La fotografia di Lisetta Carmi, nata a Genova nel 1924, è archivio di memoria prezioso sull’Isola del secondo dopoguerra. Il volume a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini, edito da Marsilio,Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976. Merry voices in the dark. Photographs from Sardinia 1962-1976, ne racchiude una buona e significativa selezione.
La Carmi è riconosciuta come una delle maggiori fotografe italiane del secondo dopoguerra, d’origine ebraiche e per questo costretta nel 1938 a lasciare la scuola, la casa, l’Italia, a seguito dell’emanazione delle leggi razziali, alla volta della Svizzera.
Il ritorno sul suolo italiano nel 1945 la vede diplomarsi in pianoforte al Conservatorio milanese e iniziare la carriera concertistica, abbandonata nel 1960 per una vocazione più forte: mettere le proprie mani, la propria opera a servizio degli altri, di un bene comune più vasto e profondo. L’incontro con la fotografia è improvviso, imprevisto, folgorante. Amore e professione, avviata al Teatro Duse di Genova come fotografa di scena, poi su commissione dello stesso Comune ligure, curando reportages d’indagine sociale. Resta una pietra miliare quello al porto di Genova del 1964 a documentare il duro lavoro dei camalli, operai portuali, seguito dalla campagna fotografica in Sardegna, già avviata nel 1962 per terminare, dopo numerosi viaggi e soggiorni, nel 1976.
La Carmi ha portato la sua indagine fotografica in giro per il mondo, approfondendo le principali istanze sociali ed etiche cui andava incontro con occhio attento e rispettoso, mai invadente, ma non per questo meno critico. La sua è una scelta che nasce da una profonda istanza antropologica, capace di farsi arte. Sul finire del 1965 è a Parigi dove realizza il volume Metropolitain, raccolta di scatti artistici nella metropolitana della capitale francese. Poi di nuovo un progetto nella sua città: raccontare con immagini il mondo dei travestiti genovesi, quello cantato da Fabrizio De André, del vecchio ghetto ebraico. Ne nacque un volume, contenente testi della stessa Carmi e dello psicanalista Elvio Fachinelli, osteggiato, di difficile distribuzione e oggetto di lunga censura. “Ho sempre cercato di fotografare l’anima delle persone e non solo il loro viso” dice. Una consapevole scelta ‘politica’, sociale e di portata rivoluzionaria per l’universo che andava a mostrare.
Nel frattempo Lisetta Carmi viaggia ancora in Europa, immortala la contestazione olandese dei Provos, in Irlanda del Nord i conflitti per l’indipendenza, poi in America Latina, nel Vicino e Medio Oriente. Poi in Italia conosce il Mahavatar dell’Himalaya, Babaji Herakhan Baba, punto di svolta della sua vita spirituale che la porta a dedicare anni alla costruzione di un ashram a Cisternino per favorire la diffusione degli insegnamenti del maestro.
Nel 1976, su incarico della Dalmine, la Carmi realizza il volume Acque di Sicilia riprendendo ambienti naturali e aspetti sociali dell’isola, con corredo di testi di Leonardo Sciascia. Negli stessi anni, riceve la stessa commessa per un reportage gemello da realizzarsi in Sardegna, Sulle acque di Sardegna, ma stavolta il lavoro non verrà pubblicato.
Ora, grazie all’iniziativa del MAN – Museo d’Arte Provincia di Nuoro, la mostra antologica (19.01-20.06.2021) dedicata a questo reportage, per lo più inedito, che ha acceso un focus di prim’ordine su una Sardegna nel momento della profonda trasformazione dalla povertà diffusa di un ambiente rurale verso l’orizzonte di crescita e sviluppo offerto dall’incipiente turismo di lusso a valorizzare le sue bellissime coste.
La sezione fotografica è ampiamente introdotta da quattro saggi che contribuiscono alla conoscenza della Carmi e della sua produzione tanto vasta quanto profonda: Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio di Luigi Fassi; Oltre il folklore? La cultura sarda come espressione di una condizione storica nelle fotografie di Lisetta Carmi di Nicoletta Leonardi; Lisetta Carmi. Dare voce a coloro che non sono autorizzati a parlare di Étienne Bernard.
In mostra ritratti, scatti in bianco e nero, foto e diapositive a colori, dedicate a paesaggi urbani e rurali, a documentare, come avvenuto in India, Israele, Pakistan, Nepal, Afghanistan, Venezuela, Colombia, Messico, e ovunque sia stata, un mondo fatto anche di profonde contraddizioni sociali.
La Sardegna ha potuto così rivedersi, a distanza di un cinquantennio, anche negli scatti di Lisetta Carmi, ora raccolti nel bellissimo catalogo monografico edito da Marsilio, attraverso un obiettivo puntato alle realtà più diverse, coesistenti, ma spesso distanti o contrastanti; mare, montagna, costa ed entroterra, uomo e donna nei loro mutati rapporti. E quante altre trasformazioni sono testimoniate in questi scatti così netti, nel territorio, nelle attività tradizionali e in quelle più moderne trascinate dal turismo di lusso, allora incipiente.
Un bell’omaggio alla fotografa che ha attraversato con le sue lenti, geograficamente, artisticamente, antropologicamente e cronologicamente l’Italia e le sue contraddizioni, per farne Storia.