di Giovanni Macrì
Dopo ore di appostamento e di filmati… un irruzione repentina della polizia di Stato, sabato sera intorno alle ore 20:00, in un’area di contrada Graziano a Canicattì (AG), che ha consentito di interrompere un combattimento illegale di cani. Un blitz fulmineo effettuato da una trentina tra uomini del commissariato di Canicattì, i colleghi della Squadra mobile di Agrigento e del nucleo anticrimine di Palermo, supportati anche da un elicottero della polizia, il reparto Volo di Palermo, che ha filmato non soltanto il momento dell’irruzione, ma anche uno dei combattimenti fra pit-bull. Bliz fulmineo che non ha consentito ad alcuno dei presenti la benché minima possibilità di fuga.
L’operazione, denominata “Dog Fight” ha portato al sequestro di 5.800 euro in contanti, ritenuto il provento della raccolta delle scommesse il cui prezzo minimo era di 50euro, e alla denuncia di 25 persone, tra cui due minorenni, per partecipazione e scommesse illegali legate ai combattimenti clandestini tra cani (concorso di reato previsto dall'art. 4 della legge 401/98). Alle stesse è stato anche contestato il reato di esercizio arbitrario dell’attività veterinaria.
Gli animali sono stati affidati al servizio veterinario dell’Asp per la custodia e le cure delle ferite riportate nei combattimenti. Uno dei sei pit-bull era gravemente ferito.
Tutte queste persone erano andate sul posto sapendo che uno o tutti e sei i cani sarebbero morti, quindi erano attrezzatissimi per qualsiasi tipo di evento, anche per la soppressione e ognuno era libero di scommettere la cifra che voleva.
Sono stati trovati nel corso della perquisizione dei locali anche siringhe e farmaci per la soppressione dei cani, pronti al combattimento e le cartucce di una pistola semiautomatica.
I cani che escono da quei ring improvvisati, vengono fuori dilaniati o gravemente feriti, o addirittura non ne escono perché vittime sul campo. Spesso i perdenti vengono abbandonati morenti nelle campagne o uccisi per mano dell’uomo perché ormai inutili.
Organizzava tali incontri, così come è emerso dall’inchiesta portata avanti dai poliziotti e dal Pm Cecilia Baravelli, un 35enne di Canicattì, già noto alle forze dell’ordine.
A mettere i poliziotti sulle tracce dell’organizzazione e soprattutto sull’evento di sabato sera molto probabilmente un confidente.
Venivano anche dalla Puglia, dalla provincia di BAT (Barletta-Andria-Trani), in una sorta di sodalizio tra provincie, per assistere, scommettere e far “gareggiare” le proprie bestie “guerriere” come facevano fare gli antichi romani ai loro schiavi-gladiatori nell’arena.
Il tutto era filmato dagli stessi proprietari dei cani per essere poi posto in rete per promuovere tra gli scommettitori e pubblicizzare questo o quell’altro pit-bull più aggressivo.
Nella conferenza stampa tenuta in Questura, il dirigente Francesco Sammartino, capo del Commissariato di Canicattì, ha dichiarato: “Quando abbiamo bloccato le 25 persone, due delle quali minorenni, i cani continuavano a lottare fra di loro e non è stato semplice riuscire a staccarli. Uno dei due cani era gravemente ferito. Erano previsti tre incontri e non potevamo permettere che questi cani si facessero ancora del male o morissero!”- seguitando - “Abbiamo dimostrato alla criminalità organizzata che lo Stato è presente. I miei uomini hanno monitorato ogni movimento, sono poliziotti con la P maiuscola che hanno rischiato grosso, ma che non si sono tirati indietro nel fare l’irruzione”.
L’operazione “Dog Fight” è un’ulteriore conferma che i combattimenti tra cani rappresentano ancora una realtà criminale diffusa e preoccupante. Una criminalità, quella dei combattimenti, aggressiva, violenta e pericolosa. Un fenomeno complesso, che vede, purtroppo, coinvolti anche minorenni, e che necessita di un’attenta analisi e di un’efficace azione di contrasto.
foto web