Escalation nucleare? I servizi segreti USA avvertono: non stiamo giocando a Call of Duty
di Massimo Reina
Ogni tanto, persino dalle stanze ovattate dell’intelligence americana, esce fuori un barlume di lucidità. È il caso dell’ultimo rapporto dell’Office of the Director of National Intelligence, redatto sotto la guida di Tulsi Gabbard, che per chi non la conoscesse, è il principale consigliere del presidente degli Stati Uniti, del National Security Council e dell'Homeland Security Council per le questioni di intelligence correlate alla sicurezza nazionale, supervisiona e dirige il National Intelligence Program, e dirige la United States Intelligence Community, composta da sedici enti e agenzie, comprese CIA e FBI.
Rapporto dei servizi segreti USA per la pace con la Russia
La relazione composta dai massimi esperti dei servizi di intelligence militare americana, e non da Romano Prodi, Jovanotti , Topo Gigio e qualche politicante europeo, mette nero su bianco quello che chiunque dotato di un minimo di buonsenso sa da anni: il vero pericolo per gli Stati Uniti (e per il mondo intero) non è Putin, ma la guerra con la Russia. Già, perché quando giochi a risiko con un Paese che possiede il più grande arsenale nucleare del pianeta, rischi di far saltare il tavolo – e pure il pianeta.
L’intelligence USA smonta la narrazione sulla Russia
Nel documento si leggono passaggi che dovrebbero far riflettere anche il più accanito sostenitore dell’escalation a ogni costo: “Il potenziale nucleare e le capacità convenzionali della Russia, insieme alla sua dimostrata resilienza economica e militare, la rendono un rivale formidabile”.
E ancora: “Mosca possiede più armi nucleari di qualsiasi altra nazione, il che potrebbe causare una distruzione catastrofica negli Stati Uniti e in tutto il mondo in caso di una guerra importante”. Tradotto dal burocratese: la Russia non è l’Iraq, non è la Libia, non è l’Afghanistan. Qui, se si tira troppo la corda, non ci sono margini di errore. Eppure, mentre l’intelligence prova a mettere in guardia dalla deriva suicida, la politica e i media continuano a spingere sull’acceleratore, come se stessimo giocando a Call of Duty e non con la pelle di miliardi di persone.
L’escalation che piace agli stupidi
Ma non finisce qui. Il rapporto sottolinea un’altra verità che non piacerà ai falchi da salotto: “Il conflitto ucraino ha permesso alla Russia di acquisire una conoscenza approfondita delle armi e dei metodi di intelligence occidentali. Questa esperienza probabilmente minaccerà la futura pianificazione della difesa degli Stati Uniti”. Cioè, mentre Washington spinge Kiev a sacrificarsi nella guerra per procura, la Russia sta imparando a decifrare e neutralizzare sempre meglio le strategie NATO. E intanto il fronte ucraino si sbriciola, Zelensky svende il suo governo ai generali, l’Europa continua a pompare armi e miliardi in un buco nero che non si richiude, e la stampa occidentale si ostina a dipingere Putin come un Hitler redivivo, mentre l’Ucraina è ormai alla disperata ricerca di uomini, armi e munizioni.
Quando perfino la CIA parla di pace…
Eppure, se si seguisse la logica (ma sappiamo che in politica è merce rara), la conclusione del rapporto sarebbe l’unica possibile: “La pace con la Russia e la fine del conflitto ucraino contribuiscono alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Parole che in un mondo normale farebbero saltare sulla sedia tutti quelli che ancora credono nella diplomazia. Ma non nel nostro mondo, dove la guerra è un business troppo redditizio per essere fermato. Lo sa bene l’industria bellica, che negli ultimi due anni ha visto impennare i profitti come mai prima d’ora.
L’unica vera certezza di questa follia è che la propaganda continua a battere la realtà 10 a 0. Perché, se anche i vertici dell’intelligence USA dicono che la pace è nell’interesse di tutti, nessuno se ne accorge? Semplice: la verità, oggi, non paga. Il business della guerra, invece, sì. E molto.