di Monica Vendrame
È un pomeriggio che sa di tempesta a Genova. Il vento del cambiamento ha investito Bogliasco, portando con sé un misto di amarezza e quel barlume di speranza che solo chi ama la Sampdoria sa riconoscere tra le nuvole. A sei giornate dalla fine, con la salvezza appesa a un filo, la società ha deciso di voltare pagina: addio a Leonardo Semplici, Pietro Accardi e Giuseppe Colucci. Un addio sofferto, ma necessario, dopo una stagione che ha lasciato cicatrici profonde nel cuore blucerchiato.
La sconfitta contro lo Spezia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quel 2-0 pesa come un macigno, trascinando la Samp in terzultima posizione, a soli 32 punti. Eppure, in questa notte apparentemente senza stelle, si accende una luce: il ritorno di leggende. Alberico Evani, ex bandiera degli anni d’oro, prenderà le redini della squadra, con al fianco un nome che fa battere il cuore a ogni tifoso: Attilio Lombardo, l’ala potente dello Scudetto 1991, torna a casa come vice. E poi lui, Roberto Mancini, l’eroe di Wembley, ora consulente del presidente Matteo Manfredi. Un tris di cuore e memoria, per riaccendere l’orgoglio.
Alberico Evani
«La Sampdoria ringrazia…», recita il comunicato ufficiale. Parole asettiche, ma dietro c’è il sudore di chi ha provato, di chi ha lottato. Semplici e Accardi meritano rispetto, ma il presente chiede altro. Serve un colpo di reni, un’iniezione di fiducia. E cosa c’è di più potente del richiamo alla storia? Evani, Lombardo, Mancini: tre uomini che sanno cosa significa indossare quella maglia, che conoscono il peso del grido “Forza Sampdoria!” dalle gradinate di Marassi.
Roberto Mancinoi
Domani, Matteo Manfredi parlerà alla piazza. Spiegherà le scelte, mostrerà la strada. Ma i veri discorsi li faranno il campo e quelle sei partite che separano la Samp dall’abisso o dalla redenzione. È qui che si gioca tutto: in quei 90 minuti in cui il coraggio deve superare la paura, in cui l’amore per i colori deve essere più forte della rassegnazione.
Attilio Lombardo
La Sampdoria scrive una nuova pagina tra incertezze e speranze. Il coraggio del cambio, con l’azzardo di scommettere su volti cari alla storia blucerchiata, è un messaggio chiaro: la squadra non può permettersi di naufragare. Evani, Lombardo e il ritorno di Mancini rappresentano un ponte tra passato e presente, un tentativo di risvegliare quell’orgoglio che, da Vialli a Mancini, ha scritto leggende.
Ora, però, serve più della nostalgia. Servono punti, carattere, una reazione corale. Le prossime sei giornate saranno un test per l’identità stessa del club: la Sampdoria è ancora in grado di lottare? Può trasformare il dolore di una stagione travagliata nella forza per evitare il baratro?
La risposta è affidata a uomini che quella maglia l’hanno vissuta, sudata, amata. E a una piazza che, nonostante tutto, continua a crederci. Perché il vero miracolo, a Genova, non è mai stato solo una questione di tecnica, ma di cuore...