La voce inascoltata di giovani adolescenti, tra le misure restrittive del Covid e genitori in conflitto
di Ornella Gatti
Le misure restrittive del COVID-19, per il contenimento dell’infezione (lockdown, chiusura delle scuole, distanziamento sociale) hanno sconvolto la vita dei bambini e degli adolescenti, modificandone necessariamente abitudini e sistemi di vita. La permanenza dei ragazzi, obbligata a casa, certamente avrà ripercussioni ancora non definibili né quantificabili.
La pandemia ha comportato e continua a causare uno stato di ansia-paura e incertezza per il futuro, fonti di stress enorme, stress, che accresce qualora nel frattempo, il giovane è costretto a confrontarsi con situazioni di crisi all’interno della famiglia, senza possibilità di trovare all’occorrenza, vie di fuga. L’imposizione pandemica ha esaltato un cambiamento, già, probabilmente in atto nel legame familiare. Nel caso della separazione, l’adolescente capisce ben presto la gravità dei contrasti e comprende con più chiarezza lo stato di crisi della relazione genitoriale. La confusione emotiva che si genera durante una separazione, tra rabbia e depressione, liti e recriminazioni, certamente implica un sovraccarico sugli adolescenti. Ragioni economiche o di comodo, la convinzione di non far soffrire i figli o deludere la famiglia d’origine, producono una convivenza forzata, che si rivela spesso controproducente per i figli che soffriranno comunque, sia in un clima di ostilità tra i genitori, sia in una loro apparente serenità. I figli, comparse anonime, di questa rappresentazione drammatica, rimangono inermi, in un angolo della scena, ad assistere al disgregarsi della loro famiglia, in attesa che il sipario si chiuda. Fermarsi, ascoltarli, dando loro voce, nel tentativo di rendergli il ruolo di protagonisti è stato il mio viaggio nel loro inferno.
Le testimonianze di “Gabri” e “Ele”, un ragazzo e una ragazza, di Roma, ci raccontano la loro esperienza:
Quanti anni hai? Studi? Se sì, a che punto sei?
“GABRI” Ho 21 anni appena compiuti e studio per diventare ingegnere meccanico all’Università di Roma. Sono al secondo anno.
“ELE”-Ho sedici anni, si studio e frequento il terzo liceo dell’indirizzo scienze umane, a Roma.
Il 2020 con la pandemia è stato un anno terribile, come trascorrevi il tempo chiuso/a a casa?
“GABRI” - ll 2020 è stato il peggior anno della mia vita. Già di suo è partito malissimo a causa della mia prima esperienza drammatica con gli esami universitari, poi, da quando è scoppiata la pandemia in Italia, è cominciato il declino totale: un oblio interminabile, un susseguirsi di eventi orribili, in primis la morte del mio migliore amico e nonno e una situazione a casa non delle migliori. Il primo periodo, il lockdown stretto, l’ho passato isolato in cameretta a giocare al PC con i miei amici, per non sentirmi solo, e questo è durato fino alla morte di mio nonno, dopo la quale ho perso qualsiasi sprazzo di vitalità e mi sono sentito un po' come un corpo vuoto, senz’anima: il più del tempo lo passavo a disegnare per l’università e a piangere sdraiato a letto. Ho interrotto la maggior parte dei miei contatti sociali per un po' di tempo, avevo bisogno di stare da solo. Ho ricominciato a sorridere per dare forza a nonna: quel periodo stava in casa con noi completamente distrutta dal dolore (come un po’ tutti quanti). In realtà il vero motivo del mio isolamento era soprattutto il fatto che dentro casa, ovvero all’interno delle relazioni domestiche, stavo veramente male. Il conflitto con mia madre è cominciato ben prima della pandemia, ma si è aggravato proprio con la convivenza forzata (e ciò vale anche per gli altri membri della famiglia nei suoi confronti): non potendo avere dialogo o poter nemmeno fare un discorso a causa della sua attitudine totalitaristica e aggressiva, della sua auto presa di potere su tutti (come se la sua opinione su qualsiasi fatto fosse l’unica e incontrovertibile verità assoluta), ho deciso di ritirarmi nella mia stanza isolato da tutto e tutti. Anche quando ho cominciato a stare meglio, ho sempre cercato di schivare le varie discussioni unilaterali e unidirezionali, proprio perché la mia psiche non avrebbe potuto reggere. La parte migliore nel periodo di “lockdown” è stato il tempo dedicato allo studio. Ho prodotto tavole di disegno tecnico su parti meccaniche, ho persino costruito un modellino di Gundam. Numerose sono state le chiacchierate con papà: ho recuperato il rapporto con lui e ho scoperto una persona parecchio diversa da quella che mi era sempre stata, purtroppo, dipinta davanti agli occhi.
