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C'era una volta,
di tanto tempo fa, una classe della Scuola Elementare 8° Circolo di Via Roma sezione C, nella città di Cosenza, composta da 28 alunni tra maschietti e femminucce: Stefania, Stefano, Giuseppe, Stefano, Simona, Teresa, Carmensita, Danilo, Antonio, Ida, Roberto, Morena, Mariarosaria, Antonella, AnnaPaola, Loredana, Michele, Benedetta, Simonetta, Patrizia, Salvatore, Luciana, Maurizio, Stefano, Massimiliano, Luigi, Melania, Giancarlo, classe 1969/70 (alcuni), cresciuti insieme per 5 anni sotto l'egida della Maestra Sig. Fernanda GENTILE, a volte mamma, a volte fatina, a volte condottiero valoroso e vittorioso.
Una vera famiglia, una famiglia con rapporti costruiti sul rispetto, sul sentimento, l'amicizia vera, il condividere anche il poco ma insieme. Mai dispetti tra i bambini, ma tanta allegria e aiuto reciproco, non c’era la linea internet, la fibra ottica, la play station, non esistevano gli smartphone, gli iPad, non esisteva nulla di tutto ciò che apparentemente fanno felici nell’era globale le persone. Esistevano giochi semplici e tante risate, esisteva lo studio e il darsi una mano in classe, e sogni e aspettative uguali e diverse conservati nel cassetto e desideri espressi in tutta fretta, magari mai avverati, nella lontana fantasia di ogni bambino…
 

Non c’era tutto, però c'era la felicità.
E come in ogni famiglia si cresce partendo per strade diverse, anche nel 1980 arriva la separazione e le altre scelte. Ognuno per la propria strada, camminando giorno dopo giorno per le strade della sua storia, con un pensiero fugace a quei giorni da bambino che non torneranno più… sussurrando poche parole ma dense di significato… “era un’altra cosa allora… chissà dove sono tutti”… Trascorrono gli anni in silenzio dove ognuno costruisce il proprio sè con virtù e premio, vizi e sconfitte, gioie e dolori: la Vita.
 

Chi poteva immaginare che la favola bella prendesse forma?
E così, dopo 40 anni, nel periodo storico che mai sarà dimenticato e nel quale tutto il mondo nell’anno 2020 viene colpito dalla pandemia del covid 19...., due dei 28 bambini, Stefania e Giuseppe ritrovandosi per caso in facebook, decidono di riunire tutti i compagnucci di scuola per continuare quell’amicizia mai terminata magari un pò sopita... " chissà dove saranno, che faranno, sono tutti in Calabria od in giro per l'Italia o per il mondo..?" iniziano le ricerche, i primi tam tam, le prime telefonate, e poi messaggi con le presentazioni… “ciao io sono… tu sei…. Ti ricordi?...”
 

Come d'incanto a fine giugno il gruppo è completo tra la gioia e la meraviglia di riconoscersi attraverso vecchie foto della 1, della 2 e della 5 elementare.... risate ed emozione al telefono, le prime foto dopo 40 anni per riconoscersi, le prime domande per raccontarsi un po’, fino a decidere di rincontrarsi una sera....ed una seconda sera….. Le serate con i fiocchi.
C'era una volta, 40 anni dopo, allegria, sorrisi, e tutte quelle emozioni che scaturiscono da una amicizia sempre viva e ritrovata. Serate tra schiamazzi, risate, voce alta, serate tra racconti di vita nei 40 anni trascorsi, intorno al tavolo femminucce con le scarpe alte di mamma, e maschietti con la cravatta di papà siedono come se il tempo non fosse mai trascorso, le ore trascorrono liete e anche troppo in fretta, un tempo goduto, rilassata, accarezzato con la promessa stavolta di non lasciarsi più. Un’atmosfera quasi fiabesca ad evocare antichi miti e leggende ritrovandosi principi e regine, folletti e fatine.
Osservando il tutto dall'esterno, e poi conoscendo la storia, viene da chiedere: "Ma cosa tiene unita questa bella classe adulta?"…. compagnucci di scuola elementare….. oggi 50enni con la propria affermazione e bagaglio culturale e sociale molto diversi fra loro?
 

