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di Giovanni Macrì

Era il 10 giugno 1981 quando l’Italia intera si fermò, incollata alla televisione, per assistere al tentativo di salvataggio del piccolo Alfredino Rampi caduto in un pozzo a Vermicino (Rm) da cui nessuno riuscì a tirarlo fuori vivo.

Per più di 48 ore, dal 10 giugno 1981, giorno dell'incidente, tutti gli italiani seguirono con apprensione i tanti tentativi messi in campo per salvarlo. Dopo più di 48 ore di agonia e di inutili tentativi di salvataggio… la tragica notizia della morte del piccolo Alfredino.

Il bambino morì dentro il pozzo a una profondità di circa 60 metri all'alba del 13 giugno.

Anche l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, volle essere sul luogo della disgrazia a portare il suo augurio e il suo conforto.

La sua morte non fu però vana… infatti, la mancanza di organizzazione e di coordinamento dei soccorsi, come accadde in quell’occasione, dove tutto fu quasi improvvisato, fecero capire che necessitava la costituzione di una nuova struttura organizzativa per poter gestire le situazioni di emergenza. Negli anni successivi nacque così il “Dipartimento della protezione civile”, all'epoca ancora solo sulla carta.

Solo un paio di giorni addietro, a Roma, frutto del grande spirito di solidarietà e generosità che contraddistingue i romani, per omaggiare la sua memoria è stato inaugurato, sulla facciata d’un palazzo di via Rocco Cesinale, nel quartiere della Garbatella, un grandissimo e stupendo murale che racconta il suo sorriso e l'impegno che è nato nel suo nome, realizzato da Anna Maria Tierno.

Oggi, lo scempio!

Ignoti hanno, infatti, vergognosamente imbrattato la lapide del piccolo divenuto il simbolo di una tragedia nazionale e simbolo di un Italia più sicura e serena a misura di bambino.

La tomba che si trova al padiglione 85 del Verano, dove è sepolto anche il fratello minore Riccardo, morto di infarto 7 anni fa, e la nonna paterna del piccolo Alfredino, è stata, in maniera oscena e oltraggiosa, profanata e impiastricciata con ingiurie e 11 svastiche con un pennarello nero

La signora che ha denunciato l'atto vandalico ha dichiarato:Quando ho visto la lapide imbrattata, ho sentito un colpo allo stomaco!".

Mentre il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in un tweet scrive: "Un colpo al cuore la profanazione della tomba di Alfredino Rampi. Gli autori di questo scempio devono vergognarsi e spero vengano individuati presto".

Anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, scrive: “È inaccettabile la vigliacca profanazione della lapide del piccolo Alfredino Rampi imbrattata con 11 svastiche. Faremo ripulire subito questo scempio.  Alfredino resta nei nostri cuori e Roma gli ha appena dedicato questo bel murale a Garbatella. Questi barbari si vergognino".

"Voglio esprime la più ferma condanna alla vile profanazione della lapide di Alfredino Rampi. Una notizia che mai avremmo voluto leggere e che indigna profondamente. Mi auguro che al più presto i colpevoli vengano individuati dalle forze dell'ordine" – è il pensiero dell'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato.

Il Centro Alfredo Rampi esprime "incredulità e profondo sdegno per la profanazione della tomba di Alfredino e Riccardo Rampi. Vicini a Franca e Nando Rampi, feriti ancora una volta nella loro intimità dalla insensatezza e dalla scempiaggine di questo gesto. Nostro compito è anzitutto tutelare la famiglia Rampi, tutti i volontari e gli amici che si sono sentiti colpiti insieme a loro e, al contempo, la città di Roma e tutti gli italiani che hanno a cuore la storia di Alfredo".

L’Italia tutta si auspica che la magistratura faccia presto luce su questo episodio deprecabile ed estremamente negativo.

Sicuramente, questo, è il gesto di una mente malata, di una persona disturbata che poi, magari, una volta individuata tirerà fuori la consueta scusante che voleva solamente fare una goliardata o che era stanca della solita vita noiosa o chissà quale altra vergognosa e assurda giustificazione.

Tutta la Redazione è vicina alla famiglia Rampi.

(foto web)

 

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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