di Benedetto Maria Ladisa
La sua fuga dalla RSA di Faenza per rivedere il mare della sua riviera Romagnola aveva commosso tutta l'Italia.
Ad Aprile scorso, Bice Gullotta era riuscita a fuggire dalla Casa di riposo per anziani di Faenza, e con un treno aveva raggiunto la costa riminese per poi riuscire ad arrivare da sola l'Hotel Flora a Bellaria, lo stesso dove era solita trascorrere le vacanze estive diversi anni prima.
I proprietari dell'hotel l'avevano riconosciuta e abbracciata. In quel periodo stagionale però l'hotel resta chiuso e avevano promesso a Bice una settimana di vacanza gratis per l'estate. Bice aveva ringraziato e si era rifocillata in un bar vicino per poi rivolgersi ad una locale parrocchia, dove aveva trovato riparo, prima che la sua bella giornata al mare finisse ed essere riportata a Faenza.
All'età di 81 anni era stanca di minestrine e grida notturne degli altri anziani di quella casa di riposo. Voleva tornare alla libertà piena. Non aveva più rapporti con le sue tre figlie che diverso tempo fa l'avevano affidata alla Rsa e a Bice era stato nominato un amministratore di sostegno. Aveva trascorso troppo tempo in quella struttura, Dopo una vita dedicata al lavoro nelle Poste Italiane, non avrebbe mai immaginato di vedersi così abbandonata da tutti. Voleva dimostrare di essere capace di muoversi da sola e di non meritare una vecchiaia in una RSA. Dopo quella fuga, Bice era stata in tribunale a Ravenna, per ottenere la revoca dell'amministratore di sostegno.
A quell'udienza ci era arrivata non in Ambulanza ma da sola, in Taxi, per dimostrare anche alle figlie, presenti in aula di essere ancora autosufficiente e non una vecchia rimbambita. Poi, aveva lanciato un appello in tv:
"Sono disponibile ad abitare con qualsiasi persona, purché educata e a modo. Chiedo di aiutarmi a trovare qualcuno che voglia abitare con me. Sono indipendente e non ho bisogno di niente".
Aveva quindi finalmente raggiunto l'accordo con un ente di Roma, con cui aveva effettuato il definitivo trasferimento nella nuova sistemazione abitativa, un piccolo appartamento a Roma dove aveva spostato la propria residenza.
Purtroppo, tutta la sua vicenda giudiziaria e umana è giunta al capolinea. Bice se n'è andata per sempre. A comunicare la notizia è stato il suo legale Giuliano Lelli Mami, che Bice trattava come un figlio e che le è sempre rimasto vicino nella battaglia legale per riacquistare l'indipendenza piena: "Purtroppo la signora Bice era ricoverata in ospedale a Roma e mi hanno informato che è morta per un infarto".
Forse anche il cuore di Bice era stanco di tanti dispiaceri, e di tanta lotta per vedere riconosciuto il diritto ad una serena vecchiaia. Proprio quando sembrava che Bice potesse finalmente vincere la sua battaglia. La vicenda di Bice DEVE far riflettere molto, senza nulla togliere all'importanza o la necessità delle Case di riposo.
Il dramma dell'abbandono, della solitudine, della fine dei sogni.
Un dramma per molti anziani. Tanti, troppi genitori e nonni, dopo una vita di sacrifici e di privazioni per figli e nipoti, NON lo meritano. Così come è ingiusta una battaglia legale assurda, e così come profondamente ingiusto è che una burocrazia così macchinosa non permetta ad una persona anziana di vivere come desidera.
Ciao Bice, non so se potrai saperlo ma ti siamo vicini e vorremmo che tu ora fossi a bagnarti i piedi su quella riva dolce di Bellaria.