contesti maschili perché così dice la sharia.

I talebani al momento stanno decidendo del nuovo governo da formare e, a dispetto delle rassicurazioni fatte che le donne avrebbero mantenuto la propria libertà, i nuovi padroni non intendono consentire il loro ingresso a palazzo. La loro idea di “governo inclusivo” evidentemente non include le donne che attenderanno a casa che si decida per loro in futuro. Ma queste nuove donne che protestano in piazza sapranno aspettare?  

Una delle organizzatrici della protesta, Basira Taheri, ha detto che le donne vogliono essere coinvolte nel nuovo governo. "Vogliamo che i talebani tengano le consultazioni anche con noi", ha detto Taheri. "Non c'è nessuna donna nei loro incontri".

Una ricerca effettuata da Reporters Sans Frontières (Rsf), riferisce che meno di 100 giornaliste sulle 700 che operavano a Kabul prima della vittoria dei talebani, sono ancora al lavoro, mentre solo un ristretto gruppo continua a lavorare da casa. Molte altre sono state minacciate dai nuovi padroni. Possiamo solo confidare nella loro forza e determinazione perché sui loro occhi non scenda definitivamente il buio.

 

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Info Autore
Lucia Lo Bianco
Author: Lucia Lo Bianco
Biografia:
Sono una docente di Lingua e Letteratura Inglese in un Liceo Classico di Palermo. Oltre all’insegnamento sono impegnata in tante attività, professionali e personali. Da tre anni collaboro con Eurosofia, un ente coinvolto nella formazione professionale docenti e ho tenuto diversi webinar di aggiornamento e di preparazione per i concorsi a cattedra. Sul piano personale, oltre ad essere una runner, scrivo poesie, racconti e articoli e sto lavorando alla stesura del mio primo romanzo.
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