“ELE”-Trascorrevo il tempo maggiormente studiando, la scuola non ha contribuito nemmeno un minimo a renderci le cose più semplici purtroppo. Per il resto facevo ciò che più riusciva a farmi viaggiare in un mondo parallelo, per esempio spendevo il tempo guardando serie tv o film; danzavo o delle volte facevo qualche esercizio fisico; ho anche trovato il tempo per imparare a cucinare qualche dolce e molto spesso scappavano delle videochiamate con le mie amiche, erano l’unico strumento per scambiarci qualche parola di conforto o raccontarci le cose più banali ma che allo stesso tempo ci rendevano felici.
Sei stato/a a stretto contatto con la famiglia, è stato piacevole, o ti sei reso/a conto che ci sono dei problemi? I tuoi genitori stanno attraversando una crisi di coppia?
“ELE”- Mi dispiace dirlo ma no, non è stato per niente piacevole e i problemi che già esistevano si sono aggravati molto di più. Le cose tra i miei genitori non sono mai andate del tutto bene ma la pandemia anche in questo ha contribuito a spezzare pian piano il loro rapporto e ancora adesso stiamo vivendo questo momento delicato, non è facile, ma mi piace pensare che prima o poi le cose si aggiusteranno e che ritroveremo la pace. Una cosa che mi ha reso tanto felice è stato il cambiamento del rapporto tra me e mio fratello, ci siamo uniti, ci siamo dati forza e in due è molto più semplice affrontare tutto, anche se devo ammettere che nell’ultimo periodo, le cose che peggiorano sempre di più, suscitano in lui delle emozioni strane e anche per altri suoi problemi, si sta un po’ allontanando, ma comunque non lo lascerò andare. Un’altra cosa positiva è che tutto questo mi sta aiutando molto a crescere e quindi sto formando quella che sarò un giorno, sto acquistando molta autostima e per me è un enorme traguardo.
“GABRI” - Mi sono reso conto della reale situazione. I problemi che sono venuti a galla sono stati parecchi. E s!I miei genitori sono in crisi ma, dal mio mero punto di vista, in realtà solo uno di loro sta avendo una grave crisi personale, poiché l’altro sta facendo di tutto per “mantenere la barca a galla”. La crisi personale si ripercuote quindi su ognuno di noi per forza di cose, perché c’è proprio una negazione dei problemi nonostante siano ben visibili e soprattutto c’è una totale assenza di logica e raziocinio con continui scatti d’ira e soprattutto molte urla di rabbia e frustrazione che sono invece interpretate dall’interessato come manifestazioni di un fuoco passionale interiore atto a ribaltare gli equilibri e al risolvere tutti i problemi con qualsiasi tipo di persona e legame.
Come vivi questa situazione? Che emozioni ti provoca assistere ai litigi? Ti senti a disagio?
