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di Giovanni Macrì

 

Non si arresta la scia di sangue in Sicilia in questo periodo natalizio dove si dovrebbe essere più buoni. Tredici morti ammazzati in neanche due mesi.

L’ultima vittima, Carmelo Contarini, un cinquantunenne muratore di Cattolica Eraclea (AG), separato e padre di due figli, è stato colpito da una pugnalata in pieno petto. Ferito a morte cadeva in un canalone di acqua piovana che costeggia la sua abitazione di via Agrigento.

Pare che a sferrare il mortale attacco sia stato Giovanni Ferrera, un pensionato di 66 anni conoscente del Contarini.

Il presunto omicida è stato bloccato dopo il misfatto, a pochi passi dal luogo dove è avvenuto l’accoltellamento, dai militari dell’Arma del nucleo investigativo, agli ordini del colonnello Vittorio Stingo.

Fermato, pare abbia asserito che si stesse dirigendo verso la stazione dei carabinieri per costituirsi.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una violenta lite nata per futili motivi tra i due uomini. A un certo punto, dopo un’accesa discussione, il Ferrera avrebbe estratto un coltello a serramanico e colpito il rivale al cuore. Un’unica coltellata che è risultata fatale!

Davanti ai Pm di Agrigento, il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Paola Vetro, il Ferrara, difeso dall’avvocato Ignazio Martorana, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha consegnato spontaneamente un coltello a serramanico: arma dell’efferato delitto.

Dopo l’interrogatorio, è stato trasferito in carcere “Pasquale Di Lorenzo”di contrada Petrusa ad Agrigento

La Procura ha già disposto nei prossimi giorni, l’autopsia della vittima.

La piccola realtà di Cattolica Eraclea è sotto choc e nessuno commenta in merito ai rapporti fra vittima e presunto assassino. Si sa solo che i due avevano dei terreni agricoli confinati.

L’ex Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, adesso Procuratore Generale di Cagliari, commenta così l’ulteriore delitto: “Sono sorpreso dall’enorme numero di omicidi e delitti sanguinosi che nel 2022 hanno afflitto la provincia agrigentina. A differenza di pochi decenni addietro non si tratta più di omicidi di mafia, legati alla criminalità organizzata. Sono episodi che maturano in contesti apparentemente ‘normali’ e che, proprio per tale contesto di normalità da cui emergono, tanto impressionano l’opinione pubblica. Ciò è provocato da tre virus ormai endemici nella società agrigentina: l’ignoranza, l’arretratezza culturale e la mancanza di una robusta rete sociale accogliente e solidale, che conosca i suoi membri e ne riconosca criticità e bisogni, evitando che disturbi mentali, droga, alcol e marginalità esplodano in episodi estremi. I due virus gemelli dell’ignoranza e dell’arretratezza culturale ricorrono in non indifferenti strati della popolazione agrigentina: è incredibile che violente risse siano scatenate per uno sguardo di troppo ad una donna, che sgarbi lievi provochino faide familiari infinite, che questioni di interesse, risolvibili davanti al più modesto dei giudici di Pace, inneschino scoppi di violenza inaudita. L’incapacità della scuola, e della cultura in senso lato, a raggiungere gli strati più marginali della società agrigentina, determina che ancora oggi, in una società moderna, iper-tecnologica e sempre più connessa, si ragioni con la stessa logica ottocentesca dell’onore e della “roba”. Pur non disconoscendo che all’interno della società agrigentina sono presenti intelligenze fini ed eccellenze, esperienze associazionistiche esaltanti e slanci solidaristici commoventi, è doveroso tentare una soluzione, augurandosi che un vento di rinnovamento spazzi via le antiche incrostazioni della società, che alimenti una rinnovata linfa alle nostre comunità, che renda più efficaci i servizi territoriali e sociali, incrementi l’associazionismo e il volontariato, e modelli l’agire politico-amministrativo in senso solidaristico. E che cessi quell’atavica sfiducia verso le Istituzioni che già troppi danni ha provocato in Sicilia, generando illegali e mostruose forme di giustizia alternativa!”.

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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