di Benedetto Maria Ladisa
E' stato ARRESTATO nella serata di ieri l presunto omicida di Vanessa Ballan, uccisa martedi 19 dicembre, a mezzogiorno, sulla porta di casa con diverse coltellate.
Si tratta di un uomo originario del Kosovo, Bujar Fandaj, 40 anni, con il quale Vanessa avrebbe avuto una relazione tempo fa e che la vittima aveva denunciato per stalking ad ottobre. In serata è stato rintracciato e arrestato, vicino alla sua abitazione di Altivole (Treviso). Vanessa viveva con il suo compagno Nicola Scapinello, 28 anni, ed era diventata mamma nel 2019 di un bellissimo bimbo di 4 anni ed un secondo figlio in arrivo. Probabilmente, l'assassino non aveva mai accettato la fine di quella precedente relazione, tanto da continuare a perseguitarla. Quando lei lo aveva lasciato, lui avrebbe cominciato a minacciarla, presentandosi spesso anche, come cliente, al supermercato dove Vanessa lavorava come commessa. Minacciava di pubblicare sul web alcuni video intimi della loro relazione. Vanessa non ha ceduto mai al ricatto. Anzi lei aveva formalizzato una denuncia lo scorso ottobre. Non è servita a nulla. Lui ha continuato a perseguitarla. Vanessa e Nicola, vivevano in un piccolo quartiere residenziale con case bifamiliari a Riese Pio X (Treviso). Era incinta di tre mesi ed era felicissima della sua vita, del suo piccolo che oggi era all'asilo. Stava per diventare mamma una seconda volta con tanta gioia e l'amore di Nicola. Lavorava come commessa all’Eurospin di Riese Pio X e da tre settimane era in maternità. Aveva solo 26 ani. A dare l'allarme era stato a mezzogiorno il compagno Nicola, rientrato a casa, che ha tentato anche di rianimare la sua donna, dopo aver chiamato i soccorsi del 118.
Oggi Nicola era al lavoro, il bimbo era all'asilo. Il suo assassino si è presentato a casa sua per ucciderla. Lei ha provato a respingerlo, a difendersi, come dimostrano le ferite alle mai, ma lui gli ha sferrato 7 coltellate alla gola e al torace, senza pietà. Le indagini sono in corso. Resta una grande amarezza per una giovane e bellissima mamma, una donna felice e in attesa del secondo figlio. Una donna che finalmente aveva trovato una realizzazione lavorativa, familiare e personale. Il passato la perseguitava. Un passato fatto di minacce vigliacche e del solito "o mia o di nessuno", ma questa volta di un altro uomo che probabilmente non ha mai accettato di non poterla avere solo per sè. Come in tutti i femminicidi. Come per tutte le donne uccise in quest'anno maledetto. La storia di Giulia avrebbe dovuto insegnare qualcosa ma si continua ad uccidere, si continua a morire.
Il Governatore del Veneto ha proclamato il lutto regionale per il giorno delle esequie.
Un altro lutto.
Con la speranza che sia l'ultimo.
Ma solo la speranza.
* Speravamo che Giulia Cecchettin fosse l'ultima. Ma era solo una speranza. Pensavamo che quella vicenda che aveva scosso per diversi giorni l'opinione pubblica, fosse l'ultima. Ma era solo una speranza. Tra Vigonovo, in provincia di Venezia, dove abitava Giulia Cecchettin, e Riese Pio X, in provincia di Treviso, ci sono solo 47 km di distanza. No, non era l'ultima e forse non lo sarà neppure Vanessa. O almeno finché non si arriverà a due indispensabili forme di cambiamento. Prima di tutto pene esemplari e niente trattamenti di favore in carcere. Ma oltre a cambiamenti del sistema Giudiziario e carcerario, occorre un cambiamento radicale nella quotidianità dei rapporti, che può partire solo da una presa di coscienza generale, a partire dai primi amori giovanili, insegnando rispetto verso le scelte altrui. Nessuno è di proprietà di nessuno. Ogni singolo individuo, ogni essere umano ha il diritto di possedere solo se stesso. Fin dall'inizio di un rapporto si deve essere coscienti che una vita umana non appartiene al partner. Non può appartenere. Se quel rapporto finisce, si può anche soffrire ma si deve accettare che un corpo o una mente di una persona non sono oggetti di proprietà altrui. Bisogna insegnarlo e comprenderlo dall'inizio di ogni relazione. Ogni persona ha diritto ad amare ma anche a non amare più. Ha diritto a tendere alla propria felicità, alla propria vita in quanto essere umano e vivente, non un oggetto di proprietà. Bisogna insegnare ad accettare e comprendere. E lo dico da uomo. Altrimenti continueremo a piangere. Dalla storia di Giulia dovremmo aver imparato che restare amici è un'arma a doppio taglio. Meglio restare in buoni rapporti e salutarsi e basta. Da queste disgrazie ogni volta dovremmo imparare qualcosa. Anche dalla storia di Vanessa potremmo imparare che anche dopo una denuncia per stalking, non si è mai al sicuro. E così via per tutte le donne uccise. Non dobbiamo solo lavarci la coscienza con una frase di circostanza o un lutto regionale (però doveroso), per altro in questo caso a soli 47 km di distanza. Ci vuole ben altro. Una presa di coscienza dall'inizio alla fine di un rapporto. Bisogna saper amare e rispettare sempre le scelte di chi si ama. Ma prima di tutto bisogna saper punire con pene severe e carcere duro, senza tv e servizio in camera.