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di Massimo Reina

C’era una volta una giovane eurodeputata del Pd, col cuore atlantista e la mente da scout della Nato, che si aggirava per i corridoi dorati di Bruxelles come una novella Pinocchia (come l’ha ironicamente ribattezzata il grande Marco Travaglio), alla ricerca di verità molto selettive e indignazioni a geometria variabile. Si chiama Pina Picierno, è vicepresidente del Parlamento europeo, e si è trovata recentemente – guarda un po’ – immortalata in posa con i signori dell’IDSF, ovvero l’Israel Defense and Security Forum: una lobby di estrema destra israeliana talmente trasparente da risultare invisibile, mai registrata né autorizzata.

In un’ Europa dove un volantino sbagliato può costare il posto, dove le ONG non di Soros devono dichiarare anche quante penne biro ricevono in dono, pare che un gruppo di estremisti coloniali che predica l’annessione totale della Cisgiordania e arruola mercenari per la causa bellica israeliana possa invece bussare alle porte degli eurodeputati come venditori del Folletto. E chi apriva? Naturalmente Pina. Una che in un anno e mezzo di bombardamenti su Gaza è riuscita nella miracolosa impresa di non pronunciare mai la parola “Netanyahu” e “crimini di guerra” nella stessa frase, preferendo il mantra “Eh, ma il 7 ottobre…”.

Ma il punto non è tanto che incontri questi fanatici – in fondo anche i reality show ci mostrano incontri molto più grotteschi – bensì che venga mantenuta, coccolata e persino promossa in un partito che si professa “progressista”. Ecco: se il Pd è di sinistra, allora Giovanardi è punk. Del resto, cosa aspettarsi da una forza politica che manda lettere indignate a Netanyahu al mattino, ma nel pomeriggio si tiene stretti i suoi pasdaran filo-israeliani come fossero panda in via d’estinzione?

E mentre Pina siede placida in Parlamento a spacciare bufale sull’Italia che “non vende armi ai Paesi in guerra” (sarà per quello che le bombe italiane esplodono in Yemen e i blindati Iveco rombano allegramente in Egitto), chiede sanzioni non a chi bombarda bambini, ma a un artista napoletano, Jorit, colpevole di aver dipinto un murale e – sacrilegio! – stretto la mano a Putin. Cioè, mentre un governo stermina civili a Gaza, l’unico sanzionabile per la Picierno è un tizio con un pennello e un messaggio di pace.

Il tutto mentre la Commissione europea, quella composta da destra, centrodestra, pseudoverdi e pseudosocialisti, continua con le sue sanzioni-selettive: valanghe contro Mosca, ma neanche un buffetto a Israele. Netanyahu può rader al suolo Gaza, incendiare la Cisgiordania, provocare il Libano, colpire in Siria, Iran, Yemen, Iraq, e magari anche Marte se avesse un razzo abbastanza potente – e l’Europa? Sottovoce, guarda altrove. Se l’avesse fatto un alleato di Putin, sarebbe partito l’embargo globale, l’interruzione della corrente elettrica e forse la chiusura di Netflix.

Morale della favola: la Pinocchia del Parlamento europeo continua a raccontare storie, con la stessa naturalezza con cui l’Europa predica diritti umani, ma li applica solo quando non toccano Tel Aviv. E mentre Pina ride nelle foto con i lobbisti della morte, a Gaza si piange, ma solo in silenzio. Perché, si sa, ci sono guerre che indignano e guerre che pagano.

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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