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di Giovanni Macrì

Ieri pomeriggio, in via Rametta a Catania, dopo un atto criminale, si è realizzato un vero e proprio miracolo.

Infatti, dietro a un muro diroccato, tra mattoni e calcinacci, dalle parti dell'ospedale Ferrarotto del capoluogo etneo, un neonato è stato abbandonato, in una cesta e coperto solo da una copertina ancora sporca di sangue. Una donna passando per caso ha avvertito un leggero pianto. Credendo fosse un animale in difficoltà si è avvicinata. Suo sommo stupore invece si è trovata davanti a qualcosa che non avrebbe mai è poi mai potuto pensare di vedere: un piccolino forse nato da poche ore, con il cordone ombelicale ancora attaccato e chiuso da una molletta dei panni.

Allertato il 112, immediatamente una pattuglia del nucleo Radiomobile si è recata sul posto.

Il vicebrigadiere Giuseppe Bonaventura, uno dei carabinieri di Catania che, ieri pomeriggio, assieme ai colleghi intervenuti in zona, poi intervistato, ha commentato: “Non sono cose che capitano tutti i giorni. Da genitore, ero particolarmente emozionato.”

Prontamente, dopo averlo avvolto in una copertina pulita data da abitanti della zona, hanno atteso l’arrivo di un’ambulanza del 118 che ha provveduto, dopo aver constatato le buone condizioni di salute, a portare il neonato al reparto di Neonatologia dell'“Ospedale Garibaldi Nesima”.

Qui la primaria dell'Unità operativa complessa (Uoc), la dott.ssa Gabriella Tina, dopo ulteriori visite specialistiche ha commentato: “Dalla visita obiettiva, il piccolo non mostra alcun problema: ha un buon peso, si sta alimentando. E anche i primi esami ci dicono che tutto è andato bene. Ovviamente faremo accertamenti più approfonditi. Se non avesse dietro la sua storia personale saremmo portati a pensare che è il neonato di un parto come tanti altri.

Oggi, prosegue: “Sta bene, ha passato una notte tranquilla e si sta alimentando. E noi ce lo stiamo coccolando, e continueremo a farlo fino a quando resterà nel nostro reparto per dargli cure, ma anche affetto. È difficile giudicare, è meglio non farlo, spesso è un atto d'amore verso il proprio figlio e gli altri non riescono a capirlo. Magari la madre ha voluto per il figlio una vita migliore. Non spetta a noi dirlo È vero che oggi è possibile partorire in sicurezza e in assoluto anonimato in ospedale, ma ci sono realtà in questo non conosciuto, oppure c'è paura, magari perché si teme non si venga a sapere lo stesso o per altro. È tutto molto complicato. Quindi meglio non giudicare, riservando tutte le attenzioni possibili al neonato.”

È vero, non tocca a noi giudicare, ma se non fosse passata quella donna da via Rametta, con le piogge serali, magari oggi, Germano, questo è il nome che è stato amorevolmente dato al bimbetto, non sarebbe più con noi. La madre, quando le autorità arriveranno a lei, oggi non sarebbe accusata solo di abbandono di minore (art. 591 del Codice Penale), ma ben più gravemente di… infanticidio.

Perché non affidarlo, in pieno anonimato, in una Chiesa o presso una struttura idonea?

Fino al 1923 esisteva la “ruota degli esposti”. Attraverso uno sportello, era possibile collocare gli esposti, cioè i neonati abbandonati, senza essere visti dall'interno e con la certezza che qualcuno se ne prendesse cura. Da qualche anno in alcune città si è ripreso a metterle in funzione, presso una struttura ospedaliera. Una culla riscaldata che si affaccia all’esterno dell’ospedale dove si può lasciare un neonato, anche qui, senza essere visti. Quindi perché… la strada? Ignoranza, paura, disagio… chissà quali problematiche si dovrebbero star qui ad analizzare. Fatto sta che il piccolo Germano oggi sta bene!

Sono in corso, da parte dei militari, accertamenti per identificare chi lo abbia abbandonato. Si stanno analizzando, infatti, le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona.

Tutta la Redazione augura al piccolo Germano di poter trovare una famiglia che lo possa accudire con Amore.

foto web

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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