di Ivana Oriando
La guerra… questo grande mostro di cui gli adulti storpi di intelletto e mancanti di audacia intellettiva ma pregni di un potere vile, se ne fanno scudo, nascondendosi dietro le sue armi, dietro i suoi missili e dietro le sue bombe. Dissimulando la loro debolezza e la loro codardia per mezzo di una cravatta e di una giacca su una poltrona di velluto rosso, la cui restante forma è priva di spessore.
E difronte ad un impavido e laconico “Si” al prossimo lancio missilistico, le parole ardite di un bambino di 9 anni, Anatoly, scritte in una dolorosa lettera per la madre morta mentre fuggiva da Hostomel, alle porte di Kiev (morta sul colpo nell’auto, uccisa dai russi, vivo solo il piccolo Anatoly), risuonano con forza:
"Penso che questi 9 anni siano stati i migliori della mia vita. Ti sono molto grato per la mia infanzia. Sei la madre migliore del mondo e io non ti scorderò mai. Spero che tu sia felice in cielo e spero che tu vada in paradiso. Ci vedremo in paradiso. Proverò a fare il bravo bambino per venire in paradiso da te".
Si, Anatoly, nelle vesti non di scrittrice ma di madre, posso solo dirti che queste tue parole hanno reso fiero il coraggio e commosso i cuori di tutti ma soprattutto quello di tua madre.
Eh si… sei già un bravo bambino piccolo.