di Giovanni Macrì
Merì, almeno fino a qualche giorno addietro, tranquillo comune della città metropolitana di Messina di non più di 2300 anime è assurto agli onori della cronaca nera. Infatti, un corpo parzialmente devastato dalle fiamme è stato trovato nella tarda serata, intorno alle 21.30 di giovedì 16 febbraio, nell’area di parcheggio, il piazzale "Italia 90", adiacente al campo sportivo locale.
Dall’analisi del DNA, per via del fatto che il corpo era irriconoscibile, gli inquirenti sono potuti risalire all’identità della vittima: si tratta di Ayman Serti, un sedicenne di origini marocchine, ormai da anni ben inserito nella comunità del messinese. La famiglia del ragazzo non aveva avuto più notizie di lui dal pomeriggio.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, quel giovedì Ayman Serti era uscito da casa per andare a comprare alcune pizze per la famiglia, ma non era più tornato a casa. Quindi la tragica scoperta.
Sul caso indaga la Procura nella persona del sostituto procuratore la dott.ssa Dora Esposito e i carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto (ME).
Accanto al corpo del ragazzo è stata trovata una bottiglietta di liquido infiammabile e anche il suo cellulare risparmiato dalle fiamme. Sul cadavere non sarebbero stati riscontrati evidenti segni di violenza.
Sono intervenuti anche gli esperti dei carabinieri Ris di Messina che hanno proseguito con i controlli della zona che però, come purtroppo è emerso, non ha alcuna telecamera di videosorveglianza che punta sul parcheggio dove è stato ritrovato il corpo del giovane.
Tutte le piste sono papabili, dal suicidio fino all’omicidio.
Giuseppe Coppolino, l’avvocato nominato dalla famiglia Serti, dichiara: "Si trattava di un adolescente molto perbene che faceva una vita normale, studiava e d'estate andava anche a lavorare a Salina. So che le forze dell'ordine stanno indagando in tutte le direzioni. La famiglia chiede solo chiarezza su quanto avvenuto"- seguitando - "So che è stata eseguita l'autopsia, ma ancora non conosco i risultati, siamo fiduciosi nell'operato della magistratura. Mi dicono che si sta procedendo ad analizzare anche il telefono, ma al momento non sono a conoscenza di eventuali messaggi mandati da qualcuno che avrebbero indotto il ragazzo a cadere in una trappola".
E proprio i messaggi o le telefonate in entrata o in uscita potrebbero fare luce sul giallo.
La famiglia esclude tassativamente che possa trattarsi di un suicidio e chiede a viva voce… “Giustizia”. Il fratello dichiara: "Era pieno di sogni e speranze, non si sarebbe mai suicidato".
Speriamo che gli inquirenti riescano con il loro lavoro certosino a dare giustizia e pace al giovane e alla famiglia.
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