di Monica Vendrame
Le relazioni tra Italia e Russia stanno attraversando un momento delicato. Le recenti dichiarazioni di Sergio Mattarella, pronunciate durante un intervento all'Università di Marsiglia, hanno sollevato una nuova tempesta diplomatica. La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha prontamente risposto, minacciando che le parole del presidente italiano non passeranno inosservate. A scatenare la reazione di Mosca è stato un passaggio del discorso di Mattarella in cui la Russia veniva paragonata al Terzo Reich. Zakharova ha accusato l'Italia di ignorare il proprio passato fascista e ha ribadito che Mattarella, come presidente di un Paese che storicamente ha attaccato la Russia, non può dimenticare il sacrificio del popolo russo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Le parole di Mattarella, che trattano di autoritarismo e conflitti storici, non solo hanno infastidito Mosca, ma hanno anche innescato un acceso dibattito all'interno del panorama politico italiano. Il governo e le forze politiche italiane hanno risposto all'offensiva diplomatica russa, definendo le minacce una provocazione inaccettabile. Tuttavia, nonostante il fuoco incrociato, il Quirinale ha scelto ancora una volta il silenzio, limitandosi a far sapere che il presidente rimane sereno, ma senza entrare nel merito della questione. Un atteggiamento che, purtroppo, sembra riflettere una mancanza di coesione e di strategia da parte del nostro Paese nei confronti di una situazione sempre più complessa.
Nel frattempo, gli attacchi informatici russi si intensificano. Il collettivo hacker filorusso NoName057 ha colpito una serie di siti sensibili italiani, tra cui quelli bancari e del trasporto, rivendicando la responsabilità degli attacchi come una risposta alle dichiarazioni di Mattarella. Sebbene la cybersicurezza italiana sia riuscita a limitare i danni, è evidente che la Russia non esita a usare ogni mezzo possibile per esercitare pressione. Eppure, la risposta del governo italiano sembra rimanere blanda, quasi assente.
Sebbene le parole di Mattarella riflettano una visione legittima sui pericoli dell’autoritarismo e sulle sfide storiche, è difficile non notare che in un momento così delicato, un presidente della Repubblica avrebbe dovuto adottare un approccio più ponderato. L’Italia, come membro di un'alleanza occidentale e con la sua posizione strategica in Europa, si trova nel cuore di una guerra che coinvolge direttamente la Russia, ma anche un insieme di alleanze e diplomazie complesse. Paragonare la Russia al Terzo Reich, seppur nel contesto di una riflessione sulla natura dei regimi autoritari, rischia di essere troppo esplicito e poco sensibile alle conseguenze. In un periodo in cui la diplomazia è la chiave per evitare un’escalation, un discorso del genere non fa altro che alimentare le tensioni invece di favorire il dialogo. Mattarella, come rappresentante dell'unità nazionale, avrebbe potuto scegliere un linguaggio più misurato, capace di condannare le azioni di Mosca senza dare pretesti per nuove provocazioni, in un contesto globale già estremamente fragile.
A ciò si aggiunge l’imbarazzante silenzio dell'Italia. L'assenza di una risposta decisa e coordinata non solo rende l’Italia vulnerabile, ma dimostra anche una mancanza di visione strategica.