di Giovanni Macrì
Nella notte la centrale nucleare di Zaporizhzhia, sita nei pressi della città di Enerhodar, tra l’altro la più grande di tutta l’Europa, che genera all'incirca la metà dell'elettricità prodotta da Kiev da fonte nucleare e oltre un quinto dell'elettricità totale che produce l'Ucraina, è stata oggetto dei bombardamenti dell’attacco sconsiderato del folle “zar” Putin.
Si tratta di una centrale di quarta generazione e nello stabilimento ci sono sei dei 15 reattori in funzione nel territorio ucraino.
Se fosse esplosa sarebbe stato peggio del disastro di Chernobyl!
Almeno 10 volte peggiore!
Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), subito dopo l’attacco: “Non c'è stato rilascio di materiale radioattivo! Tutti e sei i sistemi di sicurezza non sono stati colpiti!” - proseguendo - “Di tutte le unità, una sola sta operando al 60% delle sue capacità!".
Addirittura i soldati russi, nell’immediatezza, impedivano ai pompieri ucraini di spegnere le fiamme ostacolandone, per ore, l’ingresso nel perimetro.
L’impianto è stato poi occupato dalle forze russe.
Fortunatamente le bombe hanno colpito un edificio amministrativo dello stabilimento, un laboratorio di ricerca e l’unità 1, che al momento non è in funzione. Tuttavia, fanno sapere fonti ucraine, conterrebbe un importante quantità di materiale radioattivo.
Petro Kotin, capo di Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari sul territorio, ha affermato che le forze russe "sono entrate nell’area della centrale nucleare, hanno preso il controllo del personale e la gestione dell'impianto. Al personale è stato dato il permesso di entrare nella centrale per lavorare, però sotto la minaccia delle armi!”
Non si tratta più di velate minacce!
Ora si fa veramente sul serio!
Le intimidazioni dell’uso del nucleare da parte dei russi, probabilmente una strategia per alzare la posta in gioco nella guerra psicologica in atto per ottenere condizioni più favorevoli in un’auspicata risoluzione diplomatica del conflitto, stavano per concretizzarsi e così sconvolgere l’intera Europa… e anche la stessa Russia.
Se l’attacco fosse stato meno preciso forse oggi non saremmo a scrivere della guerra in Ucraina.
La distruzione di queste centrali che potrebbe risultare strategica, come cita un comunicato dei servizi segreti estoni, “per interferire con il comando, il recupero e l’approvvigionamento delle forze armate ucraine e per neutralizzare il sistema energetico dell’Ucraina”, porterebbe inevitabilmente a un disastro cui non vorremmo assistere.
Ed è proprio il retro della medaglia che ci fa terrore… un attacco di tipo così devastante comporterebbe conseguenze anche sui Paesi confinati con l’Ucraina, Russia inclusa, proprio a causa della mobilità della radioattività contenuta nei reattori che, una volta dismessa nell’ambiente, è soggetta alla direzione dei venti, sottratta a qualunque intervento umano.
Siamo nelle mani di un “pazzo”!
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un nuovo videomessaggio diffuso tramite Telegram ha affermato: “Le città ucraine non vedevano una simile crudeltà contro il nostro Paese dall’occupazione nazista!”. Accusando inoltre Mosca di ricorrere al "terrore nucleare" e di voler "ripetere" il disastro di Chernobyl”.
Il segretario generale, Jens Stoltenberg, al termine del Consiglio Nato sulla guerra in Ucraina ha dichiarato: "È probabile che i giorni a venire siano peggiori, con più morti, più sofferenza e più distruzione!”.
Crimini di guerra inaccettabili, ma cui al momento si può rispondere solo con le sanzioni, più o meno esasperate, e sperare nella diplomazia e soprattutto nell’aiuto di Dio!
(foto web)