di Ivana Orlando
Ho conosciuto Eleonora Mazzoni soprattutto attraverso i suoi libri.
Mi ha colpito il suo modo di scrivere, semplice, diretto e confidenziale.
In una frequenza intima e parallela, come se fosse l’amica del cuore di ognuno di noi; ragazze, donne e mamme. Un pregio fondamentale per chi scrive.
Dopo aver finito di leggere uno dei suoi libri, “Le difettose”, un volume che rileva una parte ancestrale della donna e la sua complessità nel raggiungerla, mi precipitai a scriverle un messaggio. Allegai una delle mie poesie in riferimento al suo libro.
La sua risposta fu pronta, intelligente e gioiosamente amichevole. Sembrava ci fossimo già conosciute.
Credo sia questo che al lettore piace, si adagia comodamente nelle sue parole come se fossero già vissute, parte delle nostre insicurezze ed anche delle nostre gioie che la vita ci presenta. Il lettore sente come sue le vicende, le paure che Eleonora narra con estrema sensibilità e partecipazione.
Proprio per questa identificazione con il lettore “Le Difettose” è stato appena ristampato dopo 9 anni dall'uscita!!!
Sono stata molto lieta quando Eleonora mi chiese di partecipare con un mio testo poetico al suo nuovo libro.
Eleonora Mazzoni in sé incorpora due talenti, un grande connubio; l’attrice e la scrittrice.
L’attore interpreta lo stato d’animo del personaggio che veste, lo scrittore usa le parole per vestire un’immagine.
A tal proposito chiedo ad Eleonora:
-Tra l’essere attrice e scrittrice quale emozione ti ha più coinvolta in prima persona nel narrare o interpretare un personaggio?
«Ho fatto i due mestieri mai contemporaneamente, ma prima uno e poi l’altro, per cui mi sono dedicata a ciascuno completamente, ricevendo in cambio da entrambi emozioni, conoscenza, piacere. Ormai da dieci anni ho deciso soltanto di scrivere, perché è un’attività che assorbe tutte le mie energie. E mi consente la proprietà del processo creativo dalla a alla z. L’opera letteraria la costruisco io in prima persona e ne rispondo interamente io. Questo è molto appagante. Fare un film o uno spettacolo come attrice è, invece, una magnifica ed educativa esperienza comunitaria, dove ognuno gestisce un segmento del prodotto finale. E siccome è proprio questa dimensione collettiva che mi manca del fare l’attrice, negli ultimi anni, oltre ai romanzi, penso e scrivo anche spettacoli teatrali, film e serie televisive: qui mi devo costantemente confrontare con registi, attori, produttori, altri sceneggiatori».
-Saper recitare bene, quindi essere una brava attrice, è saperlo fare senza farlo vedere. Un po’ come impara l’arte e mettila da parte?
«È così. Il lavoro per diventare un bravo interprete è grande e duro. Ma va dissimulato. Esattamente come la fatica. Una volta vidi Vittorio Gassman alla fine di un suo monologo teatrale. Era distrutto. Aveva fatto il mattatore per due ore con assoluta naturalezza e disinvoltura. Eppure, un attimo dopo, in camerino, dove ero andata a salutarlo insieme ad altri miei compagni di Accademia, appariva distrutto. Il lavoro e la fatica dell’attore, il pubblico non li deve mai vedere, ci disse».
-Ci racconti il dietro le quinte di un film e un dietro le quinte di un libro?
«Uno dei primi film che ho interpretato è stato “Cronache del terzo millennio” di Citto Maselli, girato interamente a Cinecittà in uno dei teatri di posa, dove erano stati ricostruiti tutti gli interni di un grande condominio. Una mattina all’alba dovevamo però girare uno dei rari esterni del film. Sempre lì. A Cinecittà. La scena era che io e un ragazzo rientravamo dal lavoro, scendevamo dall’auto ed entravamo nel palazzo. Ma il palazzo non c’era. C’era solo il piano terra con il portone. Gli altri nove piani erano un modellino sapientemente posto a una certa altezza davanti alla macchina da presa. La magia del cinema. In più, camminando dovevamo consumare un dialogo ma, siccome nella realtà era pieno inverno e faceva freddissimo, anche se noi vestivamo abiti di scena estivi, ci usciva una nuvoletta di fumo ogni volta che aprivamo la bocca. Per cui il regista ci fece mettere dei pezzetti di ghiaccio sotto la lingua. Uno di quei trucchetti del set che funzionano a meraviglia ma che tortura!
