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di Monica Vendrame

Genova, 14 agosto 2018: il crollo del Ponte Morandi. Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi le immagini  di quel tragico giorno in cui persero la vita 43 persone. Oggi Genova si fermerà, si stringerà ancora una volta in un abbraccio per ricordare e commemorare i suoi morti.

E’ una data che ha cambiato la vita alle famiglie delle vittime, ai 566 sfollati,  ma anche la vita al nostro Paese perché una sciagura di questo tipo non può essere dimenticata.

I famigliari non hanno mai smesso di piangere i loro cari, gridano a gran voce giustizia e verità, vorrebbero che queste morti non fossero invane. Fino ad ora hanno visto un grande lavoro da parte della Magistratura e degli inquirenti,  ma  pretendono molto di più.  Si auspicano che il processo arrivi alla fine in modo esemplare con tempistiche accettabili.

Ed proprio questo il nodo cruciale del  Comitato delle vittime perché, come riportato dall’Ansa, nonostante il ritmo serrato delle udienze del processo,  si rischia la prescrizione "per alcuni dei reati più gravi". È l'allarme lanciato in udienza dal pubblico ministero Walter Cotugno.

Il pm ha spiegato che mancano ancora circa 500 testi da sentire e che tutti i 58 imputati hanno chiesto di parlare: "Con un ritmo di tre al giorno per i tre giorni delle udienze la proiezione che mi permetto di segnalare è che si finirà con le audizioni a dicembre 2025. Dopo alcune settimane scatteranno le prime prescrizioni per gli omicidi colposi".

Sono quasi 170 testimoni dell’accusa. Le indagini, prima del rinvio a giudizio, sono durate tre anni. 

Egle Possetti è la presidente del Comitato “Parenti vittime ponte Morandi”, è parte civile nel processo. Ai giornali in questi giorni ripete: "Lo Stato ci ha abbandonato. I miei genitori ottantenni non hanno ricevuto neppure un telegramma di condoglianze. Nessuno ci ha cercato. Ci ha chiamato solo il Comune di Genova due mesi dopo quel 14 agosto 2018".

La sentenza di primo grado è attesa per il 2024, ma potrebbe non essere realistico. Il procuratore capo di Genova, Francesco Pinto, lo scorso anno annunciava già che sarà difficile per questo processo rispettare i parametri costituzionali della ragionevole durata.

Due società coinvolte nell’inchiesta, Autostrade per l’Italia e Spea, imputate per la responsabilità amministrativa, hanno patteggiato durante l'inchiesta, evitando così evitato le sanzioni interdittive, che avrebbero impedito di svolgere le loro attività, versando in totale circa 30 milioni di euro. 

Lo scorso maggio, nel corso di un’udienza, c’è stata una testimonianza che ha fatto molto discutere, quella di Gian Mion,  uno dei principali dirigenti della società che gestiva il ponte. Mion ha detto che dubbi sulla stabilità del ponte erano emersi in passato e che erano stati deliberatamente ignorati.

Concludendo, una cosa è certa: purtroppo la giustizia completa non si potrà mai avere perché ci sono delle responsabilità morali che non sono a processo. Le possiamo condannare solo nel nostro cuore.

 

 

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Info Autore
Monica Vendrame
Author: Monica Vendrame
Biografia:
Vivo a Pegli (Genova). Sono vicepresidente dell'Associazione culturale "Atlantide - Centro studi nazionale per le arti e la letteratura" e promuovo eventi culturali. Sono redattrice del quotidiano online "La voce agli italiani" e collaboro con il periodico "La voce del Savuto". Amo il teatro e la lettura.
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