di Massimo Reina
C’è qualcosa di profondamente ipocrita nell’atteggiamento dell’Occidente verso la Siria. E non parliamo solo di indifferenza, ma di complicità travestita da condanna morale. Per anni ci hanno raccontato che il conflitto siriano era una lotta per la libertà, una rivoluzione popolare contro il regime sanguinario di Bashar al-Assad. Ma la verità, oggi come ieri, è che i cosiddetti “ribelli” non sono altro che un’accozzaglia di jihadisti che nulla hanno a che vedere con la resistenza civile che animò le prime proteste nel 2011.
Da ribelli a jihadisti: il grande inganno della propaganda
Ricordiamolo, almeno una volta: i veri ribelli, quelli che sfidarono Assad chiedendo democrazia, non esistono più. Spazzati via dagli stessi gruppi jihadisti che l’Occidente oggi finanzia in segreto e finge di condannare in pubblico. Tra questi, Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ex ramo siriano di Al-Qaeda, ora rifugiato nella provincia di Idlib. Un gruppo che non ha mai abbandonato il suo credo terrorista, ma che si è reinventato per sembrare più presentabile. È cambiato il nome, ma non la sostanza: gli stessi uomini che un tempo inneggiavano al Califfato ora si presentano come difensori della popolazione locale.
Come sottolinea Sergei Medvedko, orientalista e storico, “HTS ha imparato dagli errori del passato: non usa più il terrore indiscriminato, ma adotta una strategia più sofisticata, cercando di guadagnarsi la fiducia della popolazione locale fornendo cibo e servizi, persino elettricità dalla Turchia”. Almeno agli occhi dei più, visto che in queste ore no si contano le esecuzioni di massa, le violenze, perfino le decapitazioni. Una tattica che ha permesso al gruppo di consolidare il controllo su Idlib e di lanciare nuove offensive contro il regime.
Il gioco sporco dell’Occidente
E qui arriva il punto dolente: chi finanzia Hayat Tahrir al-Sham? Ufficialmente nessuno, ma nei fatti gli aiuti arrivano da quelle stesse potenze che in pubblico si dichiarano contro il terrorismo. La Turchia è il principale sponsor, garantendo non solo supporto logistico, ma anche un canale per rifornimenti e denaro. Ma Ankara non è sola. Dietro le quinte, gli Stati Uniti e i loro alleati chiudono un occhio – o entrambi – sulle attività di HTS e di altri gruppi jihadisti, considerandoli utili strumenti per indebolire Assad e contrastare l’influenza russa nella regione.
E allora eccoli lì, i moralisti d’Occidente, pronti a stracciarsi le vesti per i diritti umani violati da Assad, ma altrettanto pronti a finanziare indirettamente terroristi che massacrano civili, distruggono città e impongono regimi di paura. La retorica del “ribelle moderato” è la più grande bugia di questo conflitto. Non esistono moderati tra chi impone la Sharia, chi arruola bambini soldato e chi usa il terrore come arma politica.
La farsa delle nazionalità
C’è un altro dettaglio che l’Occidente preferisce ignorare: la composizione di questi gruppi. La maggior parte dei jihadisti che combattono in Siria non sono nemmeno siriani. Arrivano da tutto il mondo: Cecenia, Afghanistan, Yemen, e persino Ucraina. Sì, avete letto bene: tra le fila di Hayat Tahrir al-Sham e di altri gruppi jihadisti ci sono anche combattenti ucraini, reclutati attraverso reti internazionali e qualche servizio segreto occidentale “amico”. Un dettaglio che stride con la narrazione di un conflitto “nazionale” e che getta una luce inquietante sulle vere dinamiche della guerra.
Il silenzio colpevole dei media
Nel frattempo, i media occidentali continuano a ripetere il mantra dei “ribelli moderati”, ignorando volutamente le prove del coinvolgimento diretto di questi gruppi in crimini di guerra e terrorismo. Le stragi di civili, gli attacchi indiscriminati e la persecuzione delle minoranze vengono sistematicamente omessi o minimizzati. Perché? Perché riconoscere la verità significherebbe ammettere che l’Occidente, nel suo cinismo geopolitico, ha tradito quei principi di libertà e giustizia che dice di difendere.
E così, la Siria rimane un campo di battaglia, non solo tra ribelli, ma tra la verità e la propaganda. L’Occidente finge di combattere il terrorismo, ma lo alimenta. Finge di sostenere la democrazia, ma appoggia regimi e gruppi che la calpestano. E il popolo siriano, quello che voleva solo un futuro migliore, continua a pagare il prezzo più alto.
Come conclude Medvedko, “Finché ci saranno potenze disposte a finanziare i jihadisti, la guerra in Siria non finirà mai. Non è più una questione di ideali, ma di interessi, e gli interessi dell’Occidente non coincidono certo con quelli del popolo siriano”.
Ma chi ha ancora il coraggio di dirlo?