Per quanto riguarda i libri, una volta mi è capitato di scriverne uno in cui ogni capitolo iniziava con un breve racconto di una donna. Li avevo ricevuti privatamente e naturalmente prima di utilizzare quelle storie chiesi l’autorizzazione a ciascuna. Me la diedero. Cambiai comunque per sicurezza tutti i nomi e le indicazioni geografiche. Erano esperienze semplici, non eclatanti, molto comuni, messe lì appunto per indicare come l’esperienza di ognuna è spesso l’esperienza di tutte. Eppure, una volta pubblicato il libro, una di quelle donne mi chiese gentilmente, nelle successive edizioni e nell’ebook, di togliere la sua. Nessuno avrebbe potuto ricondurla a lei. Ne ero sicura. Nessuno. Ma a lei leggerla così “oggettivata” l’aveva inquietata».
-Ti senti più a tuo agio su un set di un film o su una scrivania?
«Dietro una scrivania. Magari tra dieci anni sarà diverso ma adesso il desiderio mi porta sempre in direzione della scrittura. Quando mi metto a scrivere o a studiare per poi scrivere - e lo faccio ogni santo giorno per molte ore - mi viene ancora l’acquolina in bocca. Come all’inizio».
- Cosa ti ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittrice e di attrice?
«L’attrice l’ho fatta per ribellione. Nei confronti della mia famiglia, dell’ambiente borghese, della provincia. È stato un lungo percorso per entrare in contatto profondo con me stessa. Per ritrovarmi. Arrivata a un certo punto, dopo essermi partorita, diciamo così, ho avuto desiderio di avere un figlio. Solo a quel punto. Non prima. L’ho cercato per anni ma non arrivava. Spesso era difficile, visto che il mio lavoro comportava una valigia sempre pronta in camera e viaggi continui in tutta Italia, a volte pure all’estero. Allora mi sono fermata. Mi sono presa una sorta di anno sabbatico. Per compensare questa assenza dai miei adorati palcoscenici o set, ho cominciato però a scrivere. Di una donna che cerca un figlio che non arriva. Così è nato “Le difettose”, il mio romanzo di esordio. Scoprendo che amavo più scrivere che recitare. In fondo avevo cominciato a scrivere da ragazzina e avevo continuato per tutti gli anni dell’Università fino alla laurea. È stato un ritorno a casa. Una riappacificazione con il passato».
-I tuoi libri si basano su esperienze reali, autobiografiche o…?
«Penso che quasi tutti i libri che vengono scritti raccontino in qualche modo l’autore. O perlomeno il mondo filtrato dall’autore. Anche quando parla di esperienze apparentemente lontanissime da lui, attinge dalla sua realtà personale profonda. La vita contamina sempre ogni opera artistica».
- La domanda successiva un po’ mi appartiene.
Quando iniziai a scrivere e pubblicai il mio primo libro poetico, dentro di me, una parte di me non risolta dal punto di vista emozionale, la riconobbi come compiuta. Come se versarla su dei fogli bianchi avesse preso una fisicità e di conseguenza un’identità da poter essere accettata.
La scrittura potrebbe avere delle proprietà terapeutiche?
Anche la recitazione?
«Ce le hanno sicuramente entrambe. Sia scrivendo sia recitando sei costretto a scendere nel “porto sepolto”, diceva Ungaretti. A sviscerare, approfondire, scardinare. Rompere. Mettere e mettersi in crisi. Riconoscere e vedere i vuoti, le mancanze, il buio. E poi ricomporre. Senza mai perdere “quel nulla di inesauribile segreto”, come diceva sempre il poeta».
-Sei una mamma, come unisci lavoro e famiglia?
«Facendo i salti mortali, come tutte le donne che devono conciliare lavoro e famiglia, e dormendo molto poco!».
-Prossimamente?
«Sì, finalmente nell’autunno del 2022 uscirà il mio prossimo romanzo. Il mio più impegnativo, senza dubbio. A cui sto lavorando ormai da molti anni. E quasi quasi mi dispiace doverlo a breve lasciar andare…».
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Per chi volesse sapere di più di Eleonora, vi riporto di seguito una sua breve biografia.
Un ritratto di vita ricco di esperienza.
Nata a Forlì, Eleonora Mazzoni si laurea all'Università di Bologna in Lettere moderne con il professor Ezio Raimondi e consegue il diploma di recitazione presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone.
