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Lo certifica Bankitalia, e altre autorevoli istituzione dello Stato, sollecitando nel contempo anche la riforma del fisco. Da parte degli ultimi governi si è sottolineata l’urgenza della lotta all’evasione fiscale, la quale ha creato, in particolare negli ultimi decenni, delle vere e proprie voragini ai danni dell’erario.
Il focus sull’importanza del recupero di queste ingenti risorse è stato costante, qualche progresso è stato messo in rilievo dall’Agenzia delle Entrate, ma in definitiva i risultati attesi non sono andati oltre le buone intenzioni, nonostante qualche inasprimento delle sanzioni a carico degli evasori. La verità è che la voragine è sempre presente, e i 38 miliardi sottratti al fisco sono la prova del fallimento nelle strategie fino ad ora adottate.
Spingono verso un’efficace riforma anche i sindacati, i quali sostengono che è necessario ripartire dal serio contrasto a questo fenomeno, vero tallone d’Achille del Fisco italiano.
La Cisl, in particolare, afferma che si dovrebbe istituire un’”Authority nazionale anti-evasione”, rendendo di fatto automatico il controllo e l’incrocio dati nel database delle amministrazioni pubbliche. Si dovrebbe altresì “estendere la ritenuta alla fonte anche per i redditi da lavoro autonomo, incentivando così il numero dei controlli e ampliando il contrasto di interessi per i servizi alle famiglie.”
Se non si porranno in essere criteri davvero efficaci, secondo la Cisl, gli enti pubblici continueranno ogni anno a certificare il fallimento degli interventi, e il conseguente danneggiamento dei contribuenti onesti.
Medesima osservazione da parte di Bankitalia. Due giorni fa, l’11 gennaio, c’è stata un’audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, nonché altri aspetti concernenti il Sistema tributario.
Chiamato a testimonianza il Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, con le Commissioni Finanza e Finanza Tesoro riunite di Camera e Senato.
E’ stato subito messa in rilievo la necessità di una riforma ‘ampia e organica, che tenga conto della complessità delle funzioni del sistema tributario, e dei molteplici obiettivi che dovrebbe perseguire.”
Il primo obiettivo che deve porsi la riforma, secondo Giacomo Ricotti (Capo Servizio Assistenza e Consulenza fiscale di Bankitalia), è quello di sostenere la crescita dell’economia, messa a ferro e fuoco dall’emergenza sanitaria in atto. Importante l’incentivazione dell’offerta di lavoro e attività d’impresa, che sottende l’esigenza di investire nei settori più bersagliati dalla crisi, e nelle infrastrutture.
Riforma significa anche mettere in primo piano il contribuente, che non deve essere oggetto di inasprimenti per quel che riguarda il livello del prelievo fiscale, consideratoj tra i più alti in Europa. Per stimolare la crescita è piuttosto importante orientarsi su una ricomposizione del prelievo, in favore dei fattori produttivi.
Non meno degna di attenzione la necessità di non compromettere la sostenibilità dei conti pubblici, sempre secondo le affermazioni di Ricotti, pertanto, qualora la ricomposizione delle entrate dopo la riforma portasse ad una perdita di gettito, si dovrebbe procedere ad una compensazione tramite opportuni interventi nella riduzione delle spese.
Secondo Bankitalia dunque è necessaria una revisione complessiva del sistema fiscale, altrettanto importante è rivedere il sistema tributario ‘anche in chiave di sostenibilità ambientale’.
Ricotti sottolinea che l’Irpef rappresenta l’imposta più rilevante sul piano tributario per gettito, e contribuisce per l’11% del Pil, costituendo nel contempo il 40% circa delle entrate fiscali. L’unità impositiva dell’imposta è la persona fisica, si ‘sviluppa’ come una struttura progressiva di aliquote per scaglioni di reddito.
L’introduzione dell’imposta risale al 1974, allorché sostituì quella complementare personale sul reddito complessivo, e le tre imposte reali cedolari concernenti i fabbricati, terreni, ricchezza mobile. Il prelievo avveniva con aliquote diverse, su 6 tipi di redito, oltre che tributi locali e addizionali, erariali e locali.
Col tempo l’imposta più importante è stata soggetta a tanti interventi, col risultato che è diventata sempre più complessa. L’attuale struttura dell’Irpef comporta diverse criticità, per quel che riguarda l’efficienza e i criteri di equità dell’imposizione.
Secondo il Capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia, quelle più in rilievo riguardano proprio “la tendenza all’evasione dei contribuenti, l’erosione della base imponibile, il livello e l’andamento delle aliquote marginali e i suoi livelli, la capacità redistributiva dell’imposta.”
A più riprese Ricotti, nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni di Camera e Senato riunite, ha sottolineato che ‘l’evasione sottrae gettito all’erario e aggrava il prelievo sui contribuenti onesti’.
Ma gli effetti negativi sono tanti: crea condizioni di concorrenza sleale tra le imprese, con la tendenza a favorire quelle che sistematicamente evadono il fisco, opera distorsioni nelle scelte occupazionali, sule offerte di lavoro e investimento nelle risorse umane. Può anche ‘condizionare la crescita dimensionale e il tasso d’innovazione delle imprese, creando le premesse per effetti negativi sul potenziale di crescita dell’economia.’
Per questo Bankitalia insiste sulla necessità di una riforma del Fisco, vera priorità del Governo, nella speranza che l’attuale esecutivo non resti vittima del braccio di ferro in atto nella maggioranza, che può avere effetti micidiali in un momento così tormentato e difficile per la Nazione.

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