di Monica Vendrame
Foggia - A Manfredonia, tra le strade dove pochi giorni fa un cane veniva trascinato al guinzaglio da un’auto in corsa, c’è chi ancora crede nelle storie a lieto fine. Come quei volontari senza nome che, una notte qualunque, hanno sentito guaiti flebili uscire da un cassonetto.
Dentro, sette batuffoli di pelo bianco – cuccioli di maremmano – ammassati come oggetti fuori posto. Occhi che non sapevano ancora di essere stati traditi, code che cercavano calore l’una nell’altra.
Li hanno presi in braccio, quei volontari. Li hanno portati via di corsa, come si fa con i tesori fragili. E mentre li accarezzavano, forse pensavano all’altro cane salvato poco prima, alla corda spezzata per un soffio. Perché Manfredonia, come tante città d’Italia, è un luogo dove la crudeltà e la generosità si rincorrono, senza mai dichiararsi vincitrici.
Oggi i sette cuccioli – battezzati sui social “I Fortunelli” – sono al sicuro. Vaccinati, visitati, pronti per una famiglia. Ma la loro storia non è solo un miracolo: è un frammento di un mosaico più grande. Quello che Maria Prisca, volontaria con la pazienza di chi ha visto troppi abbandoni, racconta senza mai stancarsi: «Ogni anno, migliaia di maremmani finiscono nei canili. Li usano per i greggi, ma se si riproducono o diventano grandi, molti li gettano via. Eppure, sono cani fedeli, intelligenti. Basta guardarli negli occhi per capirlo».
Gli occhi, appunto. Quelli dei sette cuccioli – grandi, lucidi, pieni di una domanda muta – sono lo specchio di un paradosso italiano: nonostante il 94% delle persone dichiari di amare gli animali, solo una piccola parte adotta cani di taglia grande. I pregiudizi pesano come macigni: “Sono pericolosi”, “non sono affettuosi”. Maria, che da anni combatte queste etichette, scuote la testa: «Quando entri in sintonia con un maremmano, diventa il tuo ombra. Ti protegge, ti ascolta. È un legame che pochi possono capire».
La sua voce si fa più ferma quando parla dei sette salvati dal cassonetto: «Non chiediamo soldi, solo amore. Perché loro hanno già pagato il prezzo dell’indifferenza». E mentre lo dice, i cuccioli giocano ignari. Ignari che c’è chi li ha chiamati “difficili da adottare”, ignari che per molti restano numeri in un sondaggio. Loro, semplicemente, scodinzolano.
Chi volesse ascoltare quel guaito silenzioso – la richiesta di una casa – può chiamare Maria Prisca al 349 7732668. Perché a volte, il coraggio è una scelta semplice: aprire la porta, tendere una mano, scrivere un finale diverso.
C’è un’Italia che butta via le vite come scarti, e un’Italia che si china a raccoglierle. Quella dei sette cuccioli di Manfredonia non è una favola, ma un promemoria: in ogni cassonetto, in ogni storia di abbandono, c’è sempre un bivio. E mentre il Paese discute di leggi e sanzioni, c’è chi – come Maria – costruisce salvezza nel silenzio, ricordandoci che ogni volta che adotti un cane, non stai salvando solo lui. Stai salvando l’idea stessa di umanità.