Fino al 2010 lavora come attrice in teatro, in cinema e in TV. E' protagonista di numerosi spettacoli: I due gemelli veneziani per la regia di Franco Branciaroli, Troilo e Cressida per la regia di Maurizio Panici, La cuoca (premio Diego Fabbri 2005) per la regia di Augusto Zucchi (con cui lavora anche ne L'impresario delle Smirne e ne Il decamerone), Niente sesso, siamo inglesi, in cui recita insieme a Gianfelice Imparato. Al cinema debutta con Citto Maselli in Cronache del terzo millennio (Festival di Venezia 1996). Con Maselli lavora anche ne Il compagno. Recita poi, tra gli altri, in Tutta la conoscenza del mondo di Eros Puglielli (Festival di Berlino, 2001), Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio (Festival di Venezia, 2004), Il compleanno di Marco Filiberti (Festival di Venezia 2009) e L'uomo che verrà di Giorgio Diritti (Festival di Roma, 2009 e vincitore del David di Donatello come migliore film, 2010). Tra le fiction televisive a cui ha preso parte ricordiamo Elisa di Rivombrosa, Il giudice Mastrangelo, Il bambino sull'acqua, Colpi di sole, Il commissario Manara.
Per il Teatro dell’Opera di Roma nel 2005 firma la regia della serata omaggio a Maria Callas, con Angela Gheorghiu e Piera Degli Esposti.
Le difettose (Einaudi 2012), è il suo primo romanzo, che a oggi ha venduto quindicimila copie, ha partecipato a festival letterari e convegni sia in Italia che all’estero (a gennaio 2013 è l'unica italiana invitata dall’Università di Londra al convegno internazionale organizzato dal Centre for the Study of Contemporary Women’s Writing e dall'Institute of Germanic & Romance Studies). Al Festival della Mente di Sarzana 2014 ha debuttato lo spettacolo teatrale tratto dal libro, con l’interpretazione di Emanuela Grimalda e la regia di Serena Sinigaglia, attualmente in tournée. In Germania è andato in scena il testo tedesco con Doris Gruner e la regia di Guido Verstegen. A maggio 2018 il romanzo è uscito in traduzione francese con il titolo Les fivettes, presentato, unico titolo italiano, alla trentatreesima edizione de La Comédie du Livre di Montpellier. Sono stati acquistati i diritti cine-televisivi.
A dicembre 2013 esce Racconto di Natale(Graphe edizioni), un suo racconto preceduto da un inedito di Carlo Collodi.
A settembre 2015 esce per Chiarelettere il suo secondo romanzo, Gli ipocriti, diecimila copie vendute, cinquanta presentazioni in giro per l’Italia, ospitato nelle principali trasmissioni culturali in Tv e radio, recensito dalle maggiori testate giornalistiche. Sono stati opzionati i diritti cinematografici.
A settembre 2016 La testa sul tuo petto. Sulle tracce di San Giovanni fa parte di una collana, Vite esagerate: tredici libri che la San Paolo edizioni ha commissionato ad altrettanti autori, presenti sia in libreria sia come allegato a Famiglia Cristiana.
Dopo le anteprime ai Dialoghi di Trani e ad Asti Teatro 2018, il suo testo teatrale Schiaparelli life debutta al Napoli Teatro Festival 2019 per regia di Carlo Bruni, prodotto da Michela Cescon e Teatro di Dioniso, attualmente in tournée.
A novembre 2019 esce In vino fabula (Ristampa edizioni), progetto della Regione Lazio, dove un suo racconto appare in antologia con quelli di Angelo Ferracuti, Francesca Bellino ed Emanuele Lelli, insieme alle foto di Rino Bianchi e le illustrazioni di Marco Petrella.
A settembre 2020 per il Festival su Caterina Sforza di Forlì scrive la conferenza spettacolo Caterina, una di noi, con testi interpretati da Iaia Forte.
A dicembre 2020 esce un suo racconto nell'antologia Trenta minuti, fotogrammi di storie, con prefazione di Gianni Canova, pubblicato dalla rivista Otto e mezzo, grazie al sostegno dell'Istituto Luce e del Mibact.
Ha collaborato con Panorama, Micromega, Otto e mezzo. Dal 2017 fa parte della giuria del premio Luigi Malerba. Per il cinema e la Tv scrive soggetti e sceneggiature.