3 settembre 1989. Verona Juventus 1-4. Era la Juve operaia allenata da Zoff. Con i picciotti siculi come te, Napoli e Galia. Doppietta e ti avevamo conosciuto così. Purtroppo la gioia durò poco perché sembra sempre che tu abbia fatto parte della filosofia palermitana fin da allora. Quando a noi succede qualcosa di buono, poi, ci diciamo “unn'è a futtuta?”, dov'è la fregatura? Quel giorno moriva Gaetano Scirea in un incidente stradale. Zoff lo seppe al casello di Torino e disse “Non è lui, a quest'ora è a letto a dormire”.
“A futtuta” era anche ai mondiali del 90. Convocato sul filo di lana e su plebiscito pubblico. Unica partita precedente (se si esclude una chiamata da fuori quota dell'under 21) non granché, ma bastava il curriculum di quell'anno. Pregevole. Sei gol mondiali, come Pablito ma qui a casa nostra. E il primo ce lo ricordiamo tutti: Italia - Austria. Dovevi fare da tappezzeria. C'erano degli incrociatori da guerra lì davanti. Vialli, Mancini, Carnevale, Baggio. Eppure Vicini ti fa entrare come Canà fa entrare Aristoteles all'ultima per salvare la Longobarda. Quella incornata potente con il mio migliore amico buonanima che ruggisce davanti alla TV “Schuilluaciii” perché nel bordello non capivamo chi aveva segnato.
Dovevano esserci gli incrociatori. Fu l'Italia dei piccoli velociraptor. Te e Baggio. Poi Vialli e Mancini si sarebbero rifatti l'anno dopo con un leggendario scudetto doriano mentre tu e Robi giocavate in una Juve non più operaia e troppo disgraziata, stellare solo sulla carta, per essere vera nelle mani di Maifredi. A futtuta.
Però quei sei gol furono il riscatto dei “terroni”. Dei palermitani sempre identificati come coppolamafiamandolino e finalmente accostati a qualcosa di bello. Lasciamo perdere che poi nel 92 con le stragi il lavoro di dissociazione abbia dovuto ricominciare. Tu eri il gran visir de tucc i terun di Aldo Giovanni e Giacomo.
Uomo buono dallo sguardo spiritato durante le partite. Da qualche parte ci deve essere un video, spero distrutto, dove un mio amico fa Bennato e io ti imito con gli occhi fuori dalle orbite. Era il 90. Erano le notti magiche, era la giovinezza. Erano i primi giri freschi di patente dandosi mete brevi per paura e una pizzeria deserta dopo i rigori con l'Argentina. Era la scritta su un muro di Palermo “Dio è grande. Ma Schillaci mancu cugghiunia”. Erano anni belli. Anche se poi a futtuta arriva.
Ciao Totò. Vai a dire a Dio, o chi per lui, che tu manco cugghiuniavi.
Ettore Zanca, nato a Palermo nel 1971. Laureato in giurisprudenza, consulente di comunicazione e diritto, insegna storytelling emozionale e sportivo per corsi di comunicazione, aziende e per la didattica scolastica.
Cura progetti di narrativa per pazienti pediatrici e ragazzi autistici insieme ad aziende ospedaliere di eccellenza. Ha collaborato come storyteller a progetti ospedalieri di comunicazione per L'istituto Giannina Gaslini, la fondazione Gaslininsieme ETS, PAFVG, Progetto autismo Friuli venezia Giulia, L'ospedale Bonino Pulejo di Messina, La Content e Power Speaking. Ha collaborato come consulente per i contenuti narrativi e come giurista d'impresa con varie aziende del settore edile, legale, vinicolo, HR e risorse umane, con studi di architettura e nel settore dell'abbigliamento oltre che occuparsi di contenuti come autore nel settore dell'informazione sportiva e calcistica in particolare.
Tiene corsi di scrittura e sul valore emozionale della narrazione social e sull'importanza etica dei contenuti e come migliorarli. firmatario del manifesto etico contro la comunicazione ostile sul web. Ha scritto Zupì e gli infedeli, la favola di Don Pino Puglisi e Vent’anni per Coppola Edizioni, con cui ha vinto il premio per la legalità Torre dell’orologio 2012. Ha vinto il premio speciale Fame di Parole della Società Italiana di Psicologia e Criminologia con il racconto Meglio Essere Peter Parker, sui disturbi alimentari. Ha scritto i racconti Oltre la linea bianca e La giostra della memoria per Urban Apnea Edizioni, Zisa Football Club per Cartacanta e Stiamo arrivando per Gemma Edizioni.
Collabora con Repubblica, Corriere dello Sport, Guerin Sportivo, Tuttomercato Web e StadioNews 24. Ha partecipato alla stesura dell'inno ufficiale del Palermo Calcio scritto da Lello Analfino dei Tinturia. Il suo racconto in onore delle vittime del Ponte Morandi, Tutta in un ponte la mia gatta, è stato inserito nella mostra Quella volta sul ponte, a Palazzo Ducale a Genova. Inserito nella Mappa Letteraria del Comune di Palermo, con il racconto dedicato alla strage di Via D’Amelio, Goffredo.
Con Ianieri Edizioni ha pubblicato il libro E vissero tutti feriti e contenti. Il suo secondo romanzo è stato Santa Muerte, sempre con Ianieri con cui ha vinto il premio Etnabook 2020 del Presidente della Giuria. Il suo terzo romanzo, uscito nel 2022, è L’Oceano oltre la rete, edito da Arkadia.
Si occupa di web reputation e di consulenza nei temi di diritto per vari settori della comunicazione. In particolare per: uso dei social media per aziende e per i dipendenti, i profili sanzionatori individuali e aziendali.
Elabora strategie di comunicazione multilivello per fundraising, e creazione di strutture narrative per campagne di donazione e volontariato nel terzo settore.
Nel 2024 ha dato vita a uno spettacolo con Emilio Limone e Diego Colaiori, "I nostri ricordi", dedicato al calcio, alle maglie da gioco e alla storia degli anni '80 e ha partecipato allo spettacolo "Sanremo tra le note e la storia" rappresentando il Festival di Sanremo presente.