di Benedetto Maria Ladisa
Vincenzo Franchina è la vittima più giovane della tragedia della tremenda esplosione alla centrale elettrica Enel Green Power del lago di Suviana.
Era un bravo ragazzo, uno di quelli che, al divano o alla vita comoda, aveva scelto invece la via del lavoro onesto, dignitoso, per mettere sù famiglia e potersi realizzare come uomo e lavoratore onesto. Ma di onestà, in questa nostra Nazione oramai allo sbando, ce n'è veramente poca in giro. E neppure il lavoro fa eccezione. Anzi, tra appalti e sub appalti, diventa difficile perfino difficile individuare colpe e responsabilità. Siamo oramai vicini allo sfruttamento cinico dei lavoratori del terzo mondo. Con tanto di mancanza di regole e altrettanto mancato rispetto della vita umana. Quando non c'è più rispetto per la sicurezza sul posto di lavoro, si può morire come topi in trappola o come piccoli puntini nel cielo stellato. Tanto ai più non importa un fico secco. Le morti sul lavoro sono diventate troppe e inaccettabili. Anche quando accade un tragico incidente e, quindi, non voluto. La lista delle regole mancate è talmente lunga in Italia, da far impallidire forse pure i lavoratori del Congo o dell'Angola. Basti pensare che Vincenzo e gli altri erano sotto contratto con altre ditte. Nessuna delle vittime era un dipendente di Enel Green Power, che gestisce l’impianto. È morto anche un uomo di 73 anni, Mario Pisani, che aveva una sua partita Iva. Sì, avete capito bene: 73 anni. Un'età nella quale un uomo potrebbe godersi la pensione. La tragedia devastante di questa centrale idroelettrica porterà con sè tanti interrogativi e tante presunte irregolarità che probabilmente presunte resteranno, in un Paese che, come diceva Piero Angela, è "un Paese finito. Non ci sono premi per chi merita e non ci sono punizioni per chi sbaglia". Vincenzo Franchina, nella foto, non aveva neppure 36 anni. Li avrebbe compiuti tra un mese circa, era nato a Patti in provincia di Messina il 12 maggio del 1988. Risiedeva a Sinagra. Diplomato, era un elettricista industriale. Si era sposato da appena un anno ed era diventato papà di un bellissimo bimbo di soli tre mesi. Un bimbo che non potrà più abbracciare il suo papà. Una moglie, Enza, che non vedrà più il suo uomo. Solo dolori e lacrime per questa tragedia nella tragedia. Ma forse se ne parlerà solo fino al prossimo incidente sul lavoro. Vincenzo aveva lasciato la sua bella terra di Sicilia per realizzarsi e mettere sù famiglia. Aveva solo voglia di amare sua moglie e crescere suo figlio. Non voleva altro. Oggi lo hanno salutato molti suoi conterranei con un semplice " Ciao Vicè".