di Gabriella Paci
L’Inps ha finalmente pubblicato le istruzioni per richiedere il reddito di libertà destinato a donne assistite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali. E’ un provvedimento del 2020 istituito dal decreto legge 34 e disciplinato dal decreto del presidente del consiglio dei ministri che, a brevissimo, dovrebbe diventare attivo online.
Questo reddito ha come obiettivo quello di favorire l’indipendenza e l’emancipazione delle donne vittime di violenza da parte di compagni, mariti o padri che il periodo della pandemia ha ulteriormente aggravato. Ecco il perché del suo nome.
Ne potranno usufruire tutte quelle donne vittime di violenza che, residenti in Italia, siano esse cittadine italiane, comunitarie o extracomunitarie, purché in possesso di permesso di soggiorno o con lo status di rifugiate politiche o di protezione sussidiaria.
L’importo è modesto: 400 euro mensili per un massimo di 12 mesi e dovrà essere destinato a spese per l’alloggio o il percorso scolastico o formativo di eventuali figli minori. Tale contributo è però compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito come, per esempio, il reddito di cittadinanza, l’assegno nucleo familiare o il Rem.
Come stabilito dall’Accordo Stato-Regioni 178/CU e nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 17 dicembre 2020, i 3.000.000 di euro destinati alla misura sono ripartiti tra le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. La suddivisione si basa sui dati Istat del gennaio 2020 in merito alla popolazione femminile che si trova nei Comuni di ciascuna Regione e appartiene alla fascia di età 18 /67 anni.
Se la cifra destinata non fosse sufficiente, la richiesta può essere ripetuta e sarà evasa appena possibile.
Ma ecco la ripartizione per regione:
• Piemonte 198.537 euro;
• Valle d’Aosta 6.014 euro;
• Liguria 68.298 euro;
• Lombardia 491.595 euro;
• Provincia autonoma Bolzano 30.090 euro;
• Provincia autonoma di Trento 28.318 euro;
• Veneto 238.055 euro;
• Friuli Venezia Giulia 54.112 euro;
• Emilia Romagna 205.528;
• Toscana 170.477 euro;
• Umbria 39.626 euro;
• Marche 71.026 euro;
• Lazio 277.928 euro;
• Abruzzo 61.726 euro;
• Molise 14.175 euro;
• Campania 345.087 euro;
• Puglia 220.895 euro;
• Basilicata 28.243 euro;
• Calabria 102.640 euro;
• Sicilia 274.00 euro:
• Sardegna 3.313 euro.
Indubbiamente è un provvedimento limitato sia per la cifra che risulta assai modesta sia per la fascia di età che andrebbe sicuramente ampliata a comprendere anche donne più anziane, dato che la cronaca riporta notizie di vessazioni e femminicidi che oramai abbracciano qualunque età.
Quello che è importante è che sia stato fatto un primo passo per dare un ulteriore aiuto, oltre al codice rosso, alle tante donne vittime di violenza, in modo che un minimo di autonomia economica possa aiutarle a staccarsi dal proprio aguzzino e a ricrearsi una vita propria.
Infatti, spesso alla paura di ritorsioni e alla vergogna è collegato lo status di dipendenza economica che ostacola ulteriormente il proposito di allontanarsi dalla condizione di violenza a cui è sottoposta la donna.