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Stiamo vivendo la Settimana Santa, i giorni della Passione di Cristo, i giorni della Morte e della Resurrezione. Ma quali Legioni dell'esercito romano sono stati gli esecutori della condanna a morte di Gesù Cristo? Tanti gli studi e tante le ipotesi fra le quali, irrimediabilmente, si mescolano storia e leggenda. Diversi ed autorevoli studiosi ritengono che Ponzio Pilato, Prefetto della Giudea, fosse al comando di alcuni distaccamenti della famosa e potente "Legio X Fretensis".  Alla morte di Cesare, Ottaviano creò una nuova legione: la chiamò Legio X Fretensis, cioè “Legione Decima dello Stretto”, composti da siciliani e Brettii o Bruzii. Contava ben 5.000 uomini e i Bretii erani i più violenti, i più feroci. Venivano mandati nelle periferie dell'Impero Romano per sedare le rivolte nel sangue ed usavano crocifiggere i nemici, spesso a testa in giù per abbreviare i tempi di morte, e tagliare le teste dei ribelli per poi, infilarle in dei pali da piantare ai lati delle strade quale monito per i ribelli e quale presenza e passaggio della potente e spietata Legione. Nel 33 d.C. molti erano i legionari di stanza nella Palestina dell'epoca a Gerusalemme.  Furono loro a eseguire la crocifissione di Gesù Cristo, odiato dagli Ebrei per i suoi insegnamenti e accusato d’essersi proclamato Re?. Il centurione Longino, che trafisse il costato di Gesù e ne riconobbe per primo l’investitura divina, e Stefanone, che gli diede da bere l’aceto sulla croce, erano forse Bruzi, quindi di origini calabre? In molti hanno cercato di dimostrarlo ma è solo una tesi non suffragata da certe prove storiche, quindi, una leggenda.  Addirittura vi sono storici che sostengono che la Legione si rifornisse di legno proveniente anche dalla Sila e che la Croce di Cristo fosse stata costruita con pali di legno silano. Anche questo non è stato mai dimostrato. "La Legione romana - si legge in un articolo pubblicato su "La Stampa" nel 2010 - stanziata in Palestina al tempo di Gesù era la Decima Fretensis, voluta da Ottaviano e denominata Decima per ricordare e celebrare l’invincibile Legio X di Giulio Cesare. Il primo comandante ne fu Sesto Pompeo. Fretensis deriva da fretum, che significa frattura, stretto. E «fretum siculum» era chiamato lo Stretto. «Ad fretum» - «ad statuam», la dicitura alternativa - indicava il termine della "via Popilia", a Catona, davanti alle acque tormentate da Scilla e Cariddi, dove si ergeva la statua del Nettuno Infero a cui era devoto Sesto Pompeo. Lì la legione aveva la sua base, con il compito di presidiare lo Stretto. Le fu subito dato il «cognomen Fretensis», perché formata da legionari del luogo, reggini e Brettii, o Bruzii. Legionari scelti da ciò che rimaneva delle popolazioni dell’entroterra decimate due secoli prima dai soldati romani e ancora additati al disprezzo che spettava ai barbari più barbari - quando invece avevano cultura e civiltà significative - perché furono i primi a ripudiare la bandiera romana a favore di quella di Annibale e perché è sempre il vincitore che conia la storia. Reggio poté nominare dei suoi legionari perché era diventata Municipio, senza suffragio, nell'89 a.C., con il nome di Rhegium Julii. All’epoca di Cristo, la Legio X Fretensis era agli ordini di Ponzio Pilato. E le toccò flagellare e crocifiggere Gesù. Fu un suo soldato che «trafixit costatum Christi» - cronaca in un latino già adulterato - fu un suo soldato che Gli porse, sulla punta della lancia, una spugna imbevuta d’aceto quando Lui chiese acqua, fu un suo centurione a riconoscerLo figlio di Dio appena il sole si eclissò e calarono le tenebre da mezzogiorno alle tre, tremarono le terre e si squarciò il velo del Tempio. La leggenda a sua volta si accanisce e tramanda che il legno della Croce di Cristo proveniva dalla Sila. Questo è difficile da digerire: in Palestina le crocifissioni erano all’ordine del giorno, sarebbe dovuto essere un continuo andare e venire di navi cariche di tronchi, quando cedri e ulivi non difettavano a quella terra. Si trattò probabilmente di un’infamia per mantenere il disprezzo sui Brettii macchiati dall’antico tradimento, mai dimenticato".
 
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Info Autore
Gianfranco Bonofiglio
Author: Gianfranco Bonofiglio
Biografia:
Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Milano, docente ordinario di "Competenze digitali" negli Istituti Superiori dal 1990, impegnato sin dal 1987 in percorsi di educazione alla legalità e crescita della cultura antimafia, promotore di numerose iniziative nelle scuole e nelle Università per la conoscenza del fenomeno mafioso. Autore di numerose inchieste giornalistiche pubblicate anche su quotidiani di caratura nazionale. Docente di Storia della criminalità in vari corsi e varie iniziative del mondo universitario. Direttore responsabile dell'emittente televisiva regionale, Calabria News 24, Direttore responsabile e editore del quotidiano on - line "La Voce Cosentina.it" e del quotidiano on - line "LaVoceRomana.it". Moderatore di centinaia di convegni e scrittore di numerosi libri sulla criminalità.
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