"....Ad un certo punto, quell'uggia, quell'orrore indefinito con cui l'animo combatteva da qualche tempo, parve che a un tratto lo soverchiasse. Era per perdersi affatto ma atterrito, più che d'ogni altra cosa, del suo terrore, richiamò al cuore gli antichi spiriti, e gli comandò che reggesse. Così rinfrancato un momento, si fermò su due piedi a deliberare; e all'ultimo paese per cui era passato, di tornar tra gli uomini, e di cercare un ricovero, anche all'osteria. E stando così fermo, sospeso il fruscio de' piedi nel fogliame, tutto tacendo d'intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorio, un mormorio d'acqua corrente. Sta in orecchi: n'è certo; esclama: è l'Adda!"
"…...Alzando poi lo sguardo, vide il vasto piano dell'altra riva, sparso di paesi, e al di là i colli, e sur uno di quelli una gran macchia biancastra, che gli parve dover essere una città. Bergamo sicuramente. Scese un po' sul pendio, e, separando e diramando, con le mani e con le braccia, il prunaio, guardò giù, se qualche barchetta si movesse nel fiume, ascoltò se sentisse batter de' remi; ma non vide né sentì nulla. Se fosse stato qualcosa di meno dell'Adda, Renzo scendeva subito, per tentarne il guado; ma sapeva bene che l'Adda non era fiume da trattarsi così in confidenza" .
"….. Tra questi pensieri, e disperando ormai d'attaccar sonno, e facendosegli il freddo sentir sempre più, a segno ch'era costretto ogni tanto a tremare e a battere i denti, sospirava la venuta del giorno, e misurava con impazienza il lento scorrer dell'ore. Dico misurava, perché, ogni mezz'ora, sentiva in quel vasto silenzio, rimbombare i tocchi d'un orologio: m'immagino che dovesse esser quello di Trezzo. E la prima volta che gli ferì gli orecchi quello scocco, così inaspettato, senza che potesse avere alcuna idea del luogo donde venisse, gli fece un senso misterioso e solenne, come d'un avvertimento che venisse da persona non vista, con una voce sconosciuta".
( A. Manzoni. I Promessi Sposi, capitolo XVII).
Potrei riportare qui tante altre citazioni dei Promessi Sposi sull'Adda che svolge un ruolo da protagonista lungo tutto il romanzo. A cominciare dallo struggente brano inserito nell' VIII capitolo, che riporta i pensieri di Lucia mentre si allontana su un'imbarcazione e teme di non rivedere più quei luoghi:
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti...”.
(Capitolo VIII , I Promessi Sposi, A. Manzoni).
Durante la fuga di Renzo, che da Milano raggiunge i luoghi dell'Adda per mettersi in salvo nelle terre di Bergamo, il Manzoni decanta le bellezze paesaggistiche in cui l'Adda è immersa. Una cornice dallo sfondo vibrante sia dal punto di vista ambientale che storico-culturale.
Al Manzoni interessa trasmettere lo stato d'animo dei personaggi, gli aspetti dell'essere umano calato nella vita quotidiana del tempo attraverso la descrizione dei paesaggi che porta il lettore a vivere le vicende assimilandosi in profondità all'anima dei protagonisti. La natura, l'Adda stesso diventano elementi imprescindibili dalla narrazione ed assumeranno ruoli sempre più sostanziali.
Interessante è l'elemento iconografico che si riscontra nell'ultima edizione del romanzo che segnerà le sorti della letteratura italiana. Esso fu oggetto di un' accorta revisione, che non fu solo linguistica. Il Manzoni volle impreziosire tale versione, pubblicata a dispense dal 1840 al 1842, con le illustrazioni di Francesco Gonin, un illustratore che sotto le direttive dello scrittore, realizza in modo dettagliato le icone ambientali, dei personaggi, ma anche le vicende della narrazione.
“Le sue opere si possono vedere presso il Civico museo manzoniano al Caleotto di Lecco nella sale IX della "Quarantana" l'edizione da lui illustrata de I Promessi Sposi (Milano, Guglielmini e Redaelli, 1840)".
Nella foto di copertina, Castello di Trezzo sull'Adda (Maria Pellino)
https://promessisposi.weebly.com/capitolo-xvii.html
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Francesco_Gonin