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di  Massimo Reina

C’è un’"altra" Ucraina che non finisce nei titoli dei giornali occidentali. Non è quella delle foto in posa con le bandiere gialloblu, degli abbracci con Ursula e Macron, delle standing ovation nei parlamenti. È l’Ucraina di chi viene rastrellato per strada, strappato dal lavoro, dalla famiglia, dalla vita civile, per essere trasformato in carne da cannone. Una storia tra le tante è quella di Alexandr, ucraino puro sangue 100%, nome di battaglia "Yakuza", che fino a un anno fa insegnava giapponese all’Università di Kiev e oggi combatte per i russi contro il suo stesso governo.

Coscrizione forzata fino al massacro

Un giorno, tra una lezione e l’altra, lo hanno caricato su un pulmino, insieme ad altri quaranta docenti e studenti, e lo hanno spedito in caserma. Gli avevano detto che avrebbe seguito un corso di specializzazione militare, invece lo hanno mandato al fronte senza esperienza, senza equipaggiamento, senza possibilità di scelta. Non è un’eccezione: l’Ucraina di Zelensky, che secondo la nostra stampa sarebbe un faro di democrazia, usa il sistema più vecchio del mondo per riempire le sue trincee: la coscrizione forzata. In strada, nei bar, alle fermate degli autobus, persino nei centri commerciali, i reclutatori prelevano uomini tra i 18 e i 60 anni per spedirli al massacro. Chi non si presenta rischia fino a 12 anni di carcere.

Il professor Alexandr: dalla cattedra al campo di battaglia

Alexandr è stato lasciato a morire dai suoi ufficiali e poi catturato dai russi. A quel punto avrebbe potuto aspettare lo scambio prigionieri e tornarsene a casa, invece ha scelto di arruolarsi nel reparto “Krivonos”, dove combattono centinaia di ex soldati ucraini passati dalla parte di Mosca. Una storia che nella narrazione dominante non esiste. Perché se Zelensky è il buono e Putin è il cattivo, non può esserci una resistenza interna, non possono esserci ucraini che la pensano diversamente, né soldati che disertano perché mandati al macello.

 

 

Eppure esistono. Lo dimostrano le proteste delle madri ucraine che chiedono di riavere i figli, le denunce dei corpi lasciati a marcire nei boschi perché non c’è più nessuno che possa recuperarli, gli oltre 800.000 uomini in età da leva che sono scappati dal Paese. Lo dimostrano le leggi che Zelensky firma nel silenzio generale, come l’ultima che abbassa a 25 anni l’età per essere arruolati con la forza.

La guerra, quella vera, non è mai quella raccontata nei salotti tv o nei titoli a caratteri cubitali. Non è mai il fumetto in bianco e nero con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. È fatta di polvere, di corpi bruciati, di madri che piangono figli che non rivedranno mai più. Alexandr lo ha capito sulla sua pelle. Noi, invece, preferiamo far finta di niente.

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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