“ELE”- La situazione la affronto al meglio, anche se è stressante sentirli ogni giorno discutere. Devo fare sempre attenzione a come parlo perché qualsiasi cosa potrebbe scaturire un litigio e cose simili. Assistere alle loro litigate mi fa sentire molto inutile e un peso. Ripenso sempre alle fasi della loro vita vissuta insieme e sono sicura che essere venuta al mondo ha influito moltissimo nel loro rapporto “tossico”. Quando litigano purtroppo, non posso fare nulla per farli smettere, questo probabilmente comporterebbe solo peggiorare la situazione e dato che non è nella mia natura stare in silenzio e dire la mia, tutto ciò mi crea un vuoto allo stomaco. La cosa che mi fa più male è sentirli urlare, non c’è cosa che più odio, si potrebbe chiarire semplicemente parlando e invece non fanno altro che offendersi e rinfacciarsi le cose. Discutono come dei bambini, come posso vedere tutto questo teatrino ogni volta? Non riesco a credere che due persone adulte si attacchino solo per cose minime, semplicemente per invidia o per piacere di far innervosire l’altro, non riesco a spiegarmi più nulla. Non per vantarmi, ma io affronterei certe situazioni con più maturità. Qualche mese fa sì, mi sentivo molto a disagio, ma come dicevo prima i loro litigi, sono diventati parte della mia quotidianità e come ogni altra cosa “normale” ci ho fatto l’abitudine e molte sensazioni non le provo più. In realtà il loro atteggiamento in queste situazioni mi fa molto ridere, per lo stesso motivo che elencavo nella domanda precedente.
“GABRI” - La situazione la vivo in modi molto diversi. A volte tendo a lasciarmi trasportare dalle emozioni e a rispondere alle provocazioni (soprattutto se devo agire in difesa mia o di mia sorella), altre volte invece, seguo i consigli di mio padre sul lasciar correre, anche se agire così, mi provoca frustrazione, perché credo di possedere un innato e forte senso di giustizia che difficilmente lascia correrei soprusi, anche nelle situazioni di evidente svantaggio rispetto all’avversario. Spesso mi capita anche di scontrarmi con papà proprio perché non riesco a tollerare la sua permissività, per poi comprendere che forse non dare corda sia la strada più breve verso la calma. Ma non voglio calma, voglio la pace e farò di tutto per trovarla. Mi sento molto a disagio e fuori posto, come se non dovessi essere lì. Mi sento, allo stesso tempo, impotente ma anche in grado di poter dare un aiuto significativo a una delle due parti per vincere, solo che alla fine tendo a non intervenire perché i miei odiano essere aiutati o contraddetti da noi figli durante i loro litigi. Ho capito che l’ignavia, in questo caso, è una manifestazione di rispetto, anche se in cuor mio so bene chi ha la ragione dalla sua e chi antepone l’irrazionalità e il caos ai fatti e alla logica.
Pensi che la situazione si possa risolvere o sia l’anticamera di una separazione? Sarebbe un problema?
“GABRI” - A parer mio non c’è alternativa alla separazione e devo dire che mi sento un fallito, come figlio, nell’aver mancato uno dei miei principali scopi: il tenere la famiglia unita e coesa come fosse una squadra affiatata. Il problema però è che “non vedo terra”, nel senso che la strada per la separazione mi sembra ancora troppo lunga e temo di dover abbandonare io la famiglia, ben prima che tutto sia risolto, stando alla mancanza di volontà che avverto. La separazione sarebbe un’ottima soluzione se solo si realizzasse. Il problema è che entrambi mettono in campo continuamente scuse per ritardare il processo.
“ELE”- Certo, a tutto c’è rimedio. Penso solo che ci vorrà moltissima pazienza, il procedimento del divorzio non è nemmeno all’inizio perciò si risolverà completamente tutto tra molti anni. Un po’ perché (anche se non lo ammettono) il cambiamento drastico della separazione non sarà molto semplice per motivi di comodità e un po’ perché economicamente non ce lo possiamo permettere adesso come adesso. Ma sono molto fiduciosa e prima o poi sono sicura che accadrà. Assolutamente no, non sarebbe un problema, è l’unico modo per ricominciare a vivere una vita normale e tranquilla. Sono consapevole del fatto che essendo legata ad entrambi inizialmente sarà molto dura per quel che mi riguarda, uno dei due mi mancherà tantissimo e avendo costantemente bisogno di un contatto fisico i primi giorni/mesi saranno pesanti, ma poi come ogni altra cosa, ci farò l’abitudine e andrà tutto per il meglio. In questo momento non c’è cosa che più desidero, per il bene di tutti noi.
Provi rabbia per quanto accade? Secondo te, una separazione dei tuoi genitori, alla fine potrebbe risolvere molti dei problemi attuali?
“ELE”- Non credo sia rabbia quella che provo per quanto accade, forse è più un grande dispiacere perché potremmo tutti vivere in modo più sereno senza star continuamente in aria di tensione. Questo comporta a tutti molti problemi interiori che poi si manifestano in altre occasioni e ciò ci permette di non essere al cento per cento noi stessi e non sentirsi liberi a causa di questi conflitti è una cosa terribile. Non riesco a vivere a pieno la vita che vorrei, mi servirebbe soltanto una famiglia unita per risolvere praticamente tutti i miei problemi che ho con me stessa, invece così non fanno altro che peggiorarli. Perciò sì, come proposto nella domanda una loro separazione mi aiuterebbe moltissimo, ad essere più serena e gestire le mie ansie e paure.
“GABRI” - Provo spesso rabbia per ciò che mi accade intorno, ma proverei più rabbia se questa situazione dovesse non finire mai, quindi preferisco la via della separazione. Non vedo alternativa oltre a un miracolo o a un improvviso -“change of heart” in mia madre, lei chiede espressamente di rimanere sola: si è fatta terra bruciata con ogni persona, amico o parente che non la pensasse come lei e che non fosse monotematico come lei.
Per finire, vorresti dire qualcosa ai tuoi genitori? Qualcosa che hai in fondo al cuore ma che pensi non si possa rivelare.
“GABRI” - Purtroppo o per fortuna non ho niente da dire su questo: ho l’enorme difetto di parlare sempre prima di pensare, perciò ho già detto tutto a loro, anche quello che non avrei mai dovuto dirgli. Sono troppo schietto, uno dei miei grandi difetti. Almeno non avrò mai il rimorso di non aver detto ciò che realmente pensavo. Grazie infinite per avermi permesso di raccontare la mia esperienza.
“ELE”- So che dirglielo comporterebbe la rovina dei loro piani e farei venire loro molti dubbi sulle persone che credono di essere. Mamma e papà, vi basterebbe essere COERENTI e tutta questa falsità nei vostri confronti svanirebbe. Entrambi sono convinti di essere ciò che pensano di essere, in realtà fanno tutto il contrario di quello che dicono. Vorrei solo che papà trovasse il coraggio di far uscire fuori in lui l’uomo che davvero è, sono stufa di vederlo soccombere solo perché ha paura di creare casini peggiori. Soprattutto mi fa male vedere la sua doppia faccia, nel senso che sta dalla nostra parte in qualsiasi cosa/pensiero, ma davanti a mamma dimostra sempre il contrario, questa cosa mi distrugge. Per quanto riguarda mamma mi piacerebbe che lei fosse più realista e vorrei che non vivesse nel suo mondo di finte convinzioni solo per paura di sentirsi inferiore. Grazie per avermi chiesto cosa pensassi e come mi sentissi di fronte a questa situazione.
Ringrazio ELE e GABRI che hanno testimoniato la loro esperienza, aprendo con sincerità il loro cuore e dichiarando forse per la prima volta i loro sentimenti, poiché spesso ci si dimentica di chiedere semplicemente, come stai? Come tanti ragazzi in età adolescenziale hanno colto intensamente le problematiche e le ansie derivanti dalla pandemia, ma a differenza di altri coetanei, loro sono stati obbligati a vivere la restrizione in una situazione familiare molto contrastata. Non dobbiamo dimenticare che i ragazzi sono molto più ricettivi e sensibili degli adulti, nel cogliere quanto accade intorno a loro. La separazione dei genitori già traumatica di per sé, crea tensioni e malesseri difficili da contenere. Qualora però i genitori si ritrovino costretti a vivere questa condizione, è necessario che facciano appello a tutta la propria forza interiore per mantenere il controllo ed evitare i conflitti, cercando In primo luogo di non condividere il proprio dolore, il proprio stress e il proprio malessere con gli altri elementi del nucleo familiare, perché l’alternativa, ossia manifestare i propri sentimenti davanti ai figli, scatenerebbe effetti a catena disastrosi. I genitori dovrebbero tenere bene a mente che la fine dell'amore non significa anche fine del rispetto. Un rispetto verso il coniuge ma soprattutto verso i figli, che come testimoniato da GABRI ed ELE, tutt’altro sono che anonime comparse.