Sono solo piccole ed essenziali cose sulle quali si è costruito il mondo, la società, la cultura, le scienze: il rispetto di ognuno, delle sue idee, dei suoi pensieri, dei suoi silenzi, e di ciò che si vuol comunicare. Esserci ma senza costringere a partecipare, la libertà del saper essere presente sempre in ogni momento, il sapersi cercare, il darsi un buongiorno o una buona notte, cose semplici ma uniche. La gioia di ritrovarsi e crescere insieme iniziando proprio in un periodo negativo per l'umanità, col rispetto delle regole, traendo la migliore lezione di sempre: la Vita, ancora Lei.
Allora si, ritrovarsi dopo 40 anni e riscoprire il gusto tutto nuovo e tanto antico di quel mondo che non è mai stato una favola incantata, ma vera, come se gli occhi vedessero ancora con lo stupore del fanciullino in ognuno di noi per la prima volta, con la stessa forza di quel minuscolo tarassaco che riesce a bucare la crosta dell’asfalto e dare il fiore.
 

E nel mentre dell’organizzare una visita alla Signora Maestra Gentile, pandemia permettendo, il giorno 11 dicembre 2020 abbiamo ricevuto la notizia della dipartita della nostra maestra, come se avesse voluto salutarci in silenzio perché il suo progetto interiore di vero insegnamento col nostro ritrovarci si è avverato. Tutti insieme a Messa abbiamo salutato la nostra seconda Mamma di 99 anni, ringraziandola per tutto ciò che ha fatto per noi in collaborazione con i nostri genitori, perché in quegli annisi faceva così e siam cresciuti bene. Abbiamo ritrovato la poesia dedicatale per la festa della mamma del 1980 e la canzoncina, scritte con una Olivetti del 1975, e poi il suo ultimo dettato recante la sua firma, perché lei diceva che “si impara a scrivere con il dettato”, nel quale è contenuto il suo testamento spirituale: “ogni essere umano, uomo e donna che sia, è madre e padre e soprattutto educatore e maestro, chiamati a costruire con l’esempio le generazioni future, spiritualmente, intellettualmente e fraternamente”.
 

“ Cara Signora Maestra Gentile. Sei tornata alla casa del Padre, quasi come se tu sentissi il richiamo perché l’opera è compiuta, dopo 40 anni ci siamo ritrovati noi alunni e alunne, gli stessi di quel gruppo che tu hai reso unico, tu la nostra seconda Mamma, sei stata e sei per noi indimenticabile, e ciò che siamo, persone vere, lo dobbiamo anche a te. Ti vogliamo bene. Grazie! ”
C’era una volta e ci sarà ancora…… Classe C 1975/80, Scuola Elementare 8° Circolo Via Roma – Cosenza, Calabria.
 

Il gabbiano uccello costiero e dall’aspetto fiero che mette in parte soggezione, tanto declamato da molti poeti come simbolo di libertà, “totem” per i marinai, avvistarlo, infatti, “significava” essere vicini alla terra ferma, essere vicini a casa, cui ritornare dopo la lunga battuta di pesca, ha mutato i suoi comportamenti.
Da qualche decennio tutto è cambiato!
Il gabbiano, uccello opportunista, ha preferito abbandonare il suo millenario habitat naturale per spostarsi verso i centri urbani, dove trovare cibo in abbondanza nei cumuli di spazzatura.
Ma al di là del cibo, infatti, trovano anche tetti e balconi, siti ideali dove costruire il loro nido e anche deporre le uova. Connubio perfetto: vitto e alloggio senza troppa fatica!


La presenza di gabbiani nella nostra città non è più un evento infrequente. Ce ne sono tantissimi e disseminati in grossi stormi nelle zone, dove “incivili” cittadini son soliti gettare la propria spazzatura perché viene loro “particolarmente difficile” conferirla nelle isole ecologiche messe a disposizione dal Comune.
Come fare in modo perché i tasselli ritornino al loro posto di qualche decennio addietro?
I più comuni deterrenti per questi uccelli sono ad esempio i nastri riflettenti o dei cd-rom inseriti su fili appesi, o aquiloni a forma di falco (nemico indiscusso di questa specie), o dissuasori a spillo (con punte arrotondate) posizionati negli angoli dove i gabbiani son soliti costruire i loro nidi.
Ma la mossa sovrana su tutti i dissuasori è sicuramente… evitare i cumuli di spazzatura. Senza cibo in abbondanza a disposizione torneranno sicuramente al loro habitat naturale… i litorali e al loro “succulento pasto”… i pesciolini nel mare.

 

I comuni della sponda occidentale bresciana del Lago di Garda compresi quelli dell’alto Garda che confinano con il Trentino, da anni hanno un grosso problema da risolvere; quello della depurazione delle acque reflue.
Attualmente gli scarichi confluiscono attraversando con tubature il fondo del lago nel grande depuratore costruito negli anni settanta di Peschiera del Garda sulla sponda Veronese.
Dibattiti, riunioni sui vari progetti e proteste non hanno sortito fino ad ora nessuna partenza di lavori.
Data per assodata la necessità di un nuovo sistema di raccolta e depurazione delle acque sul Garda, il problema è stabilire che fare. Vari studi dal 2007 fino ai nostri giorni sono giunti a una decisione, approvata dagli enti preposti. Un mega impianto, un’opera da 230milioni nel comune di Gavardo sito a Nord/Ovest del Lago, a ridosso del fiume Chiese dove verrebbero scaricate le acque depurate mediante canali adibiti anche alla irrigazione delle campagne. Su questo progetto sono in atto forti proteste, di organizzazioni ambientaliste ma anche da parte dei sindaci delle zone coinvolte. Le critiche a questo progetto si possono riassumere così:
«Il cambio di bacino orografico, da quello del Garda e poi del Mincio a quello del Chiese, è un danno per l’ambiente; il costo per pompare le acque fino a Gavardo, è troppo elevato. Non c’è alcuna legge che impedisca di scaricare le acque depurate direttamente nel Garda costruendo l’impianto nella zona del lago. Il nuovo progetto non risolve il problema della separazione delle acque bianche da quelle nere, il che fa sì che, ad esempio, in caso di pioggia e di riempimento delle condutture una parte degli scarichi finirebbe comunque a lago; i Comuni del Garda non possono scaricare sugli altri i loro problemi fognari; si potrebbe mantenere la situazione così com’è, potenziando la rete di collettamento sistemando le tubature subacauli per portare tutte le fognature a Peschiera, ingrandendo l’impianto esistente».
Le risposte dei soggetti interessati a che l’opera si faccia sono (riporto dichiarazione di Acque Bresciane, il promotore del progetto):
«Portare le acque direttamente a Peschiera ha lo stesso costo del pompaggio dal lago fino a Gavardo (3,5 milioni di euro all’anno), ma che i lavori per un ampliamento considerevole del depuratore già esistente comporterebbero difficoltà tecniche e burocratiche (la sola area disponibile è del demanio militare) troppo elevate, senza contare che Verona ha già un suo piano che non prevede più i Comuni bresciani, ad esclusione di Desenzano e Sirmione. Per quanto riguarda il bacino orografico, ciascuno dei progetti esaminati dall’Università (ad esclusione di quello con la sola Peschiera) prevede il passaggio da quello del Garda a quello del Chiese, senza che sia stato ritenuto un fattore invalidante. Sempre per i progettisti, inoltre, l’impatto delle acque depurate nel fiume è inferiore a quello che avrebbero nel lago, senza contare che un luogo idoneo per realizzare l’impianto in un comune affacciato sul Benaco non è stato individuato. Per quanto riguarda la separazione delle acque bianche da quelle nere, sono comunque in corso interventi in tal senso (ad esempio a Desenzano), ma va tenuto conto del fatto che i sistemi di collettamento costruiti finora sul Garda in gran parte (circa il 50%) non prevede tale separazione. Per dividere l’acqua fognaria propriamente detta e quella meteorica, insomma, servirà molto tempo, più di quanto sarebbe necessario per il nuovo impianto».
Intanto il tempo passa e come tante altre grandi opere pubbliche indispensabili per lo sviluppo della zona, anche questa per problemi ideologici e burocratici non decolla.

 

Piove sul bagnato! Dopo quella dell’8 agosto, iniziando nella tarda serata del 5 dicembre una violenta bomba d’acqua, che ha proseguito fino all’intera mattinata del giorno seguente, ha investito la costa tirrenica avanzando con la sua furia inarrestabile nell’entroterra, arrivando addirittura a versare fino a 121mm di pioggia su Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e 281mm su Campogrande-Tripi (ME).