di Giovanni Macrì
Dalle prime luci dell’alba di oggi, in Sicilia e Calabria, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina stanno dando esecuzione a varie ordinanze di custodia cautelare, 53 in carcere, 28 agli arresti domiciliari, mentre 5 indagati con l’obbligo di dimora, emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia.
Nei confronti delle 86 persone si sono potuti riscontrare gravi indizi di colpevolezza in ordine, a vario titolo, ai delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante del metodo mafioso.
Le indagini che hanno avuto inizio nel 2018 e sono state condotte fino a oggi, sono state finalizzate a smantellare la famiglia mafiosa "dei barcellonesi", clan storicamente radicato nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) e capace di esercitare un costante tentativo di infiltrazione in attività sia nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli (attraverso l’acquisizione di imprese intestate poi in maniera fittizia a prestanomi o obbligandone di accettare, con metodo mafioso, la fornitura dei prodotti), sia nella conduzione del business dei locali notturni e ricreativi del litorale tirrenico milazzese. Il clan imponeva, infatti, ai titolari delle discoteche, con uso della violenza e le intimidazioni, i servizi di sicurezza e interveniva per condizionare gli stessi nella gestione delle loro attività. L’inchiesta ha confermato, inoltre, quanto sia ancora forte la pressione del racket su imprenditori e commercianti e l’interesse della cosca per lo storico business della droga.