di Massimo Reina
Nella complessa dinamica geopolitica del mondo contemporaneo, la propaganda ha giocato un ruolo significativo nel plasmare le percezioni e le opinioni pubbliche.
In particolare, la NATO ha spesso utilizzato (e continua a farlo, vedi la questione Ucraina e il caso Navalny), la propaganda per sostenere la propria agenda e giustificare le proprie azioni. Tuttavia, dietro molti dei concetti promossi dalla Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord si nascondono dei falsi miti, costruiti ad hoc per promuovere determinati interessi politici ed economici. Analizziamo alcuni di questi miti e sveliamo la realtà dietro di essi.
Uno dei falsi miti più diffusi è quello dell'”Occidente democratico e civilizzato” contrapposto ad un “Oriente barbaro e tirannico”. Questa narrazione serve a giustificare interventi militari e politiche di regime change in diverse parti del mondo, presentandoli come un'azione altruistica volta a portare la democrazia e la libertà. Tuttavia, questa visione semplicistica nasconde spesso interessi geopolitici e economici, e ignora i gravi abusi dei diritti umani perpetrati anche da governi alleati occidentali.
Un altro falso mito è quello della “minaccia russa” e “dell'espansionismo russo”. Questa narrazione viene spesso utilizzata per giustificare l'aumento delle spese militari, delle forniture di armi all'Ucraina e l'espansione della presenza militare NATO ai confini della Russia. Tuttavia, questa rappresentazione demonizzante della Russia ignora il contesto storico e geopolitico delle relazioni internazionali e trascura il ruolo della NATO nel contribuire alla tensione tra Occidente e Governo Putin. Inoltre serve a mascherare gli interessi reali americani, ovvero quelli di isolare un competitor sul mercato internazionale e cercare di soppiantarlo specie nel settore delle forniture del gas. Inoltre le tensioni e la paura degli stati membri della NATO portano questi ultimi a ingenti investimenti in forniture militari e dunque ad aumentare il giro di affari dell'industria bellica statunitense, in un periodo in cui gli americani vivono un periodo di crisi economica in tanti altri settori commerciali e produttivi.
Un terzo falso mito è quello della “guerra al terrorismo” come un conflitto tra il bene e il male. Questa narrazione viene utilizzata per giustificare la guerra preventiva e l'uso della forza militare in diverse parti del mondo, presentando la lotta contro il terrorismo come una guerra tra civiltà. Tuttavia, questa visione binaria trascura le radici socio-economiche e politiche del terrorismo e ignora il ruolo delle politiche occidentali nell'alimentare il radicalismo.