di Giovanni Macrì
“Il vino si fa anche con l’uva!” - è un antico detto, tramandato da generazioni. Una leggenda metropolitana che narra la storia di un vecchio proprietario di una grossa cantina, che giacendo sul letto in punto di morte, chiamò i propri figli al suo cospetto. Pronto ad esalare l’ultimo respiro disse loro con voce tremula: “Figli miei, è arrivato il momento di confessarvi un grande segreto. Però vi raccomando di non farlo sapere a nessuno. Dovete sapere che il vino si fa anche con l’uva!”.
Forse ispirandosi a questo detto qualche titolare di cantine tenta di truffare gli ignari consumatori, vendendo al costo di neanche un euro un prodotto che è solo acqua e zucchero, spacciandolo per “vino”.
Uno stabilimento enologico con sede a Monreale (PA), che produceva vino sofisticato, è stato posto sotto sequestro ad opera dei finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, con la collaborazione di funzionari dell’Ispettorato Repressione Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Sono stati sequestrati oltre 3 milioni e 307 mila litri di vino dei quali non è stato possibile tracciarne l’origine e la provenienza, per un valore di più di 5 milioni di euro.
Il titolare della cantina con il concorso di altri 8 soggetti accusati, tra gli altri, dei reati di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, di frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine, aveva posto in essere dei complessi artifizi contabili grazie all’ausilio di altre società consorelle costituite ad hoc e di “cartiere”, annotando fittizie introduzioni di mosti, uve e vini, con lo scopo di creare un presupposto di apparente legalità ai prodotti vitivinicoli. Prodotti poi, commercializzati con false denominazioni di origine e indicazioni geografiche siciliane, ottenuti mediante l’utilizzo fraudolento di zucchero, miscelato con l’acqua. Le partite di zucchero di barbabietola e zucchero di canna, acquistate in nero, provenivano da un’azienda di Palermo. Una volta giunte allo stabilimento, veniva effettuata la miscelazione con acqua, ottenendo così un composto liquido strumentale alla preparazione di falsi vini e mosti. Quindi una volta realizzato il cosiddetto “vino”, questo era destinato alla commercializzazione presso attività di ristorazione e privati su tutto il territorio nazionale.
Grazie alle videoriprese presso lo stabilimento enologico effettuate dalle Fiamme Gialle e all’analisi documentale, svolta insieme ai funzionari dell’Ispettorato Repressione Frodi per gli aspetti di specifica competenza, è stato possibile accertare che, tra il 2020 e il 2021, sono stati venduti oltre 4 milioni di litri di prodotto vinoso su tutto il territorio nazionale.
Sicuramente un’ulteriore operazione importante e soprattutto capillare, che ha fatto emergere, attraverso l’intesa collaborazione tra Procura, ICQRF e Guardia di Finanza, Comando Provinciale di Palermo, un vero e proprio sistema economico e produttivo basato sulla contraffazione, sulla frode e sulla concorrenza sleale a danno delle indicazioni geografiche, delle sane e oneste imprese e degli ignari consumatori.
Già nel 2020, a Partinico(PA), erano state poste sotto sequestro, ad opera dei finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, sempre con la collaborazione di funzionari dell’ICQRF, 4 imprese vitivinicole che tra il 2018 e il 2020 avevano messo in commercio oltre 90 mila ettolitri di vino smerciandoli a cantine vitivinicole e acetifici dislocati su tutto il territorio nazionale, risultati estranei alla frode agro-alimentare.
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