Ciao Emanuela! Benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Hai appena pubblicato il libro “Cuore di fico d’India”, edito da Bertoni. Parlaci di questa tua opera.
“Ciao Silvia, io scrivo poesie da sempre. Per una questione di tempo non ero riuscita prima d'ora a pensare a una raccolta anche se avevo ricevuto delle proposte diverse volte. Luca Ariano, poeta, nonché caro amico, che segue la collana Poesia Lab di Bertoni Editore, mi ha proposto di pubblicare nella sua collana e ho accettato. La mia raccolta è un autentico testamento d'amore, la storia di una vita in versi, il mio tributo all'amore ricevuto, la cornice perfetta di quello che sono, praticamente racconto ai lettori il mio cuore di Fico D'India”.
Chi ha realizzato il dipinto di copertina?
“Il dipinto "Salento" è stato realizzato da mio fratello Fabio Rizzo”.
Chi ha scritto la prefazione e la postfazione?
“La prefazione è stata scritta da Daniela Tateo e la postfazione da Luca Ariano”.
Dove è possibile acquistare il libro?
“Ecco il link per l'acquisto:
I poeti Luca Ariano e Alessio Zanichelli, che condividono con Emanuela Rizzo l’iniziativa “#iostoacasaequestaseravileggounapoesia”, hanno recensito “Cuore di fico d’india”.
La recensione di Luca Ariano:
In questa breve raccolta Emanuela Rizzo raccoglie le poesie di una vita, o meglio, quelle che più rappresentano il suo percorso di vita e di poesia. Che cos’è la poesia se non uno specchio del vissuto di chi scrive? In questo caso il rapporto è palese e in questo breve libro ci sono tutti gli elementi che costituiscono la summa di un’esistenza. La poetessa salentina dedica molte poesie ad amici, parenti, persone care (già i ringraziamenti e le dediche sono una dichiarazione di poetica) che rappresentano lo specchio delle relazioni umane che si manifestano in versi. Particolarmente toccanti le poesie dedicate ai famigliari più stretti come il padre, la madre e la nonna così come è forte il legame con la sua terra d’origine, il Salento: “Qui, in questa terra, / irrigata dal sudore dei contadini, / con i capi chini, biondi, / d'oro come spighe di grano, / o neri, / come le piume dei corvi, / quelli appollaiati sui tetti. (Salento). Intensa la descrizione del paesaggio salentino così come forte il legame con il mare e gli ulivi che in questi ultimi anni sono stati così martoriati e che hanno lasciato un profondo segno nella sua poesia. Non solo paesaggio idillico, ma anche i tanti scempi causati dalla mano avida e sprovveduta degli uomini, compaiono però anche persone che hanno lottato per difendere la propria terra (Renata Fonte). Non solo il paesaggio esterno, o meglio esteriore, ma anche quello dell’anima, dei sentimenti e delle vite, il tutto filtrato dai versi della poetessa salentina che descrive, per esempio, la casa di Giovanni Pascoli (sicuramente uno dei numi tutelari dell'autrice assieme a Leopardi), ma anche Keats (assieme ai romantici inglesi molto presenti in questa raccolta): “La consapevolezza / della fugacità / della vita / nelle farfalle innamorate / di Keats.” (Keats e le farfalle). Numerosi sono i riferimenti all’arte (si pensi a Van Gogh) che spesso si riflettono nella sua poesia come pennellate, ma anche ai film visti, alle vicende personali ora dolorose ora felici che determinano il riuscito connubio, come già detto all'inizio, tra vissuto e poesia. Non mancano i riferimenti ai luoghi cari tra cui non possiamo dimenticare Parma, città d’adozione (“La mia Parma /che risorge all'alba / con San Francesco del Prato, / che si addormenta / con le luci / della Pilotta, / sulle note di Verdi / si annuncia capitale / di una cultura / che nel tempo / l'ha resa sempre viva.”). Il messaggio di fondo di tutta la poesia di Emanuela Rizzo è un grande amore per la vita, per le piccole cose di ogni giorno e, non a caso, l’Alba ricorre spesso come metafora di rinascita e di luce, di fede e Resurrezione, ma é anche una critica nemmeno troppo velata alla società dell’apparenza (Ostaggio dell’apparenza) che non sa più accontentarsi delle piccole cose di ogni giorno, che non riesce più a trovare la poesia che è dentro e fuori di noi. Il titolo della raccolta rispecchia perfettamente non solo l’intero percorso poetico, ma anche quello che la poetessa ci vuole trasmettere attraverso i suoi versi. Oltre le spine del Fico d’India si trova un cuore di polpa morbida, pura, che basta solo voler cercare e saper assaporare come ogni singolo attimo che la vita e la poesia ci concedono.
La recensione di Alessio Zanichelli:
"Cuore di Fico d’India" è una raccolta di poesie all’insegna di un biografismo magico, la cui visionarietà combatte in modo perenne con l’aridità del tempo e il disincanto del mondo. Il titolo racchiude la chiave di lettura della raccolta, anzi, la manifesta apertamente quale metafora portante. La resilienza insita nella pianta preserva la polpa e i suoi liquidi, rendendoli pressoché risorse inaccessibili ai nemici esterni; la vincente strategia di conservazione permette la prosperità dell’abbondanza di fronte a un ambiente di siccità.
Allo stesso modo, la presenza di Emanuela Rizzo è offerta al lettore che sa apprezzarne l’essenzialità, i frutti più generosi di una particolare esperienza nutrita di radici lontane e ancora robuste. Questa schietta fiducia nelle profondità delle radici vibra nel sentimento dell’autrice attraverso una chiarezza disarmante. La semplicità permette a queste poesie di farsi comprendere immediatamente nel loro messaggio di resistenza, collocabile di contro all’odierna precarietà di equilibri e valori personali.
Oltre all’essenzialità di temi quali l’universo naturale, sociale e familiare dell’autrice di origine salentina, emerge una collezione di memorie mobili – sedimentate nelle esperienze di luoghi lontani dalla terra di origine – che si esprimono in istanti di urgente registrazione della vita, sullo sfondo delle mutevoli e cangianti soggettive di scorci paesaggistici, immagini naturali e moti d’animo. Le parole sono fedeli all’impressione dell’animo e riescono a tratteggiare anche brevi cenni della psicologia affettiva, identità con volti e gesti che sono riuscite, tra le spine e lo scorrere indifferente e arido del tempo, a mantenersi integre nel cuore.