Con il decreto del 16 settembre, 23 milioni di lavoratori coinvolti. Green Pass dove e quando occorre
di Ornella Gatti
Il Green Pass o Certificazione verde Covid -19 è una certificazione in formato digitale e stampabile, emessa dal Ministero della Salute, è rilasciata alla persona che è stata vaccinata contro il COVID-19 o ha ottenuto un risultato negativo al test molecolare/antigenico o è guarita da COVID-19. Il Green Pass era già obbligatoriamente richiesto in Italia per partecipare alle feste per cerimonie civili e religiose, accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture, spostarsi in entrata e in uscita da territori classificati in "zona rossa" o "zona arancione". Dal 6 agosto l’obbligo è stato esteso per accedere ai seguenti servizi e attività: ristoranti e bar al chiuso, non necessario all’aperto o consumo al banco; spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi; musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre; piscine, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso; sagre e fiere, convegni e congressi; centri termali, parchi tematici e di divertimento; centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione; attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò e concorsi pubblici.
Dal 1° settembre, l’obbligo ha riguardato tutti gli studenti universitari e quelli dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica oltre al personale, sia docente sia tecnico-amministrativo, del sistema universitario e di quello AFAM per le attività in presenza. Sempre dal 1° settembre, l’obbligo di green pass c’è per viaggiare sui treni a lunga percorrenza, navi e aerei. In particolare, le regole riguardano treni ad Alta Velocità e Intercity. L'obbligo non si applica sugli autobus urbani e per viaggiare in metropolitana. Certificazione estesa nel settore scolastico a chiunque accede a tutte le strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative. Il provvedimento, quindi, riguarda anche i genitori degli studenti che entrano nell'istituto. Non si applica ai bambini, agli alunni e agli studenti nonché ai frequentanti i sistemi regionali di formazione, ad eccezione di coloro che prendono parte ai percorsi formativi degli Istituti tecnici superiori".
Dal 15 ottobre la Certificazione verde Covid-19 (o green pass) sarà obbligatoria nei luoghi di lavoro pubblici e privati. È quanto prevede il decreto legge "Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato “ approvato dal Consiglio dei ministri il 16 settembre in modo unanime. Con questo decreto è stato esteso l’obbligo vaccinale in tutto il comparto lavoro, sia pubblico che privato, ai fini del contenimento della pandemia. Precisamente chi sarà tenuto a essere in possesso del certificato verde?
Lavoro Pubblico: tutto il personale delle amministrazioni pubbliche. L’obbligo riguarda inoltre il personale di Autorità indipendenti, Consob, Covip, Banca d’Italia, enti pubblici economici e organi di rilevanza costituzionale. Il vincolo vale anche per i titolari di cariche elettive o di cariche istituzionali di vertice. Inoltre l’obbligo è esteso ai soggetti, anche esterni, che svolgono a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa o formativa presso le pubbliche amministrazioni.
Organi costituzionali: i soggetti titolari di cariche elettive e di cariche istituzionali di vertice.
Lavoro privato: coloro che svolgano attività lavorativa nel settore privato. Il possesso e l’esibizione, su richiesta del Certificato Verde sono richiesti per accedere ai luoghi di lavoro.
Tribunali: Il personale amministrativo e i magistrati, per l’accesso agli uffici giudiziari. Al fine di consentire il pieno svolgimento dei procedimenti, l’obbligo non si estende ad avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all’amministrazione della Giustizia, testimoni e parti del processo. Saranno i datori di lavoro a dover verificare il rispetto delle prescrizioni. Il decreto prevede che il personale che ha l’obbligo del Green Pass, se comunica di non averlo o ne risulti privo al momento dell’accesso al luogo di lavoro, è considerato assente ingiustificato fino alla presentazione della Certificazione Verde; dopo cinque giorni di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso. La retribuzione non è dovuta dal primo giorno di assenza. Non ci sono conseguenze disciplinari e si mantiene il diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Per coloro che sono colti senza la Certificazione sul luogo di lavoro, è prevista la sanzione pecuniaria da 600 a 1500 euro e restano ferme le conseguenze disciplinari previste dai diversi ordinamenti di appartenenza.
A oggi, nel nostro paese, oltre quarantuno milioni di persone, ossia il 70% della popolazione è stato vaccinato, completamente; si aggiungerà un 5,1 %, che attende la seconda dose. Una cifra che si stava stabilizzando, con prenotazioni in calo, fino al decreto del 16 settembre riguardante tutti i lavoratori. L’effetto ha portato di conseguenza, la corsa alle prenotazioni, che sono raddoppiate negli ultimi giorni. Contemporaneamente è iniziata la prenotazione per la terza dose di vaccino per i soggetti più fragili o immunocompromessi.
Prevedibili le molteplici manifestazioni organizzate contro il green pass, in diverse città italiane, dal Nord al Sud. Il popolo dei NO VAX, man mano ridotto nei numeri, contesta le misure adottate dal governo e scende in piazza. Le motivazioni variano dalle credenze cospirative, per cui reti nascoste d’interessi cercano di orientare le masse; le credenze antiscientifiche che celano fobie e paure; la tendenza delle persone ad avere intolleranza per le violazioni delle loro libertà, per cui chi s’identifica come anticonformista e libertario rifiuta le opinioni che ritiene massificate, proprio per comunicare a sé e agli altri la sua identità; una visione individualistica del mondo, per cui le persone pensano che sia meglio che ogni persona prenda le decisioni per se stesso, per cui l’immunizzazione di massa è vista come un’iniziativa eccessivamente intrusiva. Escludendo le credenze antiscientifiche dettate da timori soggettivi, le altre ragioni sopradette, rivelano al contrario nei movimenti anti-vaccinali una forte pressione al conformismo di gruppo, che sottomette proprio la loro libertà individuale. Il dubbio sull’invadenza dello stato, in un momento di ripresa e ripartenza, deve essere calcolato sui benefici sociali ed economici conseguibili. E altre chiusure certamente non favorirebbero alcun beneficio. La personale responsabilità, il rispetto di una condotta consona nei confronti della pandemia, restano le norme basilari, per sconfiggere il contagio. Non possiamo pensare di uscire dal COVID-19 se non in un’ottica collettiva. Dobbiamo unire l’impegno etico e, dunque, la solidarietà globale, a un discorso di sicurezza. Chiarendo che l'articolo 32 della Costituzione, prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge, determinando così un obbligo generale per i cittadini. Una legge di questo tipo sarebbe giustificata dai benefici documentati che il trattamento, in questo caso il vaccino, porterebbe alla comunità ed ai singoli". Gli studi scientifici, a oggi, non solo in Italia ma nel mondo, dimostrano gli effetti globali positivi dei vaccini sono proprio la vantaggiosità per la comunità e anche per i singoli individui che ha dettato i requisiti per il decreto green pass. Non dimentichiamo che ad oggi, in Italia abbiamo perduto 130.354 VITE, di, per o con Covid.