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di Lucia De Cicco

Il Libro "Oltre L'amore" Storie vere di grandi amori e sofferenze di Carmela Costanzo, in arte Mela Zelinda, racchiude in sé l’amore quello con la A maiuscola. Racconta la storia dei bisnonni e nonni mai conosciuti, di Carmela, ma la loro vita vissuta sulla terra è sempre rimasta viva tramite il racconto di Giulia, la madre di Mela. Lei figlia di un grande amore, ma anche della sofferenza.

Sua madre Micuccia era figlia di due persone amabili e rispettabili, Carmina e Giovanni, si amarono intensamente, ma il loro amore fu sempre seguito dal grande dolore per la morte atroce di sua figlia e suo genero.

E poi... uno spaccato di vita vera, di uomini e donne, che parte dalla 2° guerra mondiale, da poco trascorso il ricordo della Prima e che seminò come tutte le guerre, morte, fame e ingiustizie, soprattutto per gli anni a venire.

Gli uomini partirono per cercare l'amore di Patria e per un futuro migliore, in pochi tornarono e molti mutilati, ma uniti. Da quell'avvenimento carico di sentimento per la Patria seguirono, purtroppo i nazionalismi e presto il sacrificio di quei morti fu vissuto in modo sbagliato, dando vita a quella che fu la Guerra più infame del secolo scorso, la Seconda.

Micuccia e Cicco, nonni di Mela Zelinda, si amarono, si sposarono e dalla loro unione nacquero due bimbe, ma quando la moglie era ancora incinta per la terza volta, Cicco si arruoló volontario nell'esercito e andò in guerra. Purtroppo non ne fece più ritorno. La morte li divise per sempre sulla terra, dove Cicco non incontrò mai l'ultima nata. La moglie spedì la foto della piccolina in una lettera, ma non fu mai aperta, ritornó nella sua valigia, ancora chiusa. Micuccia dal grande dolore si lasciò morire rifiutando cibo. Morì, Micuccia, l'anno dopo il giorno in cui ricorreva l'anniversario della morte di Cicco, nello stesso mese, alla stessa età, 33 anni. La messa di suffragio si celebrò non per l'anniversario della morte di Cicco come previsto, ma per il funerale di sua moglie Micuccia. Le bimbe rimasero sole con loro destino di orfane. Se ne presero cura le nonne, la prima di appena 8 anni andò a vivere con la nonna paterna, Giulia la pettinatrice di lana, la seconda di 6 anni con la nonna materna, Carmina. La seconda poi emigrò in Lombardia. L'ultima bimba, la sconosciuta a Cicco, la bimba che rimase chiusa in una busta, e come una scatola cinese, rinchiusa in una valigia, fu destinata a prendere quella valigia e emigrare in Argentina con un suo zio che se ne prese cura. Non ne fece più ritorno, ebbe occasione di riabbracciare le sorelle una sola volta nella vita, ormai adulta, tramite la trasmissione della amata showgirl Raffaella Carrà e la sua "Carramba, che sorpresa". Furono i nipoti milanesi a rintracciarla e a ricostruire la tristezza di quell'orrore di nome guerra la Raffa nazionale, scomparsa di recente e che le divise per sempre.

Giulia figlia del dolore, sposò Sebastiano, lui innamoratissimo fin da ragazzino. Amore contrastato agli inizi, i genitori di lui non davano l'approvazione perché ancora troppo giovane, ma anche perché aveva le sorelle che si dovevano sposare prima di lui come da tradizione. Sebastiano non si dava pace è iniziò uno sciopero della fame... ma non funzionò, allora decise di scavarsi la fossa con le sue mani, voleva morire e si costruì pure la croce con due pezzi di legno e continuó a scioperare stando sdraiato vicino alla fossa avvisando i genitori, che alla sua morte lo dovevano buttare giù nella fossa. Giulia è Sebastiano così si sposarono, si amarono, ma con il passare degli anni Sebastiano incontrò il suo atroce destino: una brutta malattia. Perse la memoria. Presto non riconobbe i suoi amici e ne tanto meno i suoi amati figli, ma riconobbe sempre il suo grande amore, Giulia.

«A Cicco, che andasti a combattere per la pace, ma hai incontrato la guerra. Partisti con la speranza di ritornare presto per avere una vita migliore, ma incontrasti la morte. Hai lasciato con tanta pena la tua adorata moglie e le due figliolette, non conoscesti mai la tua ultima nata. Partisti e mai più ritornasti! La valigia... quella valigia tenuta stretta nelle mani di chi partì e non ritornó. Quella valigia fece un lungo viaggio, conteneva gli affetti più cari, tesori inestimabili, conteneva un amore che sigillo' dentro un amore ancora più forte e puro e teneva a custodia una foto (...) mai ammirata. La valigia tornó certo, ma non più dalle stese mani. Tornó fredda, forse sbiadita, ma con l'interno che bruciava d'amore. Mela Zelinda